Non avrei mai pensato, pubblicando il saggio”Fenoglio verso il 25 aprile”, di provocare e  raccogliere tante conferme ed integrazioni alla puntigliosa ricerca già effettuata.  In più circostanze, durante le varie presentazioni del libro, ho incontrato testimonianze  dirette, narrazioni di fatti e protagonisti che hanno confermato il narrato di Fenoglio fra le  colline del Monferrato.  Mi soffermo sulla battaglia fra nazi-fascisti e partigiani avvenuta a Montemagno il 19 aprile  1945, alla vigilia della Liberazione.  In Ur Partigiano Johnny, vi sono pagine dettagliate e bellissime sullo scontro; Fenoglio vi  partecipò, Johnny nel romanzo è coprotagonista con il Tek Tek e la sua formazione  autonoma, con vari partigiani della Garibaldi di zona.  Fenoglio narra come Johnny osserva e poi si intrattiene con alcune ragazze ospiti del  castello di Montemagno, le vede giocare a pallacanestro. Alcuni critici, da sempre hanno  qualificato come un’invenzione letteraria questa presenza di ragazze che giocano a  pallacanestro, durante la fase resistenziale.  Lorenzo Mondo, invece, ha da subito ricordato questo dettaglio; Mondo era sfollato a  Viarigi-Refrancore e bene rammenta come nel castello dei Conti Calvi di Bergolo vi  fossero rifugiate molte ragazze di Torino, giunte per evitare i vari bombardamenti nella  città.  A Montemagno, nella sera del 24 ottobre 2015, presentando il libro per iniziativa del  Comune, fra il pubblico si alzò una signora distinta ed ormai più che ottantenne: “… io  sono una di quelle ragazze che giocava a pallacanestro e che incontrò i partigiani proprio  alla vigilia dello scontro…eravamo ospiti delle suore… frequentavamo le scuole nel castello  e per qualche ora giocavamo a pallacanestro”.  A questa prima testimonianza, se ne aggiunge ora una seconda, più precisa e  circostanziata.  E’ quella di Silvana Repayre, nata a Torino nel settembre del 1929, ora residente a  Montemagno, dopo decenni vissuti a Buenos Aires (dal 1949 al 1982). Mi riceve nella sua  casa, nel centro del paese monferrino.  Nel periodo ’43-’45 era sfollata a Montemagno, presso i nonni materni.  “Ricordo benissimo – ci dice – Frequentavo le scuole nel castello, le suore missionarie  della Consolata gestivano la scuola; ci lasciavano solo alcune ore per il gioco della  pallacanestro…ricordo il cortile che utilizzavamo. Era un periodo molto teso e incerto…ma  per noi il castello era una sicurezza. Ricordo molte cose dello scontro del 19 aprile; la  gente nel paese era chiusa in casa, tedeschi e fascisti attaccarono con fucili e mitraglie,  più volte nella giornata; i nostri partigiani resistettero. Nella battaglia, perse la vita il  partigiano Falco; era nostro amico di famiglia e risiedeva a Torino accanto alla nostra  abitazione; giunse a Montemagno da Torino e si inserì nella Resistenza. Vidi il suo volto  distrutto dalla mitragliata, gli occhi staccati dal cranio, sangue e materia grigia sparsa. Era  una persona stimata da tutti. Anche un secondo partigiano venne gravemente ferito”.  Fenoglio narra l’episodio in Ur Partigiano Johnny; Mondo lo ricorda, perchè vide alcuni  ciuffi di capelli di Falco sulla corteggia dell’olmo, nella fila dopo la merlatura del castello.  Il partigiano Falco era Valentino Bonato, nato il 14 febbraio 1914 a Valstagna di Vicenza, a  pochi chilometri da Bassano del Grappa; era immigrato a Torino per lavoro.  La signora Silvana e la figlia Marina (collaboratrice nella raccolta di memorie e documenti)  ci producono un ritratto a colori del partigiano Falco, appartenente all’8° brigata Garibaldi;  lo custodiscono con affetto, perchè era molto caro a papà Pietro.  I ricordi si ampliano. Silvana rievoca, a contorno ed in dettaglio, come papà Pietro  Repayre (nato a Torino nel 1900) intervenne efficacemente per ottenere dai tedeschi il  rilascio di una decina di ostaggi catturati per rappresaglia dopo l’uccisione di un tedesco,  rinchiusi poi nell’oratorio; conosceva la lingua tedesca, dopo aver lavorato per anni in  Germania; ricorda come si prodigò, con il parroco don Patrucco Alfonso, per garantire la  pace in paese.  Ricorda la figura del Tek Tek, capo partigiano e protagonista nelle pagine di Fenoglio;  ricorda la presenza a Montemagno di varie formazioni partigiane, con diverse ispirazioni e  tutte alleate contro i tedeschi-fascisti; ricorda bene lo sconcerto per l’uccisione dell’ex  podestà Ferraro Lorenzo, della moglie Nella Lolini Ferraro, ad opera di un drappello  sconsiderato di partigiani. Il Ferraro rimase esposto in piazza, la moglie uccisa a bordo  strada in un canneto.  Per Silvana Repayre si alternano ricordi ed immagini, fra le colline amate del Monferrato e  le vicende crude che connotarono quei mesi.  Un pezzo di storia personale che riemerge, dopo decenni di silenzio. L’opera di Fenoglio,  le pagine bellissime della sua narrazione hanno questo pregio: dal vissuto di molti,  giungono ad alta letteratura.  Una Resistenza senza retorica e tesi preconcette, un racconto costruito sulla verità dei  fatti, con l’etica del vero antifascista e scrittore. Sergio Favretto  Nuova imgmagine (11) Nuova immagine (15)               Nella prima foto, il partigiano Falco, Valentino Bombato, ucciso dai nazi-fascisti il 19 aprile  45; nella seconda, la signora Silvana Repayre Talin, testimone oculare dei fatti di  Montemagno.