FESTIVAL DELLE SAGRE«Nonostante l’agriturismo sia in pieno sviluppo, sia pure nel bel mezzo di una delle più drammatiche crisi economiche della storia d’Italia, enti e istituzioni che dovrebbero promuovere un settore strategico per l’Astigiano, lo ignorano». È il commento di Massimo Macchia, presidente di Agriturist Asti, l’associazione, che fa capo a Confagricoltura e raggruppa le strutture agrituristiche dell’Astigiano. Macchia lamenta la distrazione cronica delle istituzioni quando si tratta di agriturismo e fa un esempio, la versione invernale del Festival delle Sagre, la kermesse enogastronomica che ogni anno, in settembre, viene allestita in piazza Campo del Palio ad Asti con la partecipazione di decine di Pro loco che distribuiscono piatti tipici a prezzi politici, in corso all’Enofila di Asti. «Come l’anno scorso – spiega – la rassegna è stata avviata con una formula analoga a quella settembrina: piatti tipici a prezzi contenuti. Ovviamente sta avendo grande successo. Ora, al di là della concorrenza a ristoranti e agriturismo, il Festival delle Sagre in versione invernale rappresenta una valorizzazione territoriale, attraverso il volontariato delle Pro loco. Di contro, però, dalle istituzioni non arrivano progetti simili che coinvolgano in prima persona il mondo professionistico dell’accoglienza – agriturismo e ristorazione – che poi è quello che genera reddito e occupazione. E il tutto appare come una scelta discriminante nei confronti di una categoria che ha dato e continua a dare molto all’economia e al tessuto sociale astigiano. Mi auguro – conclude il presidente astigiano di Agriturist – che in futuro si pensi a coinvolgere fattivamente gli agriturismi del territorio in progetti e iniziative che portino turisti veri e non soltanto commensali attirati da pranzi e cene low cost, e che non sempre rispecchiano la qualità e la tipicità vera del nostro territorio. Pensare di diventare come territorio patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco senza coinvolgere e valorizzare le professionalità è una strada a dir poco originale».