Cardinal Massaia ospedale 1Mancava ancora una voce, tra le più autorevoli in materia, per concludere il primo atto di una storia che si annuncia tutt’altro che finita e vede protagonista l’ospedale di Asti. E’ quella dell’Ordine dei Medici di Asti che attraverso il neo presidente Claudio Lucia (affiancato per l’occasione dalla vice presidente e primario di Dietologia al Cardinal Massaia, la dottoressa Maria Luisa Amerio) ha voluto riferire agli organi di stampa le forti preoccupazioni che ancora insistono sulla delibera regionale in materia di riorganizzazione della rete ospedaliera piemontese. Nonostante gli aggiustamenti rispetto alla prima stesura, che hanno “riportato” ad Asti cinque strutture complesse destinate a migrare ad Alessandria e cinque reparti senza primariato ma con i servizi essenziali, Lucia ha riferito che l’Ordine dei Medici può dirsi solo “parzialmente soddisfatto” restando perplessità sul futuro di alcune unità operative che verrebbero soppresse. Il presidente non sottovaluta quindi i “passi avanti rispetto alla prima indicazione dell’Assessore Saitta” ma non dimentica le criticità: “Dermatologia, Dietologia e Maxillofacciale scomparirebbero dal quadrante Sud, privando di attività professionalizzanti una popolazione di oltre 600 mila abitanti, considerando il comprensorio delle due province vicine di Asti e Alessandria”. Una situazione intollerabile poiché alle spalle del freddo acronimo S.O.C. (Struttura Operativa Complessa) si ramifica una rete specialistica costituita da personale con pluriennale esperienza in ambito clinico, un aspetto che ben conosce la dottoressa Amerio essendo – come accennato – primario al Cardinal Massaia. “Spesso si pensa che il reparto di Dietologia si occupi solo di diete – ha precisato – mentre invece sono anche trattati diversi casi di pazienti nutriti artificialmente a seguito di patologie tumorali, ictus, SLA e morbo di Parkinson”. La soppressione di Dietologia appare ancor di più un abbaglio se si pensa che la nutrizione enterale (il cibo viene somministrato attraverso una sonda inserita nello stomaco per i pazienti impossibilitati a nutrirsi per via orale) è uno dei campi in cui il Piemonte vanta una posizione di assoluta avanguardia in ambito nazionale. Altro aspetto di non secondaria importanza è la riduzione dei posti letto: per effetto della riforma Asti dovrà rinunciare a 30 postazioni (erano 50 nella prima bozza di novembre) nonostante si ponga, ha spiegato Lucia, “in una condizione favorevole come rapporto tra numero di posti letto e popolazione, al di sotto della media nazionale. In tal senso la scomparsa di una Medicina di 42 posti letto e di una lungodegenza di 38 posti letto creerebbe un sovraccarico sull’attività di emergenza con conseguente difficoltà nei ricoveri”, anche perché la nostra provincia presenta un elevato tasso di ultra settantenni. I dubbi non si placano nemmeno sui reparti di Psichiatria (“Rimarrebbe senza posti letto? Verrebbe fagocitata dal Territorio”, si chiede il presidente), Pneumologia (“Le broncoscopie d’urgenza, la gestione dei ventilatori domiciliari e tutta la mole di lavoro che fine faranno?”) e Diabetologia, che se venisse accorpata creerebbe difficoltà alle migliaia di pazienti che usufruiscono del servizio. Sebbene la nostra regione abbia accumulato in ambito sanitario un debito di 2,2 miliardi di euro verso i propri fornitori, che equivalgono a 510 euro per ogni residente (dati Cgia di Mestre), in materia si può parlare di razionalizzazione ma non di risparmio. Su questo punto Lucia è categorico e rinnova la speranza che il costruendo ospedale della Valle Belbo venga ultimato, così come confermato dall’assessore Saitta. Asti dovrebbe inoltre dotarsi di una struttura come l’Hospice, “ormai fondamentale per l’ottimale gestione dei pazienti “fine vita” con alleggerimento dei ricoveri ordinari” e dalla Regione dovrebbe partire l’input per potenziare l’assistenza territoriale seguendo l’esempio dell’Emilia Romagna e la Toscana: gli investimenti alleggerirebbero il 30% dei ricoveri ospedalieri e porterebbero a un sostanziale disavanzo della spesa sanitaria. Lucia ha tra gli obiettivi del suo mandato triennale quello di avvicinare l’Ordine ai cittadini e in ottica di risparmio potenziare la figura del medico di famiglia, sempre più tassello fondamentale tra l’ospedale e il territorio. Ovviamente resta il problema della cronica carenza di personale e per fronteggiare la richiesta, ha concluso, è necessario che si sblocchi il turn-over e si proceda con nuove assunzioni.   Fabio Ruffinengo