Puntuali sulla tabella di marcia, passate appena le 10 di sera di lunedì 18 marzo, due pullman Asp carichi di 100 astigiani un po’ da tutta provincia (Asti, Portacomaro Stazione, Moncalvo, Boglietto di Costigliole, San Martino Alfieri, Castagnole Lanze, San Paolo Solbrito, Dusino San Michele, Villanova e Valfenera), sono partiti alla volta della capitale per incontrare il nuovo Vescovo di Roma, eletto successore di Pietro mercoledì scorso, dopo un Conclave fulmineo. Il viaggio degli astigiani durerà 7 ore circa (devono raggiungere Piazza San Pietro poco dopo l’alba, perché i cancelli saranno aperti al milione di pellegrini giunti da tutto il mondo alle 7 del mattino di martedì 19 marzo) e sarà una «toccata e fuga»: terminata la Messa che ufficializza l’inizio del pontificato, alla presenza dei capi di stato, faranno ritorno a casa nella notte di martedì stesso. Cosa spinge un gruppo così numeroso ad affrontare un viaggio così faticoso? La parola giusta è «incontro»: i pellegrini astigiani desiderano incontrare un Papa che sentono loro. Per due motivi principali. Francesco è un Papa latino-americano, ma originario di Portacomaro d’Asti (suo papà, Mario Bergoglio, ragioniere impiegato nelle ferrovie, emigrò in Argentina nel 1929, in segno di avversione al fascismo). Lo stile immediato ed il messaggio «nuovo» adottati dal pontefice. La sua prima parola, dalla Loggia, è stata: «Buonasera». Poi, durante l’incontro con i giornalisti, ha esclamato: «Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri». Al suo primo Angelus di «Dio misericordioso», che non si stanca mai di perdonare gli uomini per i loro infiniti peccati. Uno stile francescano (amore per i poveri, la Pace e la custodia del creato), ma anche sulle orme del santo Curato d’Ars: un Vescovo «parroco» che va incontro ai suoi parrocchiani, salutandoli ad uno ad uno sul sagrato della chiesa. A guidare i pellegrini astigiani in questo viaggio incontro a Francesco, quattro sacerdoti: Padre Francesco Sales, parroco di Portacomaro Stazione e cappellano del carcere di Asti; Padre Raffaele Cletus, parroco di Cossombrato (Padri Missionari dell’Ircarnazione); Don Oreste Vercelli, parroco di San Paolo e responsabile dei pellegrinaggi della Diocesi; Don Luigino Trinchero, parroco di San Paolo Solbrito. Tra alcune ore giungeremo a Roma per incontrare Francesco, e attraverso lui Gesù; perché – come ha spiegato il Papa stesso – «Cristo é il centro di tutto». Stefano Masino