buonincontiSi è conclusa da pochi minuti la terza udienza a carico di Michele Buoninconti il vigile del fuoco accusato di aver ucciso la moglie Elena Ceste e di averne occultato il corpo. Un’udienza fiume, cominciata poco dopo le 9 con l’intervento in aula del pubblico ministero Laura Deodato che dopo quattro ore ha formulato la sua richiesta di pena. Il massimo consentito nel rito abbreviato: 30 anni. Il pm ha puntato anche sulla premeditazione dell’omicidio basandosi sulla tempistica, sulle modalità e sui comportamenti assunti da Buoninconti la mattina del 24 gennaio 2014, giorno in cui denunciò la scomparsa della moglie (morta quella stessa mattina) e il cui corpo venne trovato poi a ottobre nel rio Mersa, a meno di un chilometro dalla villetta di Motta di Costigliole dove i coniugi vivevano assieme ai quattro figli. Per la Deodato il Tribunale della Libertà a cui avevano fato ricorso per la scarcerazione gli allora difensori dell’imputato aveva commesso un grave errore escludendo dai capi d’imputazione la premeditazione. Poco dopo le 14.30, dopo una breve pausa, si è tornati in aula, nel palazzo di giustizia di Asti, con l’intervento delle parti civili. L’associazione Penelope, che si occupa delle famiglie di scomparsi, si è rimessa alle decisioni del giudice Roberto Amerio, mentre i legali Carlo Tabbia e Deborah Abate Zaro, che tutelano gli interessi dei genitori di Elena, del cognato Danilo Pacelli e della sorella Daniela, hanno fatto una richiesta di risarcimento danni molto ingente. Parliamo di quasi 3 milioni di euro (con una provvisionale di 700 mila euro), 400 mila per ognuno dei quattro figli (attualmente affidati ai nonni materni) 450 mila euro a testa per madre e padre, 250 mila per la sorella e 170 mila per il cognato. Buoninconti, assistito dai nuovi avvocati Giuseppe Marazzita e Enrico Scolari, è arrivato in tribunale scortato dalla polizia penitenziaria che lo ha prelevato dal carcere di Verbania dove è detenuto da qualche mese. Cardigan grigio, camicia, pantaloni scuri, capelli lunghi e in ottima forma fisica, Michele appena entrato in aula avrebbe mandato un bacio verso la suocera, presente in aula assieme al marito e al cognato. “Buoninconti è certo di ciò che è accaduto e di ciò che non è accaduto – ha commentato l’avvocato Marazzita -. E’ convinto che si possa dimostrare la sua innocenza”. Di diverso avviso la parte civile. “L’impianto accusatorio ricostruito in aula dal pm Deodato va al di là di ogni ragionevole dubbio – hanno commentato gli avvocati Tabbia e Abate Zaro -. Altre ipotesi rispetto a quella dell’omicidio premeditato e dell’occultamento di cadavere sono risultate impossibili”. Movente per il pm e la parte civile sarebbe stata proprio la perdita del controllo che Michele Buoninconti avrebbe esercitato sulla moglie Elena Ceste. La difesa invece ha annunciato che nella prossima udienza a lei dedicata e che si svolgerà il 7 ottobre, si concentrerà sulle celle telefoniche, sulle tracce di fango e soprattutto sull’aspetto psicotico che avrebbe caratterizzato la Ceste negli ultimi giorni. Il 4 novembre si arriverà a sentenza. St.P. (foto di Roberto Signorini)