La politica può ridisegnare i confini ma non l’identità di una comunità, che affonda le radici nel proprio territorio e si riconosce nelle eccellenze che ne caratterizzano l’unicità. Confagricoltura Asti, con il convegno “Politica e territorio: una realtà che cambia”, ha incontrato i propri quadri amministrativi. Il messaggio di Confagricoltura Asti è riassunto nelle parole del suo direttore Francesco Giaquinta: “Lasciateci fare quello che abbiamo sempre fatto, ossia il meglio. Asti produce eccellenze e noi crediamo nel nostro territorio. Non lasciamo che venga penalizzato nei servizi essenziali”. Il rimescolamento dei poteri impone una riflessione anche sull’azione delle organizzazioni agricole: “Non dobbiamo arroccarci su quanto di buono è stato fatto – ha indicato Massimo Forno, presidente di Confagricoltura Asti – questa è l’occasione per ampliare la rappresentatività di voci e proposte sulla base di una solida unione di soggetti. Il sistema è destinato a cambiare e i corpi intermedi sono chiamati a ricoprirne un ruolo da protagonisti, basando i propri programmi su passione e competenza”. Caratteristiche che devono animare l’operato di amministratori locali e rappresentanti delle commissioni agricole, interessati – a vario titolo – da importanti responsabilità che talvolta esulano dagli specifici ambiti di competenza. E’ il caso della responsabilità erariale: “Nel 1993 – ha chiarito l’avvocato Silvio Penno – il legislatore ha distinto le attività di programmazione politica da quelle di gestione dirigenziale ma la realtà è notevolmente diversa. La politica spesso sostituisce i funzionari o partecipa nella formazione di un atto e quindi il processo di separazione non si può ancora definire del tutto realizzato”. Il rischio che il riordino delle funzioni amministrative possa depauperare l’Astigiano è concreto: “Ora si parla di aree vaste – ha spiegato il sindaco di Montiglio Monferrato, Dimitri Tasso – ma è un termine troppo vago, il timore è che non vi sarà una chiara definizione delle competenze. Per anni ci siamo sentiti ripetere che l’ente provinciale era una spreco da tagliare e forse solo oggi ci rendiamo conto, invece, della sua importanza e che la caccia agli sprechi andava fatta in altri settori”. Il mondo è sempre più “glocalizzato” e il profilo dei corpi intermedi deve essere ridisegnato. Come? Il direttore generale di Confagricoltura Luigi Mastrobuono ha dettato il percorso: “I corpi intermedi devono assumere un nuovo ruolo e porsi da garanti dell’etica in ambito professionale, assicurando una maggiore attenzione alle esigenze del mondo rurale e facendosi portatori di ragioni di sviluppo per le imprese. La nostra azione deve basarsi sull’ascolto, l’informazione e la capacità di controllo, senza mettere in secondo piano l’ausilio che le moderne tecnologie ci offrono nella risoluzione dei problemi. E’ una sfida complessa ma essenziale per costruire il futuro dell’agricoltura”.