marcia paceGrande partecipazione astigiana alla marcia per la pace Perugia-Assisi che si è svolta domenica 19 ottobre. Al termine della manifestazione, svoltasi nella grande spianata della Rocca sopra Assisi, è stato il momento del bilancio: sfiorate le 100 mila persone che per l’intera giornata, sotto un sole “implacabile”, hanno camminato per il bene più grande, significato dallo slogan di convocazione “100 anni di guerra bastano”. Tutta da raccontare questa Marcia giunta alla ventesima edizione, un passo dopo l’altro,  guadagnata con l’energia degli uomini e delle donne comuni e i tratti dell’impegno e dell’emozione, tenendo ben fisso lo sguardo sul mappamondo, idealmente fissato su un trattore accanto al palco di fronte alla grande pianura umbra. C’erano gli astigiani, arrivati presto, il tempo di un ristoro e la foto col gonfalone della città (si saprà poi che erano 520 le località grandi e piccole partecipanti con oltre 250 amministratori presenti) poi l’immersione nella folla stipata alla Porta della città, dov’era l’antico forte da cui i perugini “fronteggiavano” il nemico, e ieri una grande immagine di Gandhi raccomandava quale era la via. Alle 9.20  Il vociare si è fatto muto per lasciare lo spazio all’amplificazione dei cento colpi di pistola, uno per ogni anno da quel 1914, solcati dall’intervento di Flavio Lotti, fra gli organizzatori, che a nome di tutti ha chiesto scusa “Ai bambini che non siamo riusciti a salvare, per i 200.000 morti in Siria, per i 2800 morti per Ebola, i 4400 affogati nel Mediterraneo, a coloro che non potranno essere salvati con l’operazione “Mare nostrum” che è stata chiusa, noi cominciamo chiedendo scusa, chiedendo scusa…” Poi Pierpaolo, “il sindaco” del consiglio dei ragazzi di Varano (Parma), una delle 39 realtà che hanno già marciato localmente (ad Asti lo scorso 4 ottobre) ha dato un segnale preciso “È stato chiesto se la pace è obbligatoria, no non lo è, ma alla pace bisogna arrendersi, quindi arrendetevi, alzate tutti le mani e partiamo”. E così è stato. Un corteo enorme, 53 anni dopo la prima marcia voluta da un composito gruppo di pensatori antifascisti, ha preso le  mosse giù per la discesa di via Bonfigli, attraversando Ponte San Giovanni, Ospedalicchio, Bastia Umbra, Santa Maria degli Angeli. “Tra i partecipanti c’è gente di ogni condizione sociale, vi sono nomi illustri e oscuri, lo scrittore famoso accanto allo studente romano, famiglie venute al completo con la borsa della  merenda”. Era la cronaca di allora, con una partecipazione eccezionale che sorprese un po’ tutti, e che si è ripetuta ai giorni nostri. Con la disponibilità di tanti, come di Eraldo che abitando in una villetta sul percorso ha offerto acqua potabile, graditissima, i banchetti di vivande a offerta, o di sensibilizzazione come quello della signora Eliana con giochi e monili improvvisati. Un popolo con le “sue” canzoni, le trecce, i rasta e gli zainetti, leggins e cappelli, magliette e molte bandiere arcobaleno, unla lunghissima che ha aperto il corteo, e una dello stato di Palestina lunga ben 50 metri e larga 6. Pochi striscioni, bastevoli, tutti essenziali. Tutto a ridire la tagliente attualità di quel che proclamò allora il fondatore Aldo Capitini “La pace è troppo importante perché possa essere lasciata nelle mani dei soli governanti”. Evento nell’evento l’appassionato incontro tra il sindaco di Messina Renato Accorinti, noto per le sue prese di posizione non violente, e l’Assessore Piero Vercelli, che, invitandolo ad Asti,  gli ha mostrato il drappo confezionato dai “Bimbi svegli” della terza e altre classi della primaria di Rio Crosio, fatto sfilare alla marcia grazie alla nostra delegazione più rappresentativa, Yasin, Abdi Qani, Mohamud della Somalia, Ousman, Bilali, Ali e Karamò del Gambia, tutti ospiti della nostra accoglienza profughi. Come si è capito tantissimi i giovani presenti, coinvolti principalmente dai loro insegnanti, con il progetto preparatorio “100 scuole per la pace”, o secondo l’ispirazione che fu di La Pira, nella “coalizione” di città decise a lavorare, con realismo, per la pace tra israeliani e palestinesi, e in una  miriade di iniziative locali che troveranno ampia risonanza, nella campagna (aprile 2015) nazionale a memoria della Grande Guerra. “E’ l’impegno, hanno richiamato l’Assessore Vercelli e il Consigliere comunale Paolo Crivelli che segue il lavoro del Tavolo della Pace locale, “per lasciare la parola ai giovani di proporre, con le culture e i linguaggi di cui sono capaci, un nuovo umanesimo e di interpretare la “grande storia” intrecciata con le vicende delle loro famiglie, sepolte in un mare di ricordi e di testimonianze, che non si devono cancellare  con l’oblio o  semplicemente come  cose di altri tempi e generazioni”. Ai ragazzi presenti il saluto conclusivo, dissonante, profetico di padre Alex Zanotelli “ Mandate a quel paese chi vi dice che siete il futuro del mondo, voi siete l’unico presente e nessuno come voi ha le capacità tecniche per ripensare radicalmente questo sistema,  se vogliamo sopravvivere”. La consapevolezza della fatica, nei volti e… nelle gambe  per i 23 chilometri percorsi, la salita ad Assisi e poi più in alto alla Rocca si è però rivelata  utile a sintonizzarsi, con un mondo malato, con le tribolazioni,  le ingiustizie, la disuguaglianza,  le assenze di democrazia, persino a tollerare il consumo di “sacro” e di  turismo che assedia la città di Francesco, definito un genio da padre Zanotelli “A lui che rinuncia ai beni del padre e al vescovo stupito del gesto che gli chiede “Hai mica altro da fare?” (che non accrescere la ricchezza famigliare) lui risponde “Se io ho devo avere una lancia per difendere le cose, le armi proteggono i privilegi e i privilegiati”. E’ la giustizia distributiva il problema, la radice dell’ opposizione alla guerra, di tutte le guerre”. Poi si torna agli autobus, radunati in tre parcheggi diversi, per la via del ritorno con tanti motivi in più per “far vincere la vita” e come ha detto Pierpaolo “non arrendersi”.