astiss università - gazzetta d'asti“Giobert: da Mongadino alla nuva chimica” è il titolo del convegno voluto dal Consorzio Universitario Astiss polo universitario di Asti in collaborazione con il Comune di Mongardino e l’Ufficio Scolastico Provinciale di Asti. La mattinata di studi sullo scienziato e chimico originario di Mongardino d’Asti si è aperta con i saluti del direttore polo Astiss, Francesco Scalfari, del sindaco di Mongardino, Barbara Baino e del Provveditore agli Studi di Asti, Alessandro Militerno. L’aula era affollata da studenti dell’Istituto Giobert di Asti, accompagnati dalla preside Patrizia Ferrero, da studenti del liceo Artistico Benedetto Alfieri e dai bambini delle classi quarte e quinte della scuola elementare Giobert di Mongardino . Poi i bimbi di Mongardino hanno presentato due elaborati realizzati con i maestri di classe, una poesia sul Giobert ed un esperimento di cromatografia a ricordo degli studi compiuti dallo scienziato mongardinese. Si è proseguito con gli interventi molto apprezzati di tre ricercatori astigiani: Massimo Tomalino, docente del Politecnico di Torino su “Giobert, chimico e mineralogista rivoluzionario”; Marco Morra, chimico della Nobil Bio Ricerche srl di Portacomaro d’Asti su “l “Traité sur le Pastel et l’Extraction de son Indigo”, par M. Giobert (1813) e la sua attualità per i programmi di sviluppo innovativo e compatibile”; Francesco Trotta, docente presso l’ Università degli Studi di Torino su “L’ınfluenza della chımıca applıcata neglı eventı umanı e socıalı”. Strettamente collegata al convegno è stata la cerimonia di inaugurazione e presentazione del busto del Giobert che si è svolta ieri, domenica, a Mongardino. Il busto marmoreo è stato collocato all’ingresso dell’edificio delle scuole elementari recentemente restaurato e intitolato all’illustre mongardinese. Nell’occasione il pubblico intervenuto ha visitato le aule e i locali scolastici. Giovanni Antonio Giobert (Mongardino d’Asti, 27 ottobre 1761 – Torino, 14 settembre 1834) è stato un chimico italiano. L’educazione del giovane Giobert venne affidata all’abate G.B. Lovizzolo, considerato all’epoca uno dei massimi conoscitori delle scienze fisiche in Piemonte, che fece nascere il lui una forte passione per la chimica; venne poi ammesso come apprendista in una farmacia di Asti e poi presso un’altra a Torino, alternando così il lavoro allo studio. Tra i venti e i venticinque anni, a costo di enormi sacrifici, lasciò il lavoro alla farmacia per occuparsi unicamente dei suoi studi di chimica, orientando i propri interessi specialmente verso l’applicazione della chimica all’agricoltura e alle industrie. Iniziò dunque a svolgere la sua attività nell’ambito della Reale Società Agraria di Torino. Nel 1789 intanto, a soli 28 anni, essendosi fatto notare per aver pubblicato un discreto numero di articoli scientifici, venne nominato socio della Reale Accademia delle Scienze di Torino, della quale fu per molti anni presidente e dove le sue ricerche vennero più volte premiate. Fu tra i primi a diffondere in Italia la teoria di Lavoisier. Ricercatore instancabile, si occupò  di molteplici studi ed esperimenti tra i quali meritano citazione la scoperta dei doppi carbonati di magnesio (magnesite o giobertite), e la definizione del metodo di estrazione della tintura color indaco (1813). Offrì un importante contributo allo sviluppo dell’eudiometria (lo studio della composizione dei gas), realizzando un modello a fosforo che venne utilizzato anche da Lazzaro Spallanzani. Fece parte del Comitato Galvanico, organizzazione torinese volta a sostenere la teoria di Galvani contro quella di Volta. Ricoprì la carica di Segretario Perpetuo della Reale Società Agraria di Torino e fu uno dei 40 membri della Società Italiana della Scienza con sede prima a Verona poi a Modena. Fu inoltre socio di molte altre accademie scientifiche italiane, tra cui quelle di Bologna, di Milano e di Firenze. Stimato anche all’estero, divenne socio di molte accademie scientifiche d’Europa (tra tutte quella di Bruxelles) e d’America.