FRANCESCO SCALFARIUna cerimonia partecipatissima da matricole, studenti, docenti e autorità, quella che lunedì ha salutato l’inizio dell’anno accademico nell’aula magna di Astiss. Visibilmente soddisfatto il direttore Francesco Scalfari che, con il passare degli anni e non senza difficoltà, sta assistendo allo sviluppo della struttura astigiana che adesso ospita i corsi di Infermieristica, Scienze motorie e sportive, Tecnologie alimentari per la ristorazione, Servizio sociale, Medicina veterinaria. Durante l’inaugurazione il termine “territorio” è comparso a più riprese. Quali collaborazioni sono in atto con i diversi enti e le istituzioni locali? “Per prima cosa devo dire che fattivamente tutti i nostri allievi si trovano ad avere a che fare durante il loro percorso con la realtà territoriale astigiana, per tirocini o stage che si effettuano ad esempio all’Asl o in servizi socio assistenziali pubblici e private, in cooperative. Il rapporto con il territorio è ormai davvero consolidato, maturo, ed era nei piano al momento dell’impostazione della didattica dei diversi corsi di laurea. Ora stiamo coltivando anche, attraverso la ricerca scientifica, ciò noi possiamo dare al territorio: penso al master in sviluppo locale, con la ricerca condotta al nostro interno dai ricercatori e realizzata dialogando con i soggetti del territorio convocati in diversi tavoli sul capitale umano e sull’innovazione, la scorsa primavera”. Ma le connessioni attive sono moltissime, e anche con respiro internazionale. “Ospitiamo la biblioteca della Fondazione Goria, e anche con loro collaboriamo attivamente in diverse ricerche, ad esempio lo studio socioeconomico della professoressa Luciano o quello del professor Maurizio Cisi e del professor Fabio Sansalvadore; collaboriamo con il progetto di Incubatore di impresa e ospitiamo la biblioteca della Fondazione Centro Studi Alfieriani; ospitiamo Ethica, collaboriamo con il professor Viroli per il master in educazione civica in collaborazione con l’Università di Princeton. Tramite Astad collaboriamo con gli studenti coreani di design. Cerchiamo insomma un radicamento forte sul territorio senza dimenticare un’apertura verso una dimensione internazionale, oggi irrinunciabile”. Pensa che Asti abbia le carte in regola per diventare una città universitaria? “Le premesse ci sono tutte. Per dimensione, per storia, tradizione locale, per il tipo di servizi che offre. Adesso non lo è ancora, né è percepita come tale. Inizia sicuramente a farsi strada l’idea, specie tra gli ordini professionali, tra le associazioni di categoria che organizzano da noi seminari, corsi, convegni. Molto si può ancora fare per favorire questa percezione tra gli studenti, i commercianti, i cittadini”. Il testo integrale dell’intervista sull’edizione in edicola da venerdì 5 ottobre della Gazzetta d’Asti. Marianna Natale