Luciana+CaprettiLa rosa finale degli scrittori in lizza per il premio Asti d’Appello 2014 è stata resa pubblica. Proponiamo il nostro consueto giro di interviste agli autori in vista della proclamazione del vincitore che si aggiudicherà i 10mila euro del premio. A tutti abbiamo fatto le stesse domande. Dopo Hans Tuzzi, dal premio Comisso, autore del libro Morte di un magnate americano (Skira), Marco Polillo, in concorso con Il convento sull’isola (Rizzoli) dal Premio Cortina d’Ampezzo, Paola Mastrocola, autrice di Non so niente di te (Einaudi) dal Premio Via Po, Francesco Pecoraro con la Vita in tempo di Pace (Ponte alle Grazie) dal premio Strega e Michele Mari, dal premio Viareggio con Roderick Duddle (Einaudi) abbiamo intervistato in esclusiva per la Gazzetta d’Asti Luciana Capretti dal Premio Cortina d’Ampezzo con Tevere (Marsilio). Ci può parlare del suo libro in concorso? “Nasce da una storia vera. Una donna scompare nel Tevere, ma il suo corpo non si trova. E’ un fatto di cronaca successo nel 1975. Allora mi ha colpito, mi sono chiesta: come mi comporterei se mia madre sparisse? Ma quando ho deciso finalmente di scriverne, tanti anni più tardi, la domanda è cambiata, mi sono chiesta: come mi comporterei se dovessi lasciare due figli? e perché arrivare fino a quel punto? perché lasciare il bene più grande, l’amore più totalizzante? Perché? Me lo sono chiesta e sono andata sul Tevere, l’ho guardato a lungo, una sera simile a quella in cui la mia protagonista è scomparsa e ho deciso che dovevo dare voce a quella donna travolta dall’acqua torbida e fredda del fiume, e dalla vita. Ho cominciato a cercarla, nei luoghi dove era stata, le persone che aveva conosciuto, i documenti che erano rimasti. L’ho cercata per due anni, poi ha cominciato a riaffiorare, a raccontarmi la sua storia, con fatica, e io l’ho scritta a lungo, per trovare l’intonazione giusta, la più vera. E infine l’ho portata con me, in giro dagli editori, e per due anni siamo state respinte, mi dicevano: bella storia, ma… e il ma stava per: troppo dolorosa, difficile, troppa depressione, guerra civile, violenza, troppo tutto. Finché non ho trovato un editore coraggioso, Marsilio, che ha detto bella storia, e basta, senza ma, e lo ha pubblicato. E io sono contenta perché i figli di quella donna che non hanno mai avuto una tomba dove portare un fiore hanno un libro per ricordarla”. Come descriverebbe l’esperienza dei premi letterari in Italia? “Se fosse stata felice non sarei al premio Asti d’Appello…” Conosce gli altri autori coinvolti nel Premio d’Appello e cosa si aspetta dal Premio Asti d’Appello? “Alcuni perché li ho incontrati in altri premi. Dal premio Asti d’Appello mi aspetto giustizia, che Tevere vinca nel secondo grado di giudizio !”