Carenza di organico e sicurezza. Sono questi i pilastri su cui si è basata la riunione dei vetrici nazionali dell’Ugl, il sindacato di polizia, che, questa mattina, mercoledì 22 maggio, hanno scelto Asti per un incontro interregionale. Una tavola rotonda per capire quali siano i problemi della polizia piemontese e per raccogliere una serie di richieste da portare a Roma dal Ministro dell’Interno Angelino Alfano e dal nuovo capo della polizia che presto verrà eletto. A tenere le redini della riunione Mauro Cerrato segretario della neonata sezione provinciale Ugl, accompagnato da Gianni Faita, mentore del sindacato, che hanno accolto i rappresentanti di tutte le segreterie piemontesi, oltre al segretario regionale Vincenzo Suozzi e ai segretari nazionali Filippo Girella e Walter Mazzetti. Al centro del vetrice la situazione in cui versa la polizia piemontese e astigiana, che soffre principalmente per l’ormai patologica carenza d’organico. Solo nel comparto volanti della questura di corso XXV aprile la flessione in pochi anni degli agenti avrebbe raggiunto il 40%, passando dai 40 uomini del 2007 ai 26 odierni, secondo i dati forniti da Faita. La carenza di organico però si ripercuote inevitabilmente sulla sicurezza. Meno agenti in servizio, specie in comparti operativi, significa meno agenti in strada e più spazio per la criminalità. Per questo il sindacato chiede a gran voce una riorganizzazione del personale, una scelta in base alle priorità. ella sezione Volanti, il 40% passando da 40 poliziotti del 2007 ai 26 odierni, almeno secondo Faita. “Quello che chiediamo alle istituzioni e al questore – spiega Cerrato – è di scegliere. Data appunto la scarsità delle risorse umane, riteniamo opportuno dare la priorità al controllo del territorio, spostando gli uomini dai reparti meno operativi a quelli che  invece si occupano di sicurezza attivamente, eseguendo servizi di controllo in strada”. “Non siamo solo poliziotti – spiega invece Girella – ma anche semplici cittadini che vivono la propria realtà. Il problema della carenza di personale poi si ripercuote anche sull’età pensionabile degli agenti e questo rappresenta un grave problema. Il nostro non è un mestiere comune e ci serve una prontezza fisica e mentale diversa da quella di un macellaio o di un operaio. L’età media di un poliziotto è di 44 anni e questo vuol dire che capita a cinquant’anni suonati di dover affrontare criminali di 20 anni che sono sicuramente avvantaggiati, almeno sul piano fisico”. “Capiamo il momento di crisi ma ci sono settori che non possono essere soggetti ai tagli – conclude Suozzi -. La sanità, l’istruzione e la sicurezza sono fondamentali perché la società rimanga una società civile”.