La polizia di Asti, sezione immigrazione, ha scoperto un matrimonio di comodo che è costato la denuncia a tre persone. Un matrimonio a tutti gli effetti che si era celebrato in Municipio fra un astigiano di 37 anni, pregiudicato, e una giovane thailandese che era in cerca di permesso di soggiorno.
A far scattare la segnalazione un solerte impiegato dell’ufficio immigrazione dove gli sposini si erano presentati per regolarizzare alcuni documenti dopo le nozze.

La coppia però si mostrava da subito poco credibile, sia perché la cittadina straniera non proferiva alcuna parola di italiano, e sia perché il marito non parlava la lingua della giovane moglie. Ma, incredibilmente, entrambi non ricordavano il giorno esatto del loro matrimonio, celebrato nel Comune di Asti solo due mesi prima.

La donna, inoltre, prima di convolare a nozze, era risultata clandestina sul territorio nazionale, essendo entrata in Italia con un visto turistico, di 10 giorni, nel 2016, quindi, scaduto da tempo.

Insospettiti, pertanto, sulla effettiva unione matrimoniale, il personale dell’Ufficio Immigrazione procedeva a sentire singolarmente e separatamente i due.

“Il giovane sposo, un trentasettenne astigiano pregiudicato per i reati di possesso ingiustificato di chiavi alterate o grimaldelli, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, falsità materiale commessa dal privato, resistenza a Pubblico Ufficiale e lesioni personali, riferiva di aver incontrato la propria moglie in un bar di via Garibaldi e di essersi subito invaghito di lei, tanto da rincontrarla più volte successivamente e sposarla dopo solo sei mesi dal primo incontro”, hanno spiegato gli inquirenti.

La donna, temendo invece ha raccontato una verità ben divers: con l’ausilio di una interprete di lingua madre ha asserito che il matrimonio era stato contratto al solo fine di ottenere i documenti di soggiorno. In particolare, era stata pattuita, con il promesso sposo, la corresponsione della somma di 6.500 euro, di cui 3.000 euro consegnati all’atto del matrimonio ed i restanti 3.500 da versare all’ottenimento del permesso di soggiorno. La straniera, nel portare a termine l’illecita unione, veniva agevolata da una connazionale, che le ha fatto da interprete nella contrattazione della cifra da corrispondere al futuro marito e l’ha aiutava nell’acquisizione della documentazione necessaria per contrarre il matrimonio.

I due “coniugi”, quindi, sono stati denunciati per falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico. Inoltre, il marito e l’amica compiacente sono stati indagati anche per il reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina.