Tutto parte da sette pezzi: un quadrato, un parallelogramma e cinque triangoli, due grandi, due piccoli e uno medio. Si tratta del tradizionale rompicapo cinese Tangram, conosciuto anche come “Le sette pietre della saggezza”, poiché in Oriente si pensava che chi avesse padronanza di questo gioco possedesse la chiave per ottenere saggezza e talento. Con questa efficace introduzione Alice Avallone, dopo il successo di “Nuok”, guida turistica che ha scalzato in classifica di vendita tutti gli altri libri di settore, torna con ciò che è nelle sue corde, tanto quanto dare consigli su itinerari e curiosità da visitare: la comunicazione digitale.Pubblicato da Apogeo edizioni, il volume racchiude tutto ciò che si deve sapere per trasmettere in campo privato ma anche professionale in modo efficace attraverso il mezzo più utilizzato: la rete. Trentadue anni, una casa in piazza Alfieri, Avallone ci spiega i contenuti del suo nuovo libro. Ci spiegherebbe in poche parole la filosofia del Tangram che lei riporta nell’introduzione? Il Tangram è un gioco di pazienza molto semplice e il suo libretto di istruzioni di solito è di una sola riga: per creare le sagome bisogna usare tutti e sette i pezzi senza mai sovrapporli. Un giorno mi sono ritrovata a dover insegnare a una classe della Scuola Holden gli elementi che non devono mai mancare in una strategia digitale e contandoli sono arrivata proprio al numero sette. Così ho pensato di utilizzare questo rompicapo come metafora: ogni pezzo ha un valore specifico e imprescindibile, ma solo mettendolo in relazione con gli altri è possibile comporre immagini complete e con un senso. La strategia digitale si basa sul pianificare le mosse per raggiungere un obiettivo specifico. Come l’ha resa fruibile per il lettore? Mi sono concentrata sulle basi della comunicazione, che spesso vengono trascurate da chi lavora con gli strumenti del digitale. Da una parte del campo c’è un mittente e dall’altra un destinatario: se voglio mandare un messaggio, devo avere padronanza sia del contenuto che del linguaggio. Ecco che il trucco è essere consapevoli che si tratta delle stesse dinamiche di una qualsiasi conversazione reale: il digitale è solo l’ambiente in cui ci muoviamo, nient’altro, ma le modalità di gestire i rapporti umani non cambiano. Questa guida si definisce come strumento utile nel tempo, al di là di ciò che ci sarà nel mondo post social. Quali sono i suoi elementi “duraturi” in un momento storico in cui nulla sembra potersi definire in tal senso? È possibile che Facebook e Twitter tra un paio d’anni non esistano più, almeno non nella forma che conosciamo oggi. Ecco perché è bene imparare a usarli e gestirli, ma ancora meglio avere padronanza degli elementi che coinvolgono le persone, fuori e dentro la Rete. L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 27 maggio. Manuela Caracciolo