La città di Asti non si presenta amichevole per i pedoni, né per le madri con il passeggino, meno ancora per le persone con difficoltà di deambulazione, che si tratti di anziani o di portatori di disabilità varie. Molti automobilisti paiono considerare i passaggi pedonali come un segno ornamentale, un optional che dipende dallo stato d’animo di quel momento. Il pedone che si appresta ad attraversare deve aspettare che la strada sia sgombra, non sono certo le auto a cedergli il passo. Di fronte all’automobilista civile che si ferma…. il pedone si stupisce, ringrazia e, un pò incerto, attraversa. A sua volta, l’automobilista civile deve stare attento a non essere tamponato, perché chi lo segue ha fretta, deve correre perchè gli hanno detto di correre, ci chiediamo se si son posti la domanda: perchè corro? Molto spesso (troppo spesso) ci sono automobilisti che, in base ad un loro codice personale, si sentono “autorizzati” a parcheggiare negli stalli riservati a persone con gravi difficoltà deambulatorie. “Son così comodi!!!”, pensano. Eppoi li hanno messi proprio nelle vicinanze di uffici o banche, dove loro devono andare per sbrigare una pratica!!!! Naturalmente, essendo sempre di corsa, “non hanno tempo” di cercarsi un altro posto a 20 metri più in là. “Tanto è solo per 5 minuti”: questa è la risposta che si sente dare regolarmente il disabile che magari attende da mezz’ora che quel parcheggio riservato, per lui necessario, si liberi, aspettando i comodi di quella persona a dir poco egoista e violenta. Sì, perché è violenza non rendersi conto dei disagi a cui va incontro un disabile che non trova posto vicino al luogo dove deve andare. Verrebbe voglia di dire all’usurpatore: “Hai preso un posto riservato a chi ha difficoltà, vuoi anche la sua disabilità?” Vogliamo dire che Asti è una piccola città, per attraversarla da un capo all’altro ci si impiega 30/40 minuti, per cui tutte le volte che si può fare a meno dell’auto bisognerebbe farlo, per diminuire inquinamento e traffico, lasciandola a chi ne ha effettivamente bisogno (per lavoro, necessità, salute, disabilità); ciò darebbe anche più agibilità di circolazione ai trasporti pubblici, e se son pochi ne chiederemo di più!  La civiltà ci insegna ad avere rispetto degli altri ma, quando siamo in auto (e non solo), ce ne dimentichiamo. Conosciamo casi di incidenti mortali sulle strisce pedonali (di recente un giovane ragazzo e una signora ), nonché disabilità da incidenti stradali o comunque grossi traumi che rimangono nel tempo. Per molti sembra che gli altri non esistano, ed invece esistono: sono bambini e bambine, adulti e adulte, anziani e anziane, persone disabili. Poi magari un giorno cambia qualcosa: una caduta, una malattia, ci comportano una disabilità temporanea, ed ecco che gli “altri” siamo noi! Abbiamo bisogno, tutti noi, di rispetto umano, in generale e per la specifica condizione in cui ci troviamo. Sull’andare di corsa ci verrebbe da dire: ci han detto di comprare l’auto e di correre senza sapere dove andiamo. Sappiamo bene l’obiezione che ci potrebbe essere fatta: ma dobbiamo andare a lavorare, a fare la spesa, a prendere i figli a scuola! Va bene, ma sempre tutto di fretta? Non sarà che ci fanno correre per impedirci di pensare? Noi sogniamo la città ad andamento lento, dove ci siano luoghi chiusi al traffico, dove circolino poche auto e magari elettriche, dove ci siano tanti trasporti pubblici che colleghino tutta la città e le frazioni, dove gli automobilisti arrivino ai passaggi pedonali lentamente e dicano ai pedoni : “Prego passate” e abbiano la pazienza di rispettare i tempi di ciascuno, dove i parcheggi dei disabili siano loro e non di tutti, ecc. ecc. In una città siffatta gli “altri” esisterebbero, saremmo più rispettosi, meno nevrotici e stressati e, forse, più pensanti”. Michele Clemente e Salvatore Paonessa