“Ho assistito venerdì verso mezzogiorno a una scena per me inattesa, nello spazio-parcheggio di un supermercato della zona Ovest della Città. Un giovane uomo di colore aspettava gli avventori sull’uscita del supermercato chiedendo l’elemosina senza importunare nessuno. Un dirigente o funzionario dell’azienda gli ha intimato di allontanarsi, e l’uomo si è inginocchiato davanti a lui supplicandolo di permettergli di restare. Il dirigente ha alzato la voce e lo ha strattonato, non ottenendo alcun risultato se non l’insistenza della supplica. A questo punto l’inattesa reazione dei clienti (una ventina di persone) che uscivano con i carrelli, che hanno manifestato decisamente e anche ad alta voce il loro dissenso da questo comportamento “padronale”, arrivando ad espressioni anche molto dure per esprimere solidarietà con l’immigrato “che ha diritto di stare dove vuole se non dà fastidio a nessuno”. “Prenditela con me, che sono bianco, e vediamo!”.  L’uomo dell’azienda ha abbandonando il campo. Interessante la piega che ha preso questo episodio. Qualcuno avvicinandosi al gruppo  cominciava a sostenere che il “direttore” aveva ragione perché la legge è la legge e va rispettata, e gli altri a rispondere che la legge devono rispettarla i politici che rubano e (incredibile!) che  ci fanno spendere dieci miliardi per comperare degli aeroplani difettosi che non servono a niente. Mi pare che questo sia un bellissimo segno che Asti si sta trasformando, e che l’immigrazione sia davvero uno stimolo di crescita per la nostra cultura. Quell’uomo “nero” ha attraversato il mare e ci ha portato il suo dono: provocare un dibattito politico sull’ora di mezzogiorno, in una città piuttosto sonnolenta e distratta”. Gianfranco Monaca