“Ho letto, divertito, le note di Oscar Bielli. Caspisco la sua stizza quando nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale non accettavo sue affermazioni, riferite alla maggioranza di Gabusi, del tipo “una maggioranza scollegata dalla città”.
Oggi come allora mi pare sia una predica da un pulpito sbagliato, il suo, quello del capogruppo di minoranza PDL Lega in Comune. A Roma è maggioranza, e sostiene agevolmente che Ruby Rubacuori è la nipote del deposto Mubarack (vista anche la fine di Gheddafi, non è che S.B. sia un menagramo?), di quella maggioranza che ha votato contro l’arresto del Ministro dell’Agricoltura Romano, primo ministro della storia repubblicana ad essere indagato per connessioni con la mafia. È la politica dei tagli lineari, made in Tremonti, che riduce alla fame le nostre comunità locali al punto tale da compromettere l’erogazione di servizi insostituibili (sanità, scuola, trasporti, assistenza sociale). Sono le prospettive che la sua parte politica regala alla parte produttiva del Paese – e dunque anche degli imprenditori e lavoratori canellesi – con un “decreto sviluppo” promesso, sbandierato, millantato ma vuoto come le promesse amorose di un cantante da crociera o inutile come la Canellitaly di biellesca memoria. È il governo che anche lui rappresenta che rassegna la nostra agricoltura a perdere dignità e finanziamenti a livello europeo a discapito degli altri Paesi della CEE (non si vivrà, se ma si vivrà, di UNESCO, purtroppo).
A Bielli certo non possono appartenere i commenti sul Gruppo dei Cinquanta saggi che hanno animato e condizionato il rimpasto della Giunta Gabusi.
È lo stesso gruppo che gli ha garantito il governo della città canellese, che lo ha affiancato in tante battaglie contro il nemico di sempre, l’onorevole Roberto Marmo. In occasione delle ultime amministrative il gruppo dei saggi – vista una profonda incompatibilità con la Presidente della Provincia che il buon Bielli rappresentava con tanto di simboli di partito – ha fatto “il salto del fosso”, portandosi appresso voti, consiglieri ed assessori e appoggiando il duo Marmo – Gabusi. Rimane un’unica consolazione al mio compagno di minoranza, Bielli: la ruota delle dimissioni e delle sostituzioni ha portato incredibilmente Marmo a Roma, e la scarsa simpatia politica che lo lega all’on. Armosino, ha relegato il neoparlamentare a sedere nei banchi dei Responsabili di Mimmo Scilipoti. Insomma, visto come nacque il Movimento del Mimmo nazionale, non proprio il massimo se non per i passaggi televisivi in occasione delle discussioni parlamentari per la fiducia (siede alla spalle di Rizzi).
Bielli rivendica per sé la libertà di coscienza, ossia di pensarla in modo diverso dalla linea ortodossa della PDL nazionale.
Legittimo e capisco: vedo l’adesione alla linea intrapresa dall’On. Armosino a livello regionale, in forte contrapposizione alla maggioranza del PDL e della Lega che sostiene il presidente Cota.
Apro una breve parentesi: ma la Lega cittadina, canellese, dov’è, chi è, con chi sta? Gli elettori della Lega sono strabici quando votano Bielli alle amministrative o Marmo Gabusi alle amministrative?
Ma quella che Bielli rivendica per sé non è libertà di pensiero, è riposizionamento politico; volendo, può rendere concreta la sua libertà di pensiero, manifestandola pubblicamente: parliamo di economia, agricoltura, infrastrutture, enti locali? Anche, soprattutto, per la nostra città. Argomenti sui cui la poIitica nazionale e regionale sono o vuote o devastanti.
Carissimo Bielli, le mie non sono perle di saggezza, adopero un misero buon senso contadino, lo spirito della semplicità e della schiettezza. Può anche non piacerti, ma ci dormo ugualmente. Canelli è ferma, immobile, nessuna spinta all’innovazione ed alla competitività decantata dall’attuale maggioranza due anni fa in campagna elettorale.
Canelli non ne può più di una politica vecchia, ammuffita in stanze segrete, attorcigliata nei rancori di vecchie diatribe, dal basso profilo. Non è questa Tua politica e quel del tuo compagno di viaggio, Roberto Marmo, ciò di cui ha bisogno la nostra comunità e la nostra città.
Dobbiamo essere interlocutori che rappresentino con rispetto le istituzioni e pronti ad interpretare con dignità le esigenze e le vicende della gente che ci ha mandato qui e la comunità che dobbiamo rappresentare.
Rammarica, dunque, apprendere dalle cronache giudiziarie (La Stampa, giovedì 20 ottobre 2011, pg. 67) che nella triste vicenda del sindacalista Cavallo, nata dalla crisi industriale della Trust (pensate: economia, fatturato, posti di lavoro) fu “l’allora presidente della Provincia e attuale parlamentare Roberto Marmo” a indicare “il nome dell’imputato (Cavallo, sindacalista della CGIL FIOM) come persona in grado di stemperare la situazione forte contrapposizione esistente fra la componente datoriale e quella sindacale”. A fronte del pagamento di una somma di “non meno di 40 mila (euro) da pagare in contanti … Cavallo si sarebbe infatti dimostrato possibilista circa la cessazione della conflittualità in azienda”. Per la cronaca, la Trust venne dichiarata insolvente nel 2009 dal Tribunale di Asti e commissariata. I lavoratori persero il posto. Sapere che il nostro Onorevole canellese è tutto attento alle manovre di palazzo (Espresso, 20 ottobre, pg. 56), pronto all’ennesimo cambio in corsa insieme all’amico di partito Mimmo Scilipoti. Non pare sia altrettante attento a cercare risorse per la Casa della Salute o fondi per il plesso unico o per la Canelli Nizza o per la rete a banda larga o connessioni commerciali per il comparto enomeccanico canellese.
Il solito vecchio teatrino, dove a pagare il costo di un salatissimo biglietto sarà la nostra cittadina, insieme alla politica e all’economia astigiana”.

Fausto Fogliati