Giovanni PensabeneLe condizioni di vita di circa un milione di persone in Cina, nella Contea di Siyang, sono migliorate grazie alla capacità delle foreste di pioppi di risanare aree soggette ad allagamenti e di stabilizzare gli argini del fiume Giallo, dell’Huai e dello Yangtze.  In questa regione le foreste di pioppi sono riuscite a proteggere campi prima devastati dalle inondazioni, dal vento, dalle tempeste di sabbia e dall’erosione, dando così un decisivo impulso all’attività agricola”. Con queste parole, nell’agosto 2010, inizia un comunicato stampa della FAO, a sottolineare il successo di una collaborazione italo-cinese che ha visto impiantare in quel paese milioni di piantine prodotte a partire da alcune decine di cloni provenienti dal nostro paese. Questo successo deve aver influenzato un gruppo di imprenditori e professionisti astigiani che ha pensato di ripetere il binomio “Pioppo/Cina” nella nostra città. Anche in questo caso c’è in ballo circa un milione. Non si tratta però del numero di abitanti ai quali sono migliorate le condizioni di vita ma dell’incremento di valore in euro che ha regalato il Consiglio Comunale di Asti ad un immobile sito in corso Alessandria che da Salone di una concessionaria di auto verrà trasformato,  in deroga alle norme urbanistiche vigenti, in Ristorante (cinese, appunto) da oltre 200 coperti. E’ proprio vero il pioppo italiano fa bene alla Cina, come dimostra anche la vicenda astigiana! E’ noto infatti che i ristoranti cinesi utilizzino in grandissima parte prodotti provenienti direttamente dalla Cina e anche che la cultura cinese sia una cultura millenaria. Non credo però che i cittadini astigiani che hanno votato Brignolo e la sua lista civetta “Territorio e Cultura” intendessero la valorizzazione del territorio e della cultura cinese. C’è da sperare, almeno, che la Contea di Siyang trovi un posto di rilievo, tra i tanti cloni di pioppo provenienti dall’Italia e conservati nel suo “Museo storico del pioppo”, anche al pioppo di Asti. Unico pioppo al mondo in grado di triplicare, quasi, le sue fronde in soli 3 giorni di Consiglio Comunale”. Giovanni Pensabene