“Quando venne definita l’acquisizione del pacchetto di maggioranza della Biver da parte della Cassa di Risparmio di Asti, circa 6 mesi fa, pur esprimendo delle riserve, avevamo dato credito alla concretezza amministrativa del presidente Aldo Pia. Avevamo accompagnato quel credito suggerendo alcuni terreni di possibile rilancio dell’economia cittadina (dall’attivazione di interventi e finanziamenti mirati al settore del risparmio e del potenziamento energetico tramite il fotovoltaico, alla possibile realizzazione di società volte al recupero dei contenitori pubblici non più utilizzati; dalla creazione di una filiera di credito agevolato, segnatamente per i giovani, per rilanciare il settore agricolo; alla creazione di fondi sociali volti al sostegno degli affitti evitando gli sfratti e, di conseguenza, l’impoverimento assoluto di tanti nuclei famigliari ecc.). Avevamo concluso affermando che “nell’equilibrio occorre che, questa bella operazione, non risulti soltanto “finanziaria” andando a creare benefici per pochi, oltre all’uscita dalle casse CR di oltre 200 milioni.” A distanza di 6 mesi le sole notizie riguardanti quella operazione sono quelle dei giorni scorsi, ovvero che tra un brindisi e l’altro è stato definito il consiglio di amministrazione, marcatamente astigiano, della biver e il ripetersi degli stessi nomi al ponte di comando. Qualche domanda sorge spontanea. Nel primo periodo montiano si è molto parlato della necessità  di impedire i doppi, tripli e quadrupli incarichi. Se ne è tenuto conto quando si è deciso di fare una sorta di “copia/incolla”  dal consiglio di amministrazione della Crat a quello della Biver? Perché non vengono dichiarati oltre ai nomi ed agli incarichi anche le indennità che percepiranno i rappresentanti di questo nuovo consiglio di amministrazione? Si sommeranno queste indennità a quelle già percepite come consiglieri di amministrazione della Crat? Perché il mondo del lavoro dipendente, quello da cui derivano la stragrande maggioranza dei piccoli risparmiatori che costituiscono l’ossatura della Crat, è stato completamente ignorato? Perché il mondo agricolo è rappresentato dal direttore della Confagricoltura di Torino, che è sicuramente una persona degnissima e competente ma da anni svolge il suo lavoro fuori dalla nostra provincia, e non dalle organizzazioni astigiane? Chi rappresenta Giorgio Galvagno in seno a quel consiglio di amministrazione? E’ bene ricordare che Galvagno si è autonominato, forse il primo caso ad Asti di un Sindaco che nomina sé stesso, nel consiglio di amministrazione della Crat e che per farlo ha disposto di spostare la tesoreria del Comune di Asti dalla Banca del territorio (la Crat, appunto) all’Unicredit, altrimenti sarebbe stato incompatibile. Era proprio il caso di premiare un comportamento di questo tipo?  Il fatto che Galvagno, comunque, non rappresenti più la città è così trascurabile? Il Sindaco Brignolo non ha nulla da eccepire? Il paese viene chiamato ogni giorno a nuovi sacrifici ma il comportamento dei cosiddetti “poteri forti”, forti soprattutto delle protezioni di cui continuano a godere, non cambia di una virgola. E’ sempre orientato all’occupazione stabile di poltrone e privilegi, economici e sociali”. Giovanni Pensabene