DARDANELLO UNIONCAMEREOggi, 17 febbraio 2014, Confindustria Piemonte e Unioncamere Piemonte hanno diffuso i risultati a consuntivo e previsionali delle rispettive indagini, con l’obiettivo di monitorare l’andamento della congiuntura in Piemonte. Le indagini presentate da Unioncamere Piemonte e Confindustria Piemonte rilevano come la fase ciclica congiunturale sia ancora caratterizzata da criticità, soprattutto per quanto riguarda il mercato interno. La lieve crescita della produzione industriale registrata dall’indagine di Unioncamere Piemonte nel IV trimestre 2013 mostra, infatti, come il cammino della ripresa sia ancora lungo; evidenza che trova conferma nel quadro previsionale pessimistico per il I trimestre 2014 emerso dall’indagine condotta da Confindustria Piemonte. Si accentua ulteriormente la divaricazione tra la dinamica del mercato interno e quella del mercato estero, che continua a trainare il sistema manifatturiero regionale.   Commenta Marco Gay: “Ancora una volta e per il decimo trimestre consecutivo, le attese delle imprese piemontesi su produzione e ordini rimangono negative, segno che la sperata ripresa è ancora lontana. La situazione finanziaria e di liquidità rimane problematica. Per contro, una lettura più attenta dei dati lascia intravedere qualche segnale meno negativo. Il cauto ottimismo del settore metalmeccanico, solitamente anticipatore del trend economico, e la tenuta nonostante tutto delle esportazioni, sono segnali importanti che fanno ben sperare.

Tuttavia le nostre aziende non potranno superare la crisi senza un deciso cambiamento nelle politiche europee e nazionali, senza riforme strutturali che permettano alle imprese di tornare a crescere e all’economia di ripartire”.
“Dopo l’inversione di tendenza registrata nel periodo luglio-settembre, anche in questo trimestre assistiamo a una leggera ripresa della produzione industriale piemontese – dichiara Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere Piemonte -. È ancora presto per parlare di fine della crisi, ma i dati ci mostrano qualche miglioramento, segno che la strada imboccata è quella giusta, soprattutto con riferimento all’internazionalizzazione: i mercati esteri si confermano infatti, ancora una volta, il principale asset di sviluppo per la nostra economia, sia in termini di ordinativi che di fatturato. La domanda interna, però, rappresenta ancora una nota dolente, ed è in questa direzione che devono concentrarsi gli sforzi di tutti: decisori pubblici, sistema camerale, Associazioni di categoria e sistema bancario”.
Antonio Nucci, Direttore Regionale Piemonte Valle d’Aosta e Liguria Intesa Sanpaolo, commenta: ”È presto per ragionare su un’effettiva ripresa, che al momento è più una tendenza macroeconomica che una realtà riscontrabile dai dati a nostra disposizione. Ci sono settori in Piemonte che danno segnali positivi grazie alla capacità innovativa delle nostre imprese, ma non è ancora una tendenza generalizzata. La banca continuerà a fare la sua parte rendendo disponibili capitali, liquidità e competenze per incentivare gli investimenti, sui quali poggia un’auspicabile inversione di tendenza. Lo abbiamo fatto anche in passato quando a fronte dei 36 miliardi di euro presi dalla BCE, Intesa Sanpaolo ne ha erogati 52 a medio e lungo termine, sebbene dal 2009 a oggi sia stato necessario prevedere 20 miliardi di rettifiche sui crediti. Noi in questo sentiamo una grande responsabilità, ma la domanda del credito dipende anche dalla capacità delle aziende di collocare i propri prodotti e di fare investimenti. Oltre all’export, è dunque importante far ripartire i consumi delle famiglie italiane, perché essi hanno un’interazione fortissima con il mondo delle imprese, a cominciare dalle costruzioni. Intesa Sanpaolo sta facilitando l’accesso al credito per l’acquisto della casa sia attraverso convenzioni con imprese edili piemontesi che stanno ultimando nuovi cantieri abitativi sia offrendo alle famiglie la possibilità di sospendere per un anno la quota capitale dei mutui liberando così risorse da destinare ad altre necessità”.   “Le nostre previsioni sull’anno 2014 – ha dichiarato il Deputy Manager Nord Ovest di UniCredit Vladimiro Rambaldi – rimangono positive sia a livello regionale che nazionale, con una previsione di una moderata ma costante crescita sia nei fatturati che nella produzione delle aziende, pur in presenza di realtà produttive che più di altre hanno subìto e subiscono ancora gli effetti della crisi. UniCredit sul territorio ha quindi obiettivi di crescita nella concessione di nuovi finanziamenti sia alle imprese che ai privati. C’è una parte del sistema economico che sta cercando di espandere con decisione il proprio mercato, ricominciando a fare gli investimenti necessari sia nel campo della ricerca che dello sviluppo. Per questa imprenditoria sarebbe auspicabile che affianco ai canali bancari fossero possibili anche elementi di supporto da parte pubblica. Laddove ad esempio le condizioni aziendali non consentano di per se stesse il pieno sviluppo, pur in presenza di aspetti che consentono all’azienda di competere ancora sul mercato, un contributo di sistema potrebbe essere la soluzione ideale per aiutare l’impresa a uscire dall’impasse. Un intervento di questo tipo potrebbe far ripartire con più decisione l’economia generale”. IV TRIMESTRE 2013: I DATI A CONSUNTIVO DI UNIONCAMERE PIEMONTE Lieve crescita per la produzione industriale piemontese Il IV trimestre 2013 si chiude con un dato positivo, confermando l’inversione di tendenza avviata nel periodo luglio-settembre 2013. Dopo un terzo trimestre caratterizzato da un incremento dello 0,6%, nel IV trimestre 2013 si è registrata, infatti, una variazione tendenziale grezza della produzione industriale pari a +0,9%. Il dato va però interpretato con estrema cautela, dal momento che il confronto avviene con lo stesso periodo dell’anno precedente, quando l’output prodotto aveva scontato un calo del 4,1%. L’incremento della produzione industriale si associa ai risultati positivi realizzati da tutti gli altri indicatori congiunturali, ad eccezione degli ordinativi interni che diminuiscono dell’1,2% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2012, a conferma delle condizioni ancora critiche del mercato interno. Gli ordinativi esteri, invece, continuano a manifestare un andamento positivo, rilevando un aumento del 2,1%. Positiva anche la variazione del fatturato: le imprese manifatturiere piemontesi registrano, infatti, un incremento tendenziale medio del fatturato totale pari all’1,8%, ampiamente sostenuto dalla componente estera che mette a segno una variazione del +6,6% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Sono, questi, alcuni dei risultati emersi dalla 169ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione è stata condotta nel mesi di gennaio e febbraio 2014 con riferimento ai dati del periodo ottobre-dicembre 2013, e ha coinvolto 1.195 imprese industriali piemontesi. L’aumento dei livelli produttivi non ha interessato tutti i settori di attività economica. Le industrie chimiche e delle materie plastiche realizzano la perfomance migliore, concretizzando, dopo i risultati positivi dei due trimestri precedenti, una variazione del +5,4%. Risultano superiori alla media regionale anche gli incrementi registrati dalle industrie meccaniche (+3,3%, dopo una variazione negativa nel III trimestre 2013), dalle industrie dei metalli (+2,7%) e da quelle tessili e dell’abbigliamento (+1,6%). Appare meno sostenuto, invece, l’incremento dell’output prodotto delle industrie elettriche ed elettroniche (+0,7%), mentre le industrie del legno e del mobile si caratterizzano per una situazione di sostanziale stazionarietà (+0,2%). Le industrie dei mezzi di trasporto e quelle alimentari scontano, invece, delle contrazioni dello 0,6% e dello 0,5%, risultati che si contrappongono a quelli positivi registrati da entrambi i comparti nel trimestre precedente. Ad eccezione del tessuto manifatturiero della provincia di Vercelli (-3,3%) e del Verbano Cusio Ossola (-1,0%), il segno positivo accomuna tutte le altre realtà territoriali, sebbene ad intensità differenti. Novara, Biella e Alessandria realizzano gli aumenti più sostenuti dei rispettivi livelli produttivi: rispettivamente +3,1%, +2,3% e +2,0%. L’output prodotto dal capoluogo piemontese rileva una crescita in linea con il dato medio regionale (+0,9%), mentre le province di Asti e Cuneo registrano l’incremento di minore intensità (+0,6% ciascuna).   I TRIMESTRE 2014: I DATI PREVISIONALI DI CONFINDUSTRIA PIEMONTE Ancora pessimiste le imprese piemontesi Il 2014 non si apre sotto auspici favorevoli per le imprese piemontesi: nessuna speranza di una imminente inversione del ciclo recessivo: peggiorano tutti gli indicatori, eccetto l’export, che però scende lievemente rispetto al 2013. È quanto emerge dalla consueta indagine previsiva trimestrale, realizzata da Confindustria Piemonte, su un campione di 1.049 imprese associate, che rispecchia la struttura industriale regionale. Dalle 314 aziende dell’ampio settore dei servizi proviene qualche indicazione meno sfavorevole, con un lieve miglioramento delle aspettative su livelli di attività e ordinativi. Più in dettaglio, nel comparto manifatturiero, in linea col trimestre precedente, le attese sulla produzione restano sfavorevoli, con un saldo tra ottimisti e pessimisti del -11%. Analogo risultato per gli ordinativi totali, con un saldo finale del -13,2%. La rilevazione porta a dieci la serie di trimestri consecutivi con saldi negativi. Rispetto agli scorsi mesi, anche le imprese più grandi danno segnali di sofferenza: infatti le previsioni di produzione delle aziende con oltre 50 dipendenti passano da un saldo dal +0,6% di fine 2013 al -10,7%. Il tasso di utilizzo della capacità produttiva resta praticamente invariato rispetto allo scorso trimestre (68%), anche se è inferiore di quasi 8 punti percentuali rispetto ai livelli precrisi. Sostanzialmente stabili anche le previsioni di investimenti (+22%). Non si inverte il clima pessimistico intorno all’occupazione, con un saldo pari a -9,3%, di poco superiore al -9,0% della precedente rilevazione. Tale tendenza è confermata dalle previsioni di ricorso alla CIG, che passano dal 29,7% al 32,6%, con un aumento di circa 3 punti percentuali. Piuttosto negative anche le aspettative sulla redditività, con un saldo pari al -23,1%; rimangono invariati i tempi di pagamento, che si attestano intorno ai 96 giorni (quelli da parte degli enti pubblici, invece, scendono da 159 a 152), mentre le aziende che segnalano ritardi negli incassi passano dal 58,2% al 54,5%. Analogamente ai trimestri precedenti, si conferma il ruolo trainante dell’export, infatti le aziende che esportano una quota rilevante del fatturato sono più ottimiste rispetto a quelle maggiormente legate alla domanda domestica: le previsioni sugli ordinativi export rimangono positive (saldo ottimisti-pessimisti pari +4,8%) ma in leggera flessione rispetto alla rilevazione precedente (+5,6%). A livello settoriale, quello che sta patendo maggiormente questa fase della crisi è l’insieme dei comparti non metalmeccanici, che ha sui livelli produttivi un saldo del -17,1%, contro un -0,8% della metalmeccanica. I settori più penalizzati sono l’edilizia, la carta-cartotecnica e la gomma, mentre la chimica sembra riprendersi lievemente rispetto allo scorso trimestre. Nella metalmeccanica le previsioni sono più positive, a partire dal cauto ottimismo di automotive, macchinari e apparecchi e prodotti in metallo. Sono negative solo la metallurgia e l’industria elettrica. Il terzo sondaggio trimestrale per il settore dei servizi (comprendente, tra gli altri, ICT, servizi alle imprese, trasporti, servizi alla persona, turismo) conferma che le previsioni sono più favorevoli rispetto al comparto manifatturiero. Migliorano lievemente le aspettative sui livelli di attività e le previsioni sugli ordinativi totali (entrambe +3%). Rimane invariato e comunque elevato il tasso di utilizzo delle risorse aziendali, superiore all’80%, mentre aumentano leggermente i programmi di investimento. Le previsioni sull’occupazione tornano a peggiorare, così come rimane negativo l’indicatore riferito ai livelli di attività. A conferma di una situazione congiunturale ancora difficile, aumenta il numero di aziende che prevedono il ricorso alla CIG. Il 64,1% degli intervistati segnala ritardi negli incassi, mentre i tempi medi di pagamento salgono da 80 a 84 giorni. Il quadro territoriale è relativamente omogeneo, con saldo ottimisti-pessimisti riferiti ai livelli di attività che non si allontana dal punto di equilibrio. Il range di variazione va dai -2 punti di Novara e Asti ai +7 punti percentuali di Cuneo. A livello settoriale gli indicatori risentono, per alcuni comparti, della scarsa numerosità del campione. Tuttavia le valutazioni più ottimistiche provengono dall’ICT e dai servizi alle imprese. Quelle più pessimistiche riguardano invece il turismo, i servizi alle persone e il trasporto passeggeri. Sostanzialmente stabile il commercio.