MASSAIAC’è malessere fra i dipendenti del comparto sanità astigiano che nei giorni scorsi hanno denunciato il taglio dei finanziamenti all’Asl At di oltre 4 milioni di euro, segnalando inoltre, questo ormai da tempo, anche la carenza di personale infermieristico e di supporto. “Abbiamo più volte posto l’attenzione lo scorso anno sul fatto che la mancanza di personale avrebbe avuto un impatto fortemente critico sulla cittadinanza e le prime conseguenze si sono viste con la chiusura di 12 posti letto in medicina – commentano dalla segreteria astigiana della Funzione Pubblica della Cgil -. E’ evidente che i tagli non faranno che aggravare una situazione già difficile: reparti di medicina che già oggi non riescono a effettuare dimissioni a causa della mancanza di posti territoriali in grado di ospitare i pazienti che necessitano di sorveglianza medica o terapie ma non cure ospedaliere sono stati costretti a riattivare posti letto senza però personale sufficiente. Il particolare afflusso al pronto soccorso ha visto l’azienda disporre due posti letto in medicina A e due in Medicina B che però in giornata sono stati nuovamente cancellati. Possiamo solo immaginare cosa accadrà con i tagli a regime: a rischio sono la salute e la sicurezza dei lavoratori e l’incolumità dei cittadini”. “La Regione ha risposto che l’assunzione del 50% del personale è meglio del blocco totale – spiegano dal NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche -. Ricordiamo però che il personale è già solo all’80% e con l’invecchiamento dei dipendenti sono accresciute le inidoneità”. I sindacati tirano in ballo un’indagine europea pubblicata su Lancet, la storica rivista scientifica inglese di medicina, condotta su 420 mila pazienti in 300 ospedali di 9 Paesi che stabilisce che ogni paziente aggiunto alla quantità media di un infermiere può aumentare del 7% la probabilità che i malati non sopravvivano entro 30 giorni dal ricovero. “La Regione alla nostra denuncia ha risposto che in realtà vi sarà un potenziamento di 55 milioni dell’area dell’assistenza ma anche se così fosse mancherebbero comunque all’appello 33 milioni di euro e in ogni modo, l’accesso all’assistenza non sarà un diritto immediatamente esigibile ma legato al reddito – concludono i sindacati -. Siamo convinti che le assunzioni al 50% serviranno ben poco a tutelare cittadini e lavoratori”.