Sabato 9 agosto, un gruppo formato da diciotto giovani, tre sacerdoti e il Vescovo Marco è partito da Asti per arrivare in Kenya, dove sta vivendo un’esperienza missionaria in tre città del paese. Infatti, in questo momento, per la prima settimana, i giovani sono a Nairobi, nel quartiere e nella parrocchia di Tassia. La prossima settimana si sposteranno verso nord a Nyahururu, dove saranno alla St Martin Catholic Social Appostolats e, infine, ancora più a nord a Maralal. Il viaggio durerà tre settimane, fino a mercoledì 27 agosto.
12-14 agosto
Dopo due giorni trascorsi in parrocchia, martedì mattina, per la prima volta, siamo usciti dai cancelli del cortile della chiesa e dai cancelli che delimitano i confini della parrocchia di Tassia, in periferia di Nairobi. In piccoli gruppi, accompagnati da coppie di giovani della parrocchia, ci siamo lasciati alle spalle la chiesa degli Holy Innocents per addentrarci nella vita quotidiana della città. Abbiamo inizialmente percorso le strade che fanno parte dell’area della parrocchia, affiancati da entrambi i lati da piccoli chioschi di legno in cui viene venduta qualsiasi tipo di merce, dalla verdura alle scarpe, dai vestiti alle galline. Circondati da motorini e da carretti colmi di merce trainati a mano, abbiamo proseguito il nostro cammino fino ai cancelli di uscita dall’area della parrocchia. Abbiamo camminato per ore, percorrendo vie larghe e asfaltate, ma anche vie sterrate e dissestate. Sulla strada abbiamo incontrato uomini, donne e bambini, tutti intenti a lavorare nei chioschi, camminare, attendere seduti. Anche mucche, capre, maiali e galline popolavano la strada, pascolando nell’immondizia o mangiando cosa trovavano per terra. Molte persone ci osservavano, alcune ci salutavano chiedendoci come stessimo, altri ci proponevano di acquistare dal loro banco. Molti bambini si avvicinavano a noi per salutarci e stringerci la mano, altri rimanevano, diffidenti, ai lati della strada.
I giovani che erano con noi ci spiegavano, di tanto in tanto, dove ci trovavamo. Siamo rimasti, senza dubbio, stupiti dalla realtà diversa che abbiamo visto, diversa dalla nostra, ma diversa anche da quella che si può vedere nel cortile della parrocchia. Ha detto Ilaria: “Abbiamo visto tanto degrado, ma nonostante ciò, la gente mi sembrava a proprio agio in quella vita. La cosa che mi ha colpito di più e che mi rimarrà impressa di più sono gli odori, perché le foto e i video rimangono praticamente, mentre gli odori, risentendoli, ti riporteranno proprio all’interno di questa esperienza”.
Ha detto, poi, Agnese: “Il nostro gruppo è stato accompagnato da due ragazze che, però, ci hanno detto che normalmente non frequentano zone al di fuori dell’area della parrocchia e le ho viste spaventate. Si sono uniti al nostro gruppo anche due bambini che avevamo conosciuto in parrocchia e sono stati con noi per tutto il tempo. Ci hanno mostrato la strada che fanno tutti i giorni, da soli, per andare a scuola, una strada trafficata e caotica, piena di baracche costruite di legno e lastre di metallo. Mi sono resa conto, in quel momento, quale sia la vera vita dei bambini che abbiamo conosciuto in questi giorni. La loro vita è molto diversa rispetto al contesto in cui normalmente ci relazioniamo con loro e l’ho visto in quel momento per la prima volta. Verso la fine del giro, nel gruppo ci siamo resi conto che nell’ultima ora eravamo andati avanti per inerzia, come anestetizzati. Quello che vedevamo era, forse, per noi talmente assurdo che ci eravamo estraniati”.
Ha detto, infine, Federico: “Ho notato dei meccanismi rodati e quotidiani, ma mi ha fatto impressione vederli così lontani dai nostri. C’era una coerenza, non c’era nulla fuori posto per certi aspetti e, per questo, nonostante la differenza, sono grato di poter vedere questa parte di umanità, perché ti fa mettere in dubbio atteggiamenti, modi di pensare, modi di vedere la realtà”.
Siamo tornati in parrocchia nel primo pomeriggio e la restante parte del pomeriggio è stato dedicato al riposo. In serata, la metà di noi è rimasta alla casa parrocchiale, celebrato la messa e cenato. Invece, l’altra metà, divisa in due gruppi, ha partecipato alle messe nelle Majumuhia, Piccole Comunità Cristiane. Un gruppo è andato nella Jumuhia di Saint Anthony of Padua e un altro gruppo nella Jumuhia di Saint Vincent de Paul. Siamo stati accolti nei palazzi e nelle case, la messa è stata celebrata in presenza delle famiglie, che hanno animato la celebrazione con i canti e, alla fine, hanno offerto chai, tè con latte, e mandazi, tipiche frittelle dolci.
Mercoledì abbiamo trascorso l’intera giornata con i bambini in parrocchia, per il centro estivo. Divisi in due gruppi, abbiamo analizzato l’espressione “Pellegrini di Speranza”, tema del Giubileo di quest’anno. Insieme abbiamo capito che cosa pensavano i bambini e siamo arrivati a una conclusione che unisse il significato reale e le loro idee. Prima di pranzo, Lorenzo si è esibito con uno spettacolo di magia che ha estremamente colpito e stupito i bambini. “Lo spettacolo di magia è stato per me una situazione nuova, perché tante volte mi sono esibito davanti a bambini, ma mai davanti a così tanti bambini e con una così grande capacità di stupirsi.”, ha detto Lorenzo, “Questo mi ha mostrato, ancora una volta, come la magia sia un messaggio universale, capace di comunicare con qualsiasi persona. Le loro reazioni sono state incredibili, ho visto come gli stessi giochi che propongo ai bambini italiani hanno ottenuto reazioni ancora più forti. Vedere i loro occhi e le loro espressioni vistose è stato per me il regalo più bello”.
Nel pomeriggio abbiamo ancora giocato e passato del tempo con i bambini, per poi partecipare alla messa presieduta dal Vescovo, mentre i sacerdoti hanno accompagnato don Paolo, parroco della parrocchia di Tassia, e don Michael, missionario della Consolata e viceparroco della parrocchia, a benedire le case. “Abbiamo visitato le famiglie appartenenti a una piccola comunità cristiana, tra le molte che compongono la parrocchia e la visita è stata organizzata, siamo stati accompagnati dai responsabili della comunità, che ci hanno condotto a circa 15 famiglie, desiderose di incontrarci e pregare insieme.”, ha detto don Andrea, “Secondo me, ci sono due aspetti da differenziare: i luoghi pubblici e le case. I primi mi hanno trasmesso confusione, sporcizia, incertezza, a tratti anche pericolo. C’era tanto degrado, cancelli agli incroci, guardie private, i mezzi di trasporto e gli edifici erano obsoleti. Al contrario, gli appartamenti erano piccoli, con tutto il necessario e armoniose. Le famiglie ci accoglievano con compostezza, discrezione e fede, tendenzialmente con gioia. Ci tengono molto alla pulizia della casa, tanto che non siamo entrati in nessuna casa con le scarpe. La sporcizia e il disordine dei luoghi pubblici spiega, secondo me, la loro attenzione alla pulizia e all’ordine negli spazi interni. Penso che ci abbiano accolto con una grande felicità, riconoscendo la vita come un dono di Dio, che va alimentato dalla grazia e dall’amore del Signore”.
Giovedì mattina siamo di nuovo usciti dal quartiere, con il pulmino che ci accompagnerà per tutta la nostra permanenza qui, e siamo andati al Cottolengo Centre, una struttura in cui vivono suore e padri cottolenghini che si occupano di bambini orfani. In particolare, questo centro è specializzato nella cura di orfani affetti da HIV+/AIDS. “Ho notato molto la differenza di cura tra il Centro e i luoghi che abbiamo visto negli scorsi giorni. Il Centro era perfettamente organizzato e curato, dentro e nel giardino, ognuno aveva un proprio compito.”, ha detto Francesca,“Ho pensato che, essendo un’organizzazione che non ha come scopo il profitto, forse si fa più attenzione con una maggiore e differente cura. La cura di cui parlo chiaramente riguarda anche i bambini, che nel Centro hanno trovato più di una casa. Hanno trovato un luogo in cui si crede alla loro persona, alla loro crescita, alla loro preservazione”.
Per il pranzo siamo stati in un centro commerciale vicino e, prima di tornare in parrocchia a Tassia, ci siamo fermati al Resurrection Garden, un santuario dedicato al Signore Risorto, luogo di preghiera, meditazione e contemplazione. Abbiamo percorso il giardino del Santuario osservando i mosaici rappresentanti la Via della Salvezza, con scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, per culminare nella rappresentazione della Resurrezione.
In serata, di nuovo una parte del gruppo è rimasta nella casa parrocchiale, mentre l’altra metà ha partecipato alle messe nelle Majumuhia di Saint Andrew di Saint Clare. Le due Majumuhia, diverse per locazione ma anche per agiatezza, hanno mostrato grande gioia nell’averci con loro e, dopo la messa, hanno avuto il piacere di conoscerci e di chiacchierare con noi.
Ha detto il Vescovo riguardo ai giorni passati e al viaggio in generale: “La vita missionaria ha questo principio di entrare nella cultura, ti costringe a sospendere il giudizio e cercare di capire l’altro dal suo punto di vista. Dall’altra parte ti fa il dono di poter rileggere la tua vita, la tua esperienza di fede e di Dio da un altro punto di vista, facendoti notare cose che ti erano sfuggite”.
Alessia Volpicelli



