Il commento al Vangelo di domenica 28 settembre (Lc 16,19-31) a cura di Elisabetta Federico
Il Vangelo di oggi ci presenta due figure contrapposte: da un lato abbiamo un ricco e dall’altro Lazzaro, un uomo povero. Il primo ha tutto, ma vive in una chiusura che non gli permette di accorgersi di chi soffre accanto a lui. Il secondo non ha nulla e sembra che nessuno lo veda e si prenda cura di lui.
Gesù in questo racconto contrappone il ricco e il povero non per mettere in cattiva luce i ricchi, perché la ricchezza in sé non è un problema, ciò che lo è davvero è l’indifferenza, il non aver visto Lazzaro che ogni giorno era davanti alla sua porta e non averlo accolto, o semplicemente aver avuto pietà di lui.
Oggi noi tutti i giorni siamo circondati da persone come “Lazzaro”: i poveri, gli stranieri, chi è escluso, chi si sente solo, chi è messo da parte, escluso. Gesù ci chiede di aprire gli occhi davanti alla povertà e di lasciarci toccare dalla sofferenza degli altri agendo, compiendo qualcosa di concreto, anche nei piccoli gesti di tutti i giorni. Gesù ci invita a compiere delle scelte nella nostra vita: se scegliamo di amare e di condividere, nell’apertura al prossimo, sarà grande la nostra gioia in eterno nel Regno di Dio. Se invece viviamo solo per noi stessi, nel buio e nella chiusura del nostro ego, rischiamo di trovarci un giorno “nel grande abisso”, ovvero lontani dagli altri e soprattutto da Dio.
Nel nostro cammino allora nasce una domanda che ci invita a riflettere: Chi è il mio Lazzaro oggi? O anche, chi è povero, solo ed escluso accanto a me? E quale passo posso fare per non passargli accanto con indifferenza?
Qui ci viene rivelato che la vera ricchezza della vita sta nelle relazioni, nell’amore che doniamo e che riceviamo gratuitamente. Solo così la nostra vita diventa piena e “ricca”. Nel viaggio missionario che abbiamo trascorso in Kenya quest’estate abbiamo toccato con mano la povertà, la difficoltà, la malattia, la disabilità e ci è stato ribadito che nessuno è così ricco da non aver bisogno di ricevere e nessuno è così povero da non avere qualcosa da donare. Questo ci ricorda che ognuno di noi ha bisogno dell’altro e ci sprona ad aprirci all’amore verso il prossimo.