suburraSUBURRA Regia: Stefano Sollima Interpreti: Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Claudio Amendola, Antonello Fassari Un film di grande attualità, che giunge in un periodo nel quale Roma, la città d’arte che tutti nel mondo amano, ormai da mesi si trova nell’occhio del ciclone per polemiche sulla sicurezza e sulla gestione pubblica. Il titolo deriva dal quartiere dell’antica urbe dove la criminalità ed il potere s’incontravano segretamente, e che oggi, dopo oltre duemila anni, sembra in qualche modo esistere ancora; la storia ruota attorno a una grande speculazione edilizia, il Water-front, che dovrebbe trasformare il litorale romano in una nuova Las Vegas. L’opera è una filiazione, seppur indiretta, di “Romanzo criminale”: è dello stesso autore, Giancarlo De Cataldo, giudice di corte d’assise a Roma, affiancato in questo caso da Carlo Bonini, giornalista investigativo del quotidiano “la Repubblica”; ai due, coinvolti anche per la sceneggiatura, si è unita in questa fase anche l’affermata coppia formata da Stefano Rulli e Sandro Petraglia, che ha lavorato, oltre al citato “Romanzo criminale”, a pellicole come “Mery Per Sempre”, “Il Muro Di Gomma”, “Il Portaborse”, “Pasolini. Un Delitto Italiano”, “Romanzo di una strage”. Dietro la macchina da presa il figlio di Sergio Sollima, regista dell’indimenticabile “Sandokan” con Kabir Bedi, che come lui ha lavorato molto per la tv, dirigendo le serie ispirate a “Romanzo criminale” e “Gomorra”. THE LOBSTER Regia: Yorgos Lanthimos Interpreti: Colin Farrell, Rachel Weisz, John C. Reilly, Léa Seydoux Un lungometraggio bizzarro, ma senza dubbio originale e fortemente radicato nelle inquietudini esistenziali dell’uomo moderno: è ambientato in un futuro prossimo, dove i single, secondo quanto stabiliscono le regole della Città, vengono arrestati e trasferiti nell’Hotel, dove sono obbligati a trovarsi un partner entro 45 giorni. Se falliscono vengono trasformati in un animale a loro scelta e liberati nei boschi. La pellicola, vincitrice del premio della giuria al festival di Cannes, è opera del regista greco Yorgos Lanthimos, che attraverso una metafora surreale ed inquietante, ha voluto affrontare una questione ben precisa: “L’idea di questo film – ha affermato – è nata dalle discussioni su come le persone sentono la necessità di trovarsi costantemente in una relazione amorosa, sul modo in cui alcuni vedono coloro che non hanno una relazione, su come si venga considerati se non si sta con qualcuno e su tutto ciò che ci succede quando cerchiamo un partner”. Tra le righe, il tema della solitudine: a dispetto dell’apparenza, con tutti costantemente “connessi” (in modo virtuale, però), la società attuale produce sempre più spesso emarginazione e isolamento. A cura di Umberto Ferrari