I nostri ragazziCon la proiezione de I nostri ragazzi, appena presentato alla Mostra del cinema di Venezia, si apre la nuova stagione di Vertigo in Sala Pastrone. Il film di Ivano De Matteo, interpretato da un cast eccellente (Alessandro Gassman, Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio e Barbora Bobulova), è in programma da venerdì 5 a martedì 9 settembre. IL FILM – Due fratelli opposti nel carattere come nelle scelte di vita, uno avvocato   di grido, l’altro pediatra impegnato, e le loro rispettive mogli perennemente   ostili l’una all’altra s’incontrano da anni, una volta al mese, in un ristorante di   lusso, per rispettare una tradizione. Parlano del nulla: alici alla colatura con   ricotta e caponatina di verdure, l’ultimo film francese uscito in sala, l’aroma   fruttato di un vino bianco, il politico corrotto di turno. Fino a quando, una sera,   delle videocamere di sorveglianza riprendono una bravata dei rispettivi figli.   L’equilibrio relazionale, a quel punto, va in frantumi. Come affronteranno, due   famiglie tanto diverse, un evento tragico che le coinvolge così da vicino?  Con La bella gente e Gli equilibristi Ivano De Matteo aveva raccontato   le fratture che possono colpire un nucleo familiare apparentemente ben   assestato. Ora invece, con I nostri ragazzi, appena presentato alla Mostra   di Venezia, la sfida si fa ancora più complessa. Cosa accade se invece ciò   che sconvolge assetti ormai consolidati irrompe dall’interno e non più solo   dall’esterno? La sequenza che apre il film appartiene all’ordinaria, drammatica   deriva che trova spazio nella cronaca raccontata dai Tg, finendo col collocarsi   non solo come elemento che attraversa il film (il chirurgo si occupa di una delle   vittime), ma soprattutto come occasione di riflessione sullo scatenarsi di una   reazione incontrollata che mira a risolvere in tempi brevi qualsiasi questione e   a rimuovere ciò che rischia di rappresentare un pericolo.  Lo spettatore viene però posto in una condizione di estraneità al fatto   che gli viene consentito di giudicare nella sua dinamica, assegnando torti e   ragioni. È quanto accade dopo che invece certi fatti costringono ognuno a   porsi la domanda: io come mi comporterei? L‘amoralità dei due ragazzi ci può   turbare. De Matteo ci chiede piuttosto di guardarla in faccia, senza nascondere   la testa sotto la sabbia. Perché è su questo piano che ai genitori viene chiesto   di intervenire, senza prediche inutili ma anche senza cedimenti. A questo si   intreccia l’ulteriore e fondamentale domanda: il degrado morale, l’assenza   di punti fermi va imputata a una gioventù ormai lasciata in balia dei social   network o ha le sue radici in un falso perbenismo incapace di reggere al maglio   della realtà? I genitori di Michele e Benedetta non sono “cattive persone”, non   possono neppure imputare alla società (visto il loro status) un degrado sociale   a cui attribuire le proprie opzioni.  Dentro di loro alberga però (e ha messo radici) la convinzione di poter   aggirare ogni ostacolo soffocando qualsiasi sussulto di coscienza. Forse non   in tutti e forse non nello stesso modo. De Matteo, ne I nostri ragazzi, ci   accompagna nell’osservazione delle loro reazioni suggerendoci pre-giudizi con   i quali confrontarci. Dall’Anna Kareninadi Tolstoj, a La cena di Herman Koch,   la famiglia, come fragile universo pronto ad incrinarsi davanti all’incapacità di   sostenere il peso dei valori che la edifica idealmente, torna protagonista della   sceneggiatura scritta da De Matteo con Valentina Ferlan, partendo da una   libera interpretazione del best-seller dello scrittore olandese.  Con un realismo e un’accuratezza che gli derivano dal suo lavoro di   documentarista, De Matteo privilegia la rappresentazione dei genitori rispetto   ai figli, attento soprattutto al moralismo della coppia meno abbiente (ma pur   sempre benestante) formata da Giovanna Mezzogiorno e Luigi Lo Cascio. Il   regista si infila fra le pieghe della loro quotidianità, a cui oppone l’ovattato   lusso dell’avvocato rampante Alessandro Gassmann e della sua raffinata moglie   Barbora Bobulova.  Innamorato del gioco dei suoi attori adulti, il regista lavora molto   sulla parte del film preparatoria alla drammaticità più accesa, e quando i   ragazzi commettono un reato che potrebbe portarli fino alla prigione, toglie   giustamente spazio all’analisi delle motivazioni del gesto, allo scoppio e alle   conseguenze della crisi per affrontare il al tema forte che gli sta a cuore:   la dialettica fra etica personale e giustizia, che emerge con prepotenza nel   momento in cui le maschere vengono gettate, ciascuno tentenna ad assumersi   le proprie responsabilità e il diffuso senso di impotenza genera meschinità e   cattiveria.  E’ in questa seconda tranche che viene fuori un eccezionale Alessandro   Gassmann, che grazie a un lavoro di sottrazione e a un ottimo controllo di   sé aderisce completamente a un ruolo per niente facile. A De Matteo l’attore   ha donato il suo io di genitore, proprio come ha fatto Giovanna Mezzogiorno,   che gli ha regalato anche la trasformazione che accompagna i suoi quasi   quarant’anni e la sua forza mista a fragilità. E se la Bobulova trasmette   distanza, perché così vuole la sua parte, Lo Cascio mette a disposizione del   chirurgo Paolo e dello spettatore quel senso dell’umorismo che aveva dato   grande vitalità al Nicola de La meglio gioventù. venerdì 05 settembre (orario: 21.30 spettacolo unico) sabato 06 settembre (orario: 20.30 – 22.30) domenica 07 settembre (orario: 17.30 – 19.30 – 21.30) lunedì 08 settembre (orario: 21.30 spettacolo unico) martedì 09 settembre (orario: 21.30 spettacolo unico) ingresso € 6,50 (€ 5,00 per i soci Vertigo)