Li hanno definiti “predoni” e vertici dell’Arma astigiana che questa mattina hanno eseguito una serie di perqusizioni tra Carmagnola e Torino, dando applicazione a tre misure di custodia cautelare in carcere nei confronti di padre e due figli, accusati di aver compiuto moltissime truffe tra Piemonte Lombardia ed Emilia usando la tecnica del finto tecnico dell’acquedotto.

Più che di truffe i carabinieri astigiani hanno parlato di furti veri e propri e in alcuni casi di rapine aggravate dall’uso di spray urticante per confondere le vittime, tutte anziane. “Soggetti fragili” come hanno specificato i militari astigiani che oltre al danno economico (parliamo di circa 50 mila euro per 16 colpi accertati) hanno subito danni psicologici e morali rilevanti.

Tutto è partito da un raggiro avvenuto a Montiglio qualche mese fa dove un anziano ha subito la truffa dell’acquedotto: finti tecnici si erano presentati a casa sua dicendo di dover effetuare un controllo delle tubatura. Per evitare che in caso di “contaminazione” gioielli e denaro si rovinassero i tecnici avevano chiesto al padrone di casa di radunarli sul tavolo della sala. Una volta terminati i falsi accertamenti lo avevano “spedito” in un’altra stanza per controllare se l’acqua fosse tornata, approfittandone così per scappare con il bottino.

Un copione che si è ripetuto molte volte. Ma i carabinieri della stazione di Montiglio hanno avuto l’intuizione per dare il via alle indagini scoprendo che i truffatori si erano mossi a bordo di una Giulietta bianca (con tanto di profumatore d’interni giallo, cerchi particolari e altri dettagli), auto notata aggirarsi su altri luoghi teatro di identici truffe.

Questo dettaglio ha fatto scattare indagini, accertamenti tradizionali come appostamenti e pedinamenti, ma anche più avanzati come il controllo delle telecamere di sicurezza installate dai comuni.

E così i carabinieri sono prima riusciti a rintracciare la Giulietta e poi a risalire a tre soggetti tutti residenti nel campo nomadi di Carmagnola.

Sedici gli episodi che secondo i carabinieri porterebbero la loro firma tra cui molti avvenuti nell’Astigiano, tra Castagnole Lanze, Cocconato, Costigliole. Centri molto piccoli quelli scelti dalla presunta banda che si muoveva a bordo della Giulietta, un’auto che pare raggiungesse anche i 200 chilometri all’ora e che usavano per spostarsi dalla loro residenza ai luoghi dove avevano deciso di agire. Anche più colpi in un giorno, hanno spiegato dall’Arma.

Ma identificare la Giulietta non è stato facile visto che la targa sarebbe stata abilmente contraffatta con i numeri di targa di altre auto dello stesso modello. Un modo per rendere più sicuro il mezzo e per rallentare la loro eventuale identificazione da parte degli inquirenti visto che la targa, anche se finta, corrispondeva davvero a una Giuletta dello stesso modello.

Ma i militari dell’Arma in mesi d’indagine sono riusciti a sgruppare il bandolo della matassa, accertando 16 episodi, tra truffe, furti e rapine, avvenuti tra settembre 2022 e gennaio 2023.

Stamattina sono scattate le perquisizioni che hanno permesso di recuperare nel campo rom di Carmagnola una seconda auto, una Ford Focus, targhe bianche pronte per essere modificate, numeri e lettere da applicarci sopra e gli spray urticanti usati.

Nei guai sono finiti Orlando Laforè, 60 anni e i suoi due figli Bruno e Alessandro Massa che al ermine delle operazioni i tre arrestati sono stati condotti presso la Casa di Reclusione di Asti.

“Naturalmente l’indagine è in corso, anche per valutare ulteriori responsabilità a carico dei soggetti in analoghi episodi avvenuti nei mesi precedenti, e dovrà acquisire gli elementi idonei a superare la attuale presunzione di non colpevolezza degli indagati”, hanno spiegato gli inquirenti che proprio per permettere ad altre eventuali vittime di riconoscerli hanno deciso di diffondere le loro foto.