banda dedita alle truffe agli anziani.

Ma parlare di truffe è riduttivo: dobbiamo piuttosto riferirci a veri e propri furti e in alcuni casi rapine aggravate. Diciotto episodi in tutto, avvenuto da gennaio ad aprile di quest’anno, tra Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia.

Sei le misura di custodia emesse, di cui tre in carcere, nei confronti di soggetti tutti residenti ad Asti, che secondo gli inquirenti vivevano di questi reati.

Ieri gli arresti e le perquisizioni in due covi della presunta banda, uno in città e un altro nella zona di Pontesuero. Lì i carabinieri del Nucleo Investigativo, comandati da Armando Laviola, hanno sequestrato due auto, una Mercedes Gla e un’Audi A3 entrambe usate esclusivamente per spostarsi e commettere i reati.

Raggiri, anzi furti e rapine, avvenuti tutti con la tecnica del finto tecnico dell’acquedotto.

 I presunti malviventi entravano nelle case delle vittime prescelte, anziani che spesso vivono soli, e mostrando tesserini, falsi, indossando giubbini ccatarinfrangenti, entravano dentro con la scusa di dover verificare la presenza di sostanze nocive nell’acqua o il malfunzionamento dell’impianto. A volte per dare maggiore veridicità ai loro racconti e per rendere ancora più vulnerabili le vittime, spruzzavano in casa dello spray urticante (da qui l’ipotesi di reato di rapina aggravata). Quindi chiedevano alla vittima di riporre gioielli e denaro al sicuro, nel frigorifero, in modo tale che non si danneggiassero con l’eventuale presenza di sostanze nocive. Poi mandavano l’anziano di turno a verificare in bagno se tutto era a posto e, approfittando del momento di distrazione, scappavano con il malloppo. I carabinieri hanno ipotizzato un bottino di circa 100 mila euro nei 18 colpi, di cui per 13b si configura il reato di rapina. 

Dopo i furti la fuga a bordo delle auto potentissime, che superavano i 300 cavalli, con tanto di targhe false.

L’indagine è partita da un furto avvenuto il 13 gennaio a Costigliole: un uomo dal volto parzialmente oscurato aveva perpetrato un raggiro dalle modalità analoghe a quelle descritte. Grazie all’analisi degli accadimenti avvenuti sul territorio i carabinieri sono riusciti a mettere insieme i tasselli, collegando alla presunta banda 18 episodi criminosi.

Martedì le perquisizioni nel corso delle quali i carabinieri, oltre a recuperare il kit del prefetto “raggiratore” composto anche da apparecchi usati per il falso rilevamento delle sostanze nocive, hanno trovato anche un registro nel quale erano segnate tutte le frequenze radio dell’Arma a livello nazionale.

Un dettaglio che ha portato gli inquirenti a parlare di una banda di professionisti, che partiva la mattina e in batteria metteva a segno diversi colpi in una sola giornata.

Sei le misure di custodia cautelare di cui tre in carcere. Queste ultime riguardano Roberto e Giacomo Vinotti, 40 e 37 anni, ed Emanuel Olivieri, classe 1987.

L’appello dell’Arma, impegnata sul doppio fronte della prevenzione e della repressione di questi reati, è sempre lo stesso: “Non aprire la porta a sconosciuti anche se mostrano tesserini e indossano pettorine. Anzi nel dubbio chiamare sempre il 112”.

La procura, nella persona del procuratore capo Biagio Mazzeo, ha diffuso le foto dei tre arrestati in modo tale che se qualcuno, vittima di raggiri non ancora scoperti, possa identificarli e segnalare il reato all’Arma.