Continuano gli spettacoli di Asti Teatro 35. Pubblichiamo il programma degli eventi da mercoledì 3 luglio a sabato 6 luglio. Mercoledì 3 luglio 
 
 Incontro con Pippo Delbono e proiezione di Amore Carne ore 18.00 
Sala Pastrone Regia: Pippo Delbono 
Cast: Bobò, Irène Jacob, Marie-Agnès Gillot, Margherita Delbono, Sophie Calle, Marisa Berenson, Tilda Swinton, Pippo Delbono 
Montaggio: Fabrice Aragno 
Colonna sonora: Michael Galasso, Alexander Balanescu, Laurie Anderson, Les Anarchistes 
Produttore: Pippo Delbono (Compagnia Pippo Delbono), Frederic Maire (Cinematheque Suisse), Fabrice Aragno (Casa-Azul) 
Anno: 2011 
Paese: Italia, Svizzera 
Durata: 70’ Nel corso dei viaggi, la piccola camera o il telefonino di Pippo Delbono catturano momenti unici, incontri ordinari o straordinari. 
Da una camera d’albergo a Parigi ad un’altra a Budapest, i percorsi intrecciano un tessuto del mondo contemporaneo. Insieme a tutti questi testimoni, alcuni famosi, altri no, che dicono o danzano la loro visione dell’universo. A volte la camera agisce di nascosto. A volte riprende gli attimi che precedono una catastrofe – come il terremoto de L’Aquila. Oppure il dopo, come a Birkenau. Gli incontri (con sua madre, gli amici, gli estranei) sono altrettante immagini del mondo di ieri, di oggi, di domani. Un mondo che qualcuno racconta attraverso la musica (come il compositore e violonista Alexander Balanescu) o il gesto (come Marie-Agnès Gillot, danzatrice étoile de l’Opera di Parigi), oppure attraverso le parole (come l’attrice Irène Jacob) o il silenzio (come Bobò, lo storico attore sordomuto di Delbono, o come l’artista Sophie Calle e l’attrice Marisa Berenson). Da un’immagine all’altra, da un testo all’altro, da uno spazio all’altro, la camera ci parla dell’amore. Della poesia. E della carne. Con ciò che comporta di passione, ombra, dolore, tragedia e umorismo. “Un viaggio tra un esperienza di morte e un desiderio di vita. – scrive il regista – Un viaggio che ho fatto portando con me un telefonino e una piccola camera, mezzi leggeri che mi hanno permesso di guardare e di essere guardato. Di usare la camera come un movimento degli occhi. Gli occhi che guardano camminando, si fermano, rallentano, cercano, sono insicuri, scoprono. C’è la memoria ancora presente di una carne malata ferita ma c’è anche il mio desiderio di trasformare la ferita in una nuova linfa. C’è il desiderio degli altri, il bisogno degli altri, c’è il mio cercare di cogliere con la camera quegli attimi irripetibili, veri. C‘è il desiderio di raccontare attraverso un cinema che non vuole documentare la realtà ma guardarla diventare sogno, poesia. Per cercare quelle linee segrete che uniscono le cose che non capiamo. Per scoprire sceneggiature nascoste, trame nascoste che stanno dietro all’apparente casualità delle cose”. Ingresso gratuito Noir Una storia sbagliata ore 19.00 e ore 23.00 (replica) Piccolo Teatro Giraudi Produzione: compagnia CalibroNotte Interprete: Davide Lorenzo Palla Autore: Federico Perrone Scenografie: Brein Regia: Riccardo Mallus Luci: Fabio Bozzetta Allestimento: Fabrizio Palla Aiuto scenografo: Martina Allegra De Rosa Supporto Organizzativo: Sara Carmagnola Consulenza Musicale: Giuseppe Farina Si Ringraziano: Ilaria Caputo, Rodolfo Olivier, Pio Manzotti, Alice Capoani, Mattia Franco, civica scuola d’arte drammatica Paolo Grassi, Spazio Tertulliano (MI), residenza Molino del Groppo (AL) Il detective sta per chiudere la sua agenzia quando una bionda mozzafiato entra in studio e gli sbatte sulla scrivania una dentiera, proponendogli un nuovo caso. Il detective accetta il nuovo incarico e sprofonda nelle tenebre di una città carica di sofferenza. Perso in un’indagine folle, senza sapere più a chi credere, diffida persino di se stesso e arriva a domandarsi il perché del suo stesso indagare. Così, alla fine dei conti, se Vittoria e Rinuncia appaiono uguali, forse è meglio abbandonarsi a del buon whisky scadente. Un monologo, scritto e cesellato sull’attore, ci guida attraverso un lungo teatro di casi umani. L’indagine  ricerca di senso nel caos metropolitano, ci porta verso il fondo. Verso un mondo che prende forma in scena su un affresco composito di tele, deformato e deformante. Una storia sbagliata. Un genere, il noir, trasfigurato. “Una drammaturgia che gioca con gli stilemi e i cliché del noir fino a trasformarli, piegandoli alle esigenze di una storia assurda quasi quanto la vita. Una messa in scena in cui il teatro è svelato anziché nascosto. Una scenografia dal tratto espressionista e surreale. Uno sguardo su di un mondo, il nostro, in cui la poesia va ormai cercata nelle urla al cielo dei barboni, nei bicchieri vuoti e nelle bottiglie finite. Vogliamo andare alla ricerca di quel senso che spesso non troviamo nel mondo intorno a noi. Quel senso che l’uomo contemporaneo non sa dove andare a cercare, nonostante ne sia terribilmente assetato. Questo è il nostro punto di partenza, ed è riassumibile in una parola: “serendipità”, ovvero il trovare una cosa cercandone un’altra. Il noir, usando la detective story come espediente narrativo, dipinge un mondo in bilico tra umanità e disperazione tipico dei momenti di crisi. Per questo abbiamo deciso di farlo nostro: perché funzionale a raccontare il nostro disagio e la crisi di valori del mondo che ci circonda”. Davide Lorenzo Palla Spettacolo in abbonamento. Biglietto: 6 euro. L’arte della commedia ore 20.00 Palco Teatro Alfieri di Eduardo De Filippo con Michele Altamura, Vittorio Continelli, Nicola Conversano, Simonetta Damato, Nicola Di Chio, Gianluca Delle Fontane, Patrizia Labianca, Riccardo Lanzarone, Michele Sinisi regia Michele Sinisi collaborazione alla regia Michele Santeramo scene e luci Michelangelo Campanale costumi G.D.F. Studio organizzazione Antonella Papeo distribuzione Teatro Minimo collaborazione alla produzione Francesco Fisfola produzione Teatro Minimo in coproduzione con Fondazione Pontedera Teatro /Fondazione Teatro Piemonte Europa con il sostegno di 
Teatri Abitati / Assessorato alla Cultura del Comune di Andria “Campese, capocomico di una compagnia di guitti, si reca da De Caro, prefetto di un capoluogo di provincia appena insediato, e gli espone i problemi della compagnia. I due discutono sulla crisi del teatro, sul ruolo dell’attore, sui repertori e infine sul rapporto tra finzione e realtà, manifestando profonde divergenze. Campese invita il prefetto al suo spettacolo, sperando che la presenza di un’autorità possa invogliare la gente ad andare a teatro; De Caro, però rifiuta e lo congeda bruscamente. Ma Campese si appropria di una lista di persone che devono essere ricevute e lancia una sfida: sarà in grado De Caro di distinguere fra le persone reali e i suoi attori travestiti? Dal prefetto si avvicendano le persone che avevano chiesto udienza presentando i loro casi e lui, nuovo del luogo, non riesce a capire se sono reali o se sono attori della compagnia. Nemmeno quando arriva il Maresciallo che dovrebbe arrestare Campese. Credo che ciascuno di noi nella propria vita prima o poi incontra il proprio Prefetto. Una o più  volte purtroppo ci capita di vestire i panni di Campese nonostante la stanchezza e gli schiaffi ricevuti. Con molta dignità però mettiamo la giacca, facciamo il nodo alla cravatta e andiamo di primo mattino a parlare di noi, colla speranza che il Prefetto ci stringa la mano e dica: sì. Ahimè non di rado però il Prefetto, comunque essere umano pure lui, risponde al nostro desiderio di ascolto con lo scherno o ancora più cinicamente con l’indifferenza. A me fa male. Però finisco per ingoiare il rospo perché sono stato educato a non distruggere ogni probabilità anche minima che le cose possano migliorare. Ma in certi momenti, quando la misura non la trovo malgrado l’impegno, finisco per agire perché bisogna anche compensare il vortice delle proprie emozioni. Allora succede che al Prefetto chiedo il rispetto che comunque si deve ad un essere umano che ha solo sperato in una stretta di mano accompagnata da un sì. Non che si pretenda di scrivere tutti i finali ma è giusto penso desiderare l’ascolto”. Michele Sinisi Spettacolo in abbonamento. Biglietto: 6 euro. Fuori dagli Schermi dalle 21.00 alle 24.00 Piazza San Secondo In piazza San Secondo si alterneranno i Ladri di cartapesta con le loro arti circensi (motociclo, giocoleria con fuoco, acrobatica e molto altro), Scoppio con l’arte della clownerie e Teatro Molecolare con apparizioni di teatro di figura. Evento gratuito Fratto_X ore 21.30 Palazzo del Collegio di Flavia Mastrella, Antonio Rezza con Antonio Rezza e con Ivan Bellavista (mai) scritto da Antonio Rezza habitat di Flavia Mastrella assistente alla creazione Massimo Camilli , disegno luci Mattia Vigo organizzazione generale Stefania Saltarelli una produzione RezzaMastrella – Fondazione Teatro Piemonte Europa – TSI  La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello Il telecomandato gira in cerchio: la spensieratezza non ha luogo. Entra la ferraglia con la pelle appesa. E con la voce forte. Si gira e se ne va. Urla da lontano parole piene d’eco. Torna e se ne va. L’eco ammutolisce. Un taxi perduto è un lamento mancato, disperazione in cerchio con autocritica fasulla, vittimismo di regime, modestia tiranna e tirannia del consueto. Tutto ciò che si assomiglia va al potere. E Rocco e Rita a fare uno il verso non dell’altro ma dell’uno. A imitar se stessi c’è sempre da imparare. Ma chi imita se stesso è la cancrena nell’orecchio di chi ascolta. E marcisce l’ambizione. L’ansia non è uno stato d’animo ma un errore posturale. Forma e demenza non viaggiano mai sole. Tra le dune di un deserto, uccelli migratori volano felici sulla testa di due uomini sereni, lievemente turbati dall’arroganza del potente di turno, essere antropomorfo con le braccia malformate dal compromesso elettorale. La cultura è fatta a pezzi da chi ama sceneggiare. E poi la voce di uno fa parlare l’altro che muove la bocca per sentito dire. E si lamenta del suo poco parlare con la voce che lo fa parlare. Litiga con la voce che lo tiene al mondo. Applausi a chi ha ben poco da inchinare. Rarefatta dalla santità, Rita da Cascia oltraggia la provenienza, si ama non per sentimento ma per residenza: siamo sotto un fratto che uccide, si muore per eccessiva semplificazione. Il lottatore di sumo desume che dedurre è un eccesso. Sindoni a confronto con cartoni animati redentori. Guerrieri di ritorno da niente e specchi carnefici a mettere parole in bocca allo specchiato. Note di Antonio Si può parlare con qualcuno che ti dà la voce? Si può rispondere con la stessa voce di chi fa la domanda? Due persone discorrono sull’esistenza. Una delle due, quando l’altra parla, ha tempo per pensare: sospetta il tranello ma non ne ha la certezza. La manipolazione è alla base di un corretto stile di vita. Per l’ennesima volta si cambia forma attraverso la violenza espressiva. Mai come in questo caso o, per meglio dire, ancora come in questo caso, l’odio verso la mistificazione del teatro, del cinema, della letteratura, è implacabile. Il potere sta nel sopravvivere a chi muore. Noi siamo pronti a regnare. Bisognerebbe morire appena un po’ di più. Note di Flavia L’habitat Fratto_X è un impeto da suggestioni fotografiche. Le immagini raccontano la strada che corre e l’impossibilità di agire. Scie luminose si materializzano con l’inquietante delicatezza dei fiori visti da vicino. Come -14-21-28 anche Fratto_X è un ideogramma, insegue la leggera freschezza vibrante del tratto e il colore saturo dell’immagine in 3d. Una distesa di pelle calda organizza figure antropomorfe, sommerse dalla carne e dalla carnalità, vittime disponibili alla persuasione di massa. L’inutilità permea e comprime i personaggi che si affacciano da un divieto X. La Sedia, mezzo mutante color azzurro, pelle e ruggine, è presa in prestito dal teatro di narrazione. Il Telecomandato geneticamente alterato e il Miracolo dell’urbanizzazione sono sculture mobili dipendenti. La carcassa del guerriero viene riproposta come presenza epica solo nella forma e nell’atteggiamento. Spettacolo in abbonamento. Biglietto: 15 euro, ridotto abbonati: 12 euro Shitz – Pane, Amore e… Salame ore 22.00 Palazzo Ottolenghi Liberamente tratto da: Hanock Levin Interpreti: Mauro Lamantia, Valentina Picello, Matthieu Pastore, Mattia Sartoni, Simone Tangolo Musiche originali: Filippo Renda, Simone Tangolo Traduzione: Matthieu Pastore Regia e Drammaturgia: Filippo Renda Fotografa di scena: Wanda Perrone Capano Produzione: Idiot Savant/Ludwig Shitz racconta la storia di una famiglia ebrea di epoca contemporanea; Shitz, il padre, e Setcha, la madre, non desiderano altro, per la propria realizzazione, che far sposare la figlia Shpratzi. Finalmente, ad una festa, l’emarginata Spratzi incontra Tcharkés, un giovane arrivista dalle velleità imprenditoriali. I due subiscono uno strano e poco credibile colpo di fulmine e decidono, la sera stessa, di sposarsi. Dopo i festeggiamenti, folli ed estenuanti, del matrimonio, inizierà il turbine di avvenimenti che trascinerà sardonicamente la famiglia da un’illusoria “meritata” felicità, agli abissi dello sconforto. Rielaborando il testo di Hanock Levin, Filippo Renda tenta di cogliere i lati più grotteschi ed estremi della vicenda volendo esaltare, nella prima parte, le intuizioni comiche geniali proprie della cultura Yiddish e, nella seconda, la profondità della riflessione sociale che esce dalla realtà narrata circoscritta, per divenire preoccupantemente universale. La famiglia Shitz si presenta al pubblico con un irriverente cinismo, un distacco grottesco, che paiono delinearne i componenti con tinte fumettistiche ed irreali. In realtà, nel corso della storia, verrà rivelata una latenza cancerogena che spingerà la famiglia, non tanto ad un gioco al massacro, quanto ad una vera e propria autodistruzione. Una satira che condanna l’inanità di ogni voracità umana: la sete del palato, quella di potere, quella di affermazione del proprio Io (non insieme agli altri, ma attraverso gli altri). Un cabaret sfigato, recitato senza vittimismo: ciò che fa tanta pena è la grande convinzione di poter realizzare i propri intenti, riempirsi di desideri fino a scoppiarne. I personaggi subiscono, nella loro “corsa alla pancia piena” un imbruttimento progressivo che li farà sembrare, causa la loro spietata necessità di giustificare la propria esistenza, dei mostri di egoismo. Nonostante tutto gli attori non recitano la mostruosità: si limitano (e niente può essere più limitante) ad essere ingoiati dal loro istinto di sopravvivenza, mal digeriti e rigurgitati in una realtà contorta che li deforma e, da spettacolari, li rende scandalosi. Un “assaggio” dello spettacolo è stato presentato durante Scintille 2012 con grande successo di pubblico ed è valso alla compagnia una menzione speciale. Spettacolo in abbonamento. Biglietto: 6 euro. Prevendita presso la biglietteria del Teatro Alfieri (dal martedì al venerdì, orario continuato 10-17) Info: 0141.399057 – 0141.399040 BEST OFF LA CASA DI BERNARDA ALBA NUOVO PALCOSCENICO ore 19.00 – ore 22.30 Casa del Teatro via Scarampi di Federico Garcia Lorca Bernarda: Chiara Angelini 
Maria Josefa, madre di Bernarda: Cinzia Pavese 
Angustias, figlia di Bernarda: Daniela Vizzotto 
Magdalena, figlia di Bernarda: Ambra Ferrarotti 
Amelia, figlia di Bernarda: Ivana Cantaro 
Martirio, figlia di Bernarda: Monica Guglielminetti 
Adela, figlia di Bernarda: Dania Milanese 
La Poncia, serva: Paola Budel 
Serva: Cinzia Pavese Commento ed esecuzione musicale: Riccardo Barena 
 
Regia di Giuseppe Costantino 
 
Al centro dell´ opera, tutta al femminile, una “madre padrona” che tiranneggia sulla vita delle sue cinque figlie, isolate dal mondo civile e soprattutto da quello maschile, soggette a regole morali primordiali tra cui vigono l´ obbligo della castità e della dignità. Una imposizione che segna indelebilmente i rapporti tra le sorelle pronte a distruggersi a vicenda piuttosto che vedere una sola di loro poter realizzare i propri desideri. Rancore e invidia sono i sentimenti prevalenti di fronte alla presenza di una madre disamorata che “passa sul cadavere” delle proprie figlie pur di mostrare all´ esterno la purezza della sua prole. 
Mai, nella letteratura spagnola, le donne sono state al centro come in questo dramma lorchiano. E, paradossalmente, mai l´ uomo assente ha dominato tanto le loro vite. Il vuoto lasciato dall´ uomo nella casa di Bernarda e che lei, eroicamente, tenta di occupare, si rivelerà un baratro dove precipiterà tutto il gineceo. In assenza dell´ uomo Bernarda adotta il ruolo ordinatore che la tradizione assegnava a lui ma l´ adeguamento a questo ruolo è inficiato dalla sua artificiosità e avrà una ricaduta dolorosa e violenta per tutte. A fare da collante del capolavoro di Lorca quel senso di inquietudine chiamato dagli spagnoli “duende”: è aver voglia di piangere, provare la paura, il brivido, la terribile vertigine che spinge verso un abisso di estasi e di spavento in cui i dubbi esistenziali, le pene, i tormenti, si dissolvono con una semplicità inspiegabile. Il vero duende è alla ricerca di questo istante, cammina sulla lama di un coltello, tra equilibrio e follia, tra ribellione e rassegnazione. Il vero duende è pieno di grida e di silenzi, due estremi apparentemente inconciliabili ma che qui procedono insieme. Il vero duende non provoca godimento, ma dolore.  
Non è una sequenza di armonie o di cadenze melodiose per incantare l´ orecchio. Il vero duende è fatto di voci lacerate che fanno male, anzi che feriscono, è in sintesi, la più primitiva delle catarsi. Biglietto: 6 euro. BEST OFF Racconto teatrale tra cronaca e poesia sull’esperienza delle Società Operaie di Mutuo Soccorso Mutuo Appoggio ore 21 Cascina del Racconto Autore: Antonella Enrietto Musiche e rime: Luciano Gallo Interpreti: Antonella Enrietto e Luciano Gallo Sostenuto da Fondazione Centro per lo studio e la documentazione delle Società di Mutuo Soccorso Onlus Uno spettacolo tra cronaca e poesia per fare un salto nel passato senza perdere di vista presente e futuro. Il “mutuo appoggio” è la vocazione, profonda e consapevole, che ha ispirato l’intera esperienza delle Società Operaie di Mutuo Soccorso, nata nel 1848, agli albori dell’Unità d’Italia. Il testo dello spettacolo è stato elaborato a partire dalle memorie orali, dai racconti e dai canti raccolti sui territori. Volti e voci precise, ma dentro a quelle vite singolari si disegna un paesaggio, un orizzonte collettivo. Fonte indispensabile, oltre alle testimonianze orali, sono stati gli archivi, i verbali, i copialettere e l’appassionata cura di chi nel tempo ha tramandato ricordi e documenti preziosi. Il risultato è uno spettacolo che si appoggia a molteplici linguaggi teatrali: dall’interpretazione al racconto, alla lettura interpretativa, dal canto alle tecniche clown, ben lungi dall’essere uno spettacolo didattico. In un momento storico nel quale si comincia a parlare di gruppi di acquisto, di decrescita, di banca del tempo, di consumo equo e solidale (solo per citare alcuni esempi), una storia come quella delle SOMS rappresenta un patrimonio di solidarietà esemplare, un’esperienza umana entusiasmante e significativa. Biglietto: 6 euro. BEST OFF Attenti al cane (prima nazionale) Parthenos ore 21.30 e ore 22.45 (replica) Cà  del Miclass Di Irene Forneris Produzione: Arte & Tecnica Asti Regia: Marco Viecca Cast: Giovanni Mancaruso, Irene Forneris, Daniela Placci Costumi e scenografie: Jane Ernest Un percorso sincretico di sperimentazione fra recitazione, performance e una forte componente musicale intrapreso da giovani artisti locali. Nato da un soggetto di Irene Forneris e Giovanni Mancaruso, lo spettacolo trae ispirazione dalle riflessioni che Zygmunt Bauman elabora ormai da anni sulla nostra società, denominata da lui “società liquida”, sulla differenza che esiste tra società e comunità, dove per comunità si intende la provenienza di un individuo e per società la destinazione di questo. Lo spettacolo si pone l’obbiettivo di mostrare una possibilità di scelta, di rinnovamento e di equilibrio, impossibile da vedere ma imprevedibile come il futuro, poiché “sugli uomini grava questa maledizione: la costante necessità di scegliere” esattamente come dirà Viola, una dei personaggi: “c’è sempre una terza via”. Un cuore bianco: sarebbe bello dirlo di se stessi. C’è in questo titolo -che è anche una preghiera -un desiderio di accoglienza della realtà, così come si manifesta, senza timore del risultato, senza forzature né volontà di potenza. Il possessore (presunto) di questo animo candido è Cane, come lui stesso si è battezzato, un ragazzo che vive ai margini di una città (non ci è dato sapere quale), costruendosi un mondo immaginifico a partire dai rifiuti che trova nei suoi vagabondaggi, assemblando scarti di strumenti elettronici con oggetti “trovati”, smarriti o rubati ai proprietari di quel mondo “fuori” da cui lui rifugge. Cane ha scelto l’isolamento; nel suo eremitaggio porta con sé una creatura con il suo stesso nome, una presenza costante nei suoi discorsi quanto invisibile agli occhi degli spettatori. L’isolamento viene ciclicamente interrotto dall’arrivo di tre figure, visitatori dal mondo esterno, che incappano nella sua tana cercando un contatto in prima battuta delicato, poi insistente. Presenze fantastiche agli occhi di Cane, che al contrario instaurano un rapporto concreto, fisico e repentinamente lo trascinano in una morsa soffocante e feroce mettendolo crudelmente di fronte ai ricordi, ai doveri e alle pressioni della sua vita precedente. Scopriamo a poco a poco che Cane non è  altro che un “ragazzo perso”, scappato dagli obblighi e dalla routine della sua vita civile, l’erede da favola di una grande dinastia che ha trovato la sola strada della fuga dalla realtà per conservare intatta la sua anima. “Un cuore bianco”s’interroga sulle coercizioni sociali alle quali siamo sottoposti e di cui spesso neanche ci accorgiamo. Biglietto: 6 euro. BEST OFF Trilogia Pinteriana: Il calapranzi Ore 21.30 Casa del Teatro via Goltieri Con Giancarlo Adorno e Riccardo Garbarino Regia di Fabio Fassio Produzione Casa del Teatro Via Goltieri Seconda tappa di una trilogia dedicata ad Harold Pinter, a cinque anni dalla sua scomparsa. Due sicari in un seminterrato, una situazione ai limiti dell’assurdo ma spietatamente reale. Uno dei testi più surreali e inquientanti di Pinter in cui la tensione e l’attesa crescono battuta dopo battuta fino al colpo di scena finale. Biglietto: 6 euro. BEST OFF Trilogia Pinteriana: L’amante Ore 23.00 Casa del Teatro via Goltieri Con Dario Cirelli e Elena Romano Regia di Fabio Fassio Produzione Casa del Teatro Via Goltieri Terza tappa di una trilogia dedicata ad Harold Pinter, a cinque anni dalla sua scomparsa. L’ambiguità e lo squallore di una coppia vengono esplorati con grande maestria e profondità. Un testo fatto di silenzi e non detti, di equivoci e tensione in cui nulla è ciò che sembra, soprattutto la felicità. Biglietto: 6 euro. Giovedì 4 luglio Omaggio a Villavecchia Ore 18.00 Sala Pastrone Ingresso gratuito STORMO rEVOLUTION Dalle 19.00 alle ore 24.00 Piazza San Secondo Un progetto sostenuto da Campo Teatrale, CRT – Centro di Ricerca per il Teatro, Lab121, AV Turné, Politecnico di Milano, OCA – Officine Creative Ansaldo Effetto Larsen aprirà  il 4 luglio “Erbacce di città” di Lorenza Zambon al festival Asti Teatro 35 con una performance urbana, nuova tappa di lavoro del progetto STORMO rEVOLUTION. Lo STORMO è un gruppo di persone che condivide un linguaggio fisico fondato su regole prese dal comportamento animale: quelle utilizzate dagli uccelli per migrare, dalle prede per sopravvivere, dai gruppi numerosi per organizzarsi. Spunti di movimento che offrono al corpo la possibilità di aprirsi alle relazioni con gli altri attraverso la consapevolezza dei corpi,  risvegliando la profonda, contagiosa e irreversibile gioia che il corpo riconosce nella realizzazione di una forma collettiva. Planando sulla città, STORMO produce gioco, libera il corpo, propone soluzioni alternative, istintuali e dunque non mediate da logore forme precostituite. Realizza nelle membra, nei respiri, negli sguardi di chi è dentro e di chi osserva da fuori la chimera di un’intelligenza collettiva, l’incanto di un unico passo. Dopo le tappe milanesi degli ultimi mesi, la casa degli alfieri offre allo STORMO la prima occasione di migrazione: una sessione di lavoro di 4 giorni, aperta a tutti coloro che desiderano partecipare. Evento gratuito La turnàta Italiani Cincali Parte Seconda ore 19.30 e 30.00 (replica) Piccolo Teatro Giraudi di Nicola Bonazzi e Mario Perrotta  
interpretato e diretto da Mario Perrotta Compagnia del Teatro dell’Argine  
 
Se sei emigrante la prima cosa che ti devi imparare è che nna enùta è solo nna enùta, mentre la turnàta è per sempre… – Due termini per indicare la stessa cosa: il ritorno. Ma la differenza è fondamentale. Me l’hanno spiegata con parole semplici ma inequivocabili. Nna enùta (una venuta), è nna fesseria, il tempo di guardarsi attorno veloci, senza mettere a fuoco i luoghi e le facce, per ripartire subito e dimenticare…  
La turnàta, invece, è altra cosa… vuol dire che hai raggiunto l’obiettivo, ti sei sistemato, puoi mettere a fuoco, ricordare le facce e i luoghi perché ora stai per tornarci, definitivamente.  
Ancora una volta loro parlano e io ascolto, registro cassette su cassette, raccolgo materiali, lettere, annoto sensazioni. Ma, soprattutto, cerco di tenere a mente gli sguardi, sono quelli che mi raccontano più di ogni parola, sono gli sguardi ciò che dovrò portare con me quando racconterò la loro storia. E ognuno ha il suo di sguardo, frutto di vicende personali e familiari, frutto delle diverse esperienze lavorative, del livello di integrazione raggiunto all’estero. Anche il luogo scelto per emigrare sembra avere un peso: c’è un sguardo da Belgio, uno da Germania, uno da Svizzera, ma, soprattutto, c’è uno sguardo da enùta e uno da turnàta. Chi è rimasto e chi è tornato. Due categorie distinte e di facile comprensione.  
E alla fine degli anni sessanta molte erano le “venute”, magari anche con la macchina – …ché chi partiva in treno, tornava in macchina, sennò che tornava a fare…- magari con una macchina nuova multiaccessoriata – …versione Sport, pelliccia sui sedili, volante in pelle e doppia marmitta che tuona, per dare un sentimento di potenza a chi ti guarda…-, magari anche con la moglie bionda, biondissima, anche lei superaccessoriata – …ché chi partiva scapolo, tornava con la femmina, sennò che ci era andato a fare…- ma sempre di “venute” si trattava, per poi ripartire e dimenticare.  
Le turnàte invece erano poche ed erano un’avventura.  
Chiudere una vita passata all’estero in un camion – armadio, letti, corredo, servizi di piatti, pentole, quadri, foto, lettere, lettere di licenziamento, di assunzione, passaporto, visti sul passaporto, conto in banca, cassa malattia, visite mediche alla frontiera, viaggi in treno, compagni di viaggio, amici, nemici, mangianastri, mangiadischi, dischi italiani, ricordi, belli, brutti, la Germania, il Belgio, la Svizzera, cìncali, umiliazioni, riscatti, la prima macchina, la seconda… – e guardarlo partire quel camion. E poi accendere la macchina e seguirlo. Passare la frontiera. Arrivare sino a Bologna dove finisce l’autostrada. Arrivare nel Salento dove finisce l’asfalto. Arrivare a casa dove finisce tutto. Allora vuole dire che ti sei sistemato…  
Da Zurigo a Lecce i chilometri sono 1400. Un’avventura. Soprattutto se non hai un camion; soprattutto se non hai armadio, letti, corredo, servizi di piatti, pentole… soprattutto se la turnàta la fai non perché ti sei sistemato ma perché – …gli svizzeri ti hanno fottuto! -; soprattutto se in macchina ci sono un nonno morto, un sindacalista e un bambino che ha vissuto cinque anni murato in una stanza. Un’avventura. Spettacolo in abbonamento. Biglietto: 6 euro. Caos (remix) ore 22.00 Palazzo del Collegio Progetto e regia: Valeria Cavalli, Claudio Intropido Coreografia: Susanna Baccari, Valeria Cavalli Scene e disegno luci: Claudio Intropido Consulenza musicale: Gipo Gurrado Direttore di produzione: Daniela Quarta Assistente di produzione: Francesca Leonardi Interpreti: Francesco Alberici, Andrea Battistella, Ludovico D’Agostino, Jacopo Fracasso, Andrea Lietti, Isabella Perego, Maria Cristina Stucchi, Clara Terranova, Melissa Valtulini. Produzione: Quelli di Grock 1.300 repliche (in Italia e nel mondo) 24 anni (età anagrafica) 395.000 spettatori (entusiasti) 1.274.000 gradini (calpestati) 50 metri cubi di acqua (rovesciati) 72 chili di mele del Trentino (masticate) 579 chilometri di palcoscenici (attraversati) 5.382 saluti (coreografati) 216 ore di applausi (ricevuti) 170.000 litri di sudore (versati) Nel 1988 la Compagnia Quelli di Grock crea lo spettacolo che segna la propria storia, rimanendo nella mente di molteplici pubblici, dall’Italia all’Europa, alle Americhe. Molti anni di tournée e presenza nei maggiori festival italiani e stranieri: Festival Internazionale di Lugano (2007), Florence Dance Festival (2004), Sze Bunte Wahne, Horn (Austria 2002), Méli mome, Reims (Francia 2000), Premio Florencio de Critica Teatral Uruguaya, (Montevideo 1999), Festival Mess (Sarajevo 1998), Biennale Theatre, (Lione 1997) solo per citarne alcuni. A distanza di ventiquattro anni e fedeli al profondo pensiero che l’arte nel tramandarsi si rinnova, Quelli di Grock affida a una nuova generazione di attori il suo spettacolo più magico e irresistibile, “Caos”, in una versione “remix”. Rinnovato rispetto all’originale, Caos (remix) è costruito attingendo alle tecniche del teatro‐danza, patrimonio consolidato nello stile di Quelli di Grock. Si sviluppa intrecciando parole taglienti, pensieri, concetti e dinamiche universali con i gesti catturati dalla quotidianità. In un’atmosfera surreale governata da giochi di luce raffinati ed esasperati, una compagnia di 9 attori – danzatori (5 uomini e 4 donne), si muove sullo sfondo di “una città che sale”. Coreografie potenti invadono gli spazi gettando uno sguardo mordente e ironico sui “troppo pieni” e “troppo vuoti” del nostro vivere in cui tutto si consuma e tutto si ripete. Corpi trasformati in massa indistinta, sincronizzati come gli ingranaggi di un orologio; marionette metropolitane, inconsapevoli, governate da tempi e ritmi precisi e claustrofobici. Ma come in un orologio un solo ingranaggio può far fermare la macchina, così per il gruppo, un movimento sbagliato può spezzare l’ordine prestabilito e creare il Caos. Un’esplosione di energia contagiosa e un palpito potente invaderanno il palcoscenico per dilagare in platea con un torrenziale finale coinvolgente, quanto inaspettato. Lo spettacolo è stato ospite del Fringe Festival di Spoleto e del Festival Lunatica ad Aulla (luglio 2012). Spettacolo in abbonamento. Biglietto 15 euro, ridotto abbonati: 12 euro. Giorgio e io: 40 anni al Piccolo Teatro ore 20.30 Palco Teatro Alfieri a cura di Claudio Beccari di e con Giancarlo Dettori Una serata per ricordare il «maestro». Giorgio e io, un omaggio a Giorgio Strehler ideato e diretto da Giancarlo Dettori, a cura di Claudio Beccari. La voce narrante di Giancarlo Dettori accompagnerà lo spettatore in un viaggio fatto di ricordi, interviste, lettere, scritti, appunti di regia, alla scoperta del mondo nascosto di Strehler. Spettacolo in abbonamento. Biglietto 6 euro. Prevendita presso la biglietteria del Teatro Alfieri (dal martedì al venerdì, orario continuato 10-17) Info: 0141.399057 – 0141.399040 BEST OFF UNA, NESSUNA, CENTOMILA da un’idea di Daniela Tusa e Allegra De Mandato dalle 18.00 Casa del Teatro via Scarampi Un’intera giornata dedicata alle donne in collaborazione con il gruppo “Se non ora quando” di Asti Cosa vuol dire violenza sulla donna? Nel tentativo di sviare, fuggire, mancare la risposta, uscire dal cliché della donna in quanto ruolo, che sia sociale, umano, materno, mestruale, morto nel cercare di nominarlo. Un femminile più che mai piegato dal maschile, una violenza che, numeri alla mano, è  diventata sinonimo di femminile stesso. Una violenza che è  fisica: donne deturpate con l’acido, donne uccise, ragazze di quindici anni portate al suicidio dallo stalking, sia fisico sia online, donne costrette a restare chiuse in casa, donne violate senza che se ne accorgano finché il logorio non diventa morte. Il tentativo è quello di rimbalzarci la domanda e buttare i germi di un lavoro di costruzione, la costruzione di personaggi che incarnino il femminile, lo raccontino, lo vedano, lo attraversino. Ore 21.00 esito del Laboratorio di drammaturgia e recitazione curato da DANIELA TUSA e ALLEGRA DE MANDATO A seguire STOCCOLMA Vincitore del Premio Fara Numè Presentato al Teatro dell’Orologio di Roma nella Rassegna “Nuda Anima” del 2012 ATTO UNICO DI ALLEGRA DE MANDATO. REGIA EMANUELE ARRIGAZZI. CON SERGIO DANZI E ILEANA SPALLA. Non sono un’ombra, anche se un’ombra si diparte da me. Sono una moglie. SYLVIA PLATH. Una donna, una vittima, un carnefice. Un carnefice che potrebbe essere chiunque, una vittima che potrebbe essere chiunque. Un uomo, una donna. Una storia come tante. Diversa da tutte, uguale a tutte. Un fatto di cronaca, un dialogo sospeso nel tempo. Una domanda perché? BEST OFF All’inferno! Farsa di una Commedia Ore 21.30 Liceo Scientifico F. Vercelli Palazzo Ottolenghi Biglietti: 6 euro BEST OFF Cascina del racconto ore 21.30 Farsa del bracho e del Milaneiso innamorato in Ast Concerto-spettacolo Di Giovan Giorgio Alione Gruppo di Musica Antica La ghironda I musici: Florio MICHELON (symphonia, ghironda, liuto, saz, piva e citerna) Massimiliano LIMONETTI (ciaramella, pifferi, flauto dolce e cornamusa) Walter MUSSANO (flauti dolci) Aba RUBOLINO (viella da braccio) Tommaso GHEDUZZI (viella da gamba) Maurizio PERISSINOTTO (liuto, colascione e citerna) Flavio MORTARA (flauto basso, cromorno basso) Pietro PONZONE (percussioni) Le voci: Marzia GRASSO e Andrea MARELLO Gli attori: Aldo CABODI, Giorgio GALLO, Gloria GIANOTTI, Tiziana MIROGLIO Scenografia: Andrea MARELLO Testo tratto da Studio di una farsa dell’Opera Iocunda di Giovan Giorgio Alione Trascrizione italiana: Cristina Sanmartin – 1992. Università degli studi di Torino. Facoltà di Magistero. Corso di laurea in Materie Letterarie. Giovan Giorgio Alione (Asti, ca. 1460-1470 – Asti, 1529) scrisse farse di grande impatto teatrale con un linguaggio mutuato da vari dialetti: dall’astigiano vero e proprio, al lombardo, allo spagnolo, al francese, al latino maccheronico. Lo spettacolo alterna la recitazione di alcune delle scene più significative della farsa con l’esecuzione di musiche rinascimentali del primo ‘500. La farsa, tratta dall’Opera Jocunda, è verosimilmente ambientata durante una delle due fiere di Asti di inizio ‘500 e racconta le vicende di due amanti scoperti dal marito della donna che decidendo di ucciderli manda a chiamare un prete per confessarli. Ma al posto del prete si presenta una complice che scambia il travestimento ecclesiastico con gli abiti del colpevole e si mette a giacere accanto alla donna con grande stupore del marito… Ingresso gratuito BEST OFF Animal Farm by Gorge Orwell Ore 22.45 Palazzo Ottolenghi Liceo Scientifico F. Vercelli Biglietti: 6 euro Venerdì 5 luglio Sempre così ragazzi Amori d’Oriente nell’opera di Nico Naldini ore 19.00 e ore 22.00 (replica) Palco Teatro Alfieri Lettura scenica: Arturo Cirillo Testi: Nico Naldini Lluci e scelta musicale: Badar Farok La lettura è nata per la rassegna “Garofano Verde – scenario di teatro omosessuale” a cura di Rodolfo di Giammarco. “Forse in queste note dovrei parlare del perché ho deciso di leggere alcune poesie, ma anche un ritratto in prosa, di Nico Naldini. Forse dovrei raccontare di cosa parlano le poesie di Nico Naldini, o almeno quelle che ho scelto io. Ne ho una certa reticenza, senza sapere neanche bene il perché. Sarà che la ragione e l’argomento di queste letture in un certo senso coincidono. Sono l’amore per un altro mondo: il magreb, il nordafrica, il mondo arabo, forse semplicemente un altrove. Un amore difficile, che può essere vissuto in tanti modi, e che può essere raccontato come anche taciuto, tenuto dentro di sé come una cosa preziosa da non dissipare. Io non l’avrei mai raccontato se non avessi incontrato un’opera d’invenzione dietro la quale nascondermi. Quest’opera è stata per me le poesie di Nico Naldini. Come si dicono le poesie? Si possono recitare? Credo che semplicemente si dicano, e per dirle bisogna inventarsi un personaggio: colui che le ha scritte. Io farò finta che questo personaggio sia io, anche se non lo sono. Farò finta di averli conosciuti questi ragazzi, fonte di tante croci e delizie. E potrò fare finta anche perché Naldini li ha già trasfigurati, li ha già allontanati dal limite ristretto dell’autobiografia per farli essere una metafora, un alibi. Sono mai esisti Houssem, Karim, Youssef, Aymen, Rashid? Forse no, ma qualcuno a loro molto simile sì. Sicuramente ciò che è esistito, e che continua ad esistere, è il desiderio per qualcuno di incontrarli, d’innamorarsene, di rincorrerli o di restare fermi ad aspettarli. E poi, se se ha avuto il dono della scrittura, farli diventare poesia”. Arturo Cirillo Spettacolo in abbonamento. Biglietto: 6 euro. Burattinate (vedi scheda a parte) Dalle 19.00 alle ore 24.00 Centro storico Evento gratuito Un Bès  – Antonio Ligabue ore 20.00 Piccolo Teatro Giraudi Mario Perrotta / Teatro dell’Argine uno spettacolo di Mario Perrotta 
collaborazione alla regia Paola Roscioli 
collaborazione alla ricerca Riccardo Paterlini 
foto Luigi Burroni 
organizzazione Stefano Salerno in collaborazione con Teatro Sociale di Gualtieri, Comune di Gualtieri, Associazione Olinda, dueL, Festival internazionale di Arzo (Svizzera), Ars – Creazioni e Spettacolo, Centro Teatrale MaMiMò, Compagnia DéZir (Belgio), Fondazione Archivio Diaristico Nazionale, Comune di S. Lazzaro di Savena. Primo di tre movimenti che ruotano intorno alla figura di Antonio Ligabue e al suo rapporto con i luoghi che segnarono la sua esistenza e la sua creazione artistica: la Svizzera, dove nacque e visse fino ai 18 anni; il territorio di Gualtieri (RE), sulle rive del Po; le sponde reggiane e mantovane dello stesso fiume Po, dove produsse gran parte dei suoi quadri e delle sue sculture. Il racconto del conflitto a tre tra lo “svizzero” Antonio Ligabue, il suo paesaggio interiore e il paese di Gualtieri sulle rive del Po. Ma indagare Ligabue significa soprattutto indagare il rapporto di una comunità con lo “scemo del paese”, da tutti temuto e tenuto a margine e accettare lo spostamento che provoca una nuova visione delle cose, una visione “folle”, che mette a rischio gli equilibri di chi osserva, costringendolo a porsi la classica domanda: chi è il pazzo? Una riflessione sulla solitudine dell’uomo Ligabue, sul suo stare al margine, anzi, oltre il confine. Sulla lacerazione di un’anima consapevole di essere un rifiuto della società e al contempo un artista. Mario Perrotta è una delle figure più  interessanti del panorama teatrale italiano contemporaneo. Conosciuto a livello nazionale ed internazionale per il suo lavoro di Teatro Civile, ha raggiunto la notorietà grazie al monologo teatrale “Italiani Cincali”, dedicato agli italiani minatori in Belgio. Dopo essere passato in tournée da Gualtieri, si è “innamorato” del paese e della figura di Ligabue e a lui ha deciso di dedicare il suo lavoro dei prossimi tre anni. Spettacolo in abbonamento. Biglietto: 6 euro Le memorie di Ivan Karamazov ore 21.30 Palazzo del Collegio Drammaturgia: Umberto Orsini e Luca Micheletti Interprete: Umberto Orsini Dal romanzo di Fjodor M. Dostoevskij Messa in scena: Luca Micheletti Distribuzione: Parmaconcerti Un percorso all’interno dell’ultimo e forse più grande romanzo di Fjodor Dostoevskij, I fratelli Karamazov, che Umberto Orsini affronta per la terza volta nella sua carriera d’attore come una vera e propria linea guida e “cavallo di battaglia”. Dopo il fortunato sceneggiato televisivo di Bolchi e il recente La leggenda del grande inquisitore, questo “nuovo Karamazov” è per Orsini l’occasione di confrontarsi direttamente con la complessità del personaggio più controverso e tormentato dell’intera epopea letteraria: Ivan Karamazov, il libero pensatore che teorizza l’amoralità del mondo e conduce forse consapevolmente all’omicidio l’assassino di suo padre; Ivan Karamazov, protagonista controverso e tormentato, colpevole e innocente insieme, ritorna a parlare, come un uomo ormai maturo che sente di non aver esaurito il suo compito, che sente il suo personaggio romanzesco troppo limitato per esprimere la complessità del suo pensiero e chiarire le esatte dinamiche dei “delitti” e dei castighi”… E così si confessa e cerca di raccontare la sua storia. Compila le sue memorie e tenta di fare luce sui propri sentimenti e sulla propria filosofia, provandosi a svelarne le implicazioni criminali in un vero e proprio thriller psicologico e morale il cui più alto vertice resta l’immaginario poema di Ivan che narra del confronto metaforico tra un Cristo ritornato sulla terra e un vecchio inquisitore che crede che Egli si meriti il rogo. Nella ricchezza d’un linguaggio penetrante quanto immediato e nell’avvicendarsi degli stati psicologici d’un personaggio “amletico” e imprendibile, Umberto Orsini è il grande protagonista d’un inedito viaggio nell’umana coscienza che non teme di affrontare tabù antichi e moderni (la morte del padre, l’esasperato vitalismo, l’incontro con il diavolo…) precipitando Ivan Karamazov nel suo personale “sottosuolo” dal quale egli compone delle allucinate eppure lucidissime memorie, quarant’anni dopo le vicende del romanzo di Dostoevkij. L’attore, accompagnato da una musica in stringente e fervido dialogo emotivo con le parole ch’egli pronuncia, dà luogo ad una straziata e commovente confessione a tu per tu con se stesso e con i propri fantasmi, a metà tra la finzione letteraria e il “pirandelliano” dissidio con un personaggio in cui ritrova le espressioni più oscure del proprio “io”. Spettacolo in abbonamento. Biglietto: 12 euro, ridotto abbonati: 12 euro. Prevendita presso la biglietteria del Teatro Alfieri (dal martedì al venerdì, orario continuato 10-17) Info: 0141.399057 – 0141.399040 BEST OFF Associazione artistico teatrale Les Petits Filous Fulvia Beatrice Romeo e Andrea Carlo Fardella ANGELINA ore 19.00 Casa del Teatro via Scarampi “Angelina un angelo. E ha un desiderio. Diventare di carne. Scrollarsi di dosso tutto quel bianco candore immateriale per sporcarsi con la vita. Discendere. Incarnarsi. Intraprende così un viaggio nelle pieghe più piccole dell’esistenza, danzandone la bellezza, l’insicurezza, la fragilità”. Biglietto: 6 euro. BEST OFF Farsa del Brancho e del Milaneiso innamorato in Ast Ore 21.30 (replica) Cascina del Racconto Biglietto: 6 euro. BEST OFF I cadaveri si spediscono e le donne si spogliano Ore 21.30 Casa del Teatro via Goltieri Testo di Dario Fo Con Marco e Francesco Ecclesia, Andrea Gambino, Maria Rita Lo Destro, Giulia Masoero, Federica Parisi, Gianvi Pugliese, Elisa Sconfienza – Regia di Fabio Fassio Produzione Casa del Teatro di Via Goltieri La neonata compagnia di giovani teatranti, ancora erranti alla ricerca di un nome e di un’ identità,  porta in scena tra le famigliari quinte della Casa del Teatro, un “esercizio di comicità”, con l’umile ma impegnativo intento di divertirsi e divertire. Nonostante sia ormai privo della carica rivoluzionaria con la quale denunciò la mancanza di una legge sul divorzio nell’Italia degli anni ‘50, il testo di Dario Fo I cadaveri si spediscono e le donne si spogliano, si presta decisamente all’operazione. All’interno di una misteriosa sartoria teatrale si susseguono ininterrottamente equivoci, scherzi clowneschi e colpi di scena che, col tipico linguaggio della farsa, finiscono per svelare una realtà sinistra e del tutto inaspettata…. Biglietto: 6 euro. BEST OFF Associazione artistico teatrale Les Petits Filous Fulvia Beatrice Romeo e Andrea Carlo Fardella ore 22.30 Casa del Teatro via Scarampi SBALLI RAVVICINATI DEL SOLITO TIPO “La notte di Capodanno. Una sala da ballo piena di sedie vuote. Due invitati alla festa. Non si conoscono tra loro. Il silenzio rotto da un giradischi che di tanto in tanto prende vita propria nel tentativo di colmare il disagio dell’attesa che giunga la mezzanotte. Due solitudini a confronto in una ricerca frenetica, ansiogena, surreale, ridicola e a tratti disperata di quella parte dell’amore che sembra offuscata, introvabile o addirittura perduta“. Biglietto: 6 euro. Sabato 6 luglio Amori (im)possibili ore 18.00 e ore 21.30 (replica) Piccolo Teatro Giraudi regia: Vittorio Borsari supervisione: Tatiana Olear interprete: Roberta De Stefano, Annagaia Marchioro e Valentina Malcotti scene: Vittorio Borsari, Egle Butkeviciute, Alice Capoani luci: Vittorio Borsari organizzazione Emanuela Naclerio compagnia: Le Brugole Una donna avvenente, mantenuta da un ricco protettore, vorrebbe riconquistare l’amante, tornata a trovarla dopo due anni d’assenza. Ma l’amante è innamorata di un’altra giovane donna. Da questo equivoco sentimentale si generano una serie di eventi che travolgeranno le protagoniste ed il pubblico fino alla fine dell’opera. Bugie, equivoci, finte alleanze, inganni e colpi di scena scandiscono la complessa trama e la burrascosa relazione tra le protagoniste. I personaggi nell’opera non si svelano completamente, restano protetti dietro un linguaggio a volte sofisticato, a volte grezzo e violento. Le parole nascondono i veri sentimenti dei personaggi, li celano con abilità per poi farli esplodere. Solo quando le donne saranno precipitate nella disperazione troveranno la via per abbracciarsi l’un l’altra. Questa divertente commedia intreccia grandi temi come il femminismo, l’omosessualità, la paura dell’abbandono ed il condizionamento sociale. Una grande mappa di sentimenti, figli di quell’amore travolgente che tanto ci fa soffrire e condiziona gli accadimenti delle nostre vite. La paura della solitudine e dell’abbandono riporteranno infine le due ex amanti l’una di fronte all’altra, inesorabilmente intrecciate nella complicità. Ma lo spettatore potrebbe avere il dubbio che qualcosa sia destinato a ripetersi ancora. Perchè in amore e in guerra tutto è permesso. Spettacolo in abbonamento. Biglietto 6 euro. Mistero Buffo e altre storie Dalle ore 19.00 alle ore 24.00 Piazza San Secondo Tratto da spettacoli di Dario Fo e Franca Rame Interpreti: i giovani diplomati della Scuola Paolo Grassi e dell’Accademia Nico Pepe. Coordinamento artistico: Massimo Navone Regia: Michele Bottini e Claudio De Maglio Mistero Buffo dal 1969, anno in cui Dario Fo e Franca Rame lo misero in scena per la prima volta a Milano in un capannone di Porta Romana, è stato replicato migliaia di volte in Italia e in tutto il mondo. Lo spettacolo nacque con l’intento di dimostrare l’esistenza storica di un teatro popolare di grande valore, che nulla aveva da invidiare ai testi di tradizione erudita, espressione della cultura della classe sociale dominante. C’erano monologhi di tradizione popolare, tratti da giullarate e fabliaux del medioevo, non solo italiane, ma provenienti da tutta Europa. A più di quarant’anni di distanza, l’impatto di queste storie sul pubblico continua ad essere forte e immediato, capace di far emergere pensieri e ideali condivisi. Ne sono la prova i ragazzi che vedono oggi per la prima volta questi testi recitati: coinvolti dalla vitalità  giocosa di questo particolare modo di raccontare, riscoprono la possibilità di riappropriarsi della ‘Storia’ da un punto di vista nuovo, cioè attraverso ‘altre storie diverse e attuali, proprio come accadde a quella generazione di giovani che lo videro in scena nei primi anni ’70. La presenza disponibile e affettuosa dei due Maestri ha aggiunto valore a questa esperienza, incoraggiando un passaggio di testimone tra le generazioni, perché continui a rinnovarsi la tradizione di questo teatro popolare e ‘politico’. Lo spettacolo ha partecipato con grande successo ai festival: Avignone off 2012, Mittelfest 2012, Giovani realtà del Teatro di Udine 2012, Le Vie dei Festival Roma 2012, Festival dei beni confiscati alla mafia Milano 2012. Evento gratuito Sarassine Un’ingannevole storia d’amore Cà  del Miclass ore 19.30 e ore 22.00 (replica) Di Valeriano Gialli con Valentina Virando e Alessandro Federico scenografia: Maurizio Agostinetto   luci: Francesco Dell’Elba. Sarrasine di Balzac è considerato un racconto geniale e di straordinaria originalità. I temi dell’amore e dell’estasi della bellezza sensuale e seduttiva, si intrecciano misteriosamente con il fascino dell’ arte (la scultura e la musica) e della moltiplicazione della ricchezza. Sarrasine è profondo e insieme superficiale. In scena si contrappongono una storia d’amore reale, che si svolge davanti agli spettatori, e una storia d’amore raccontata. Spettacolo in abbonamento: biglietto: 6 euro. La Fondazione Ore 20.00 e ore 23.00 (replica) Palco Teatro Alfieri Produzione: Nuova Scena – Arena del Sole – Teatro Stabile di Bologna Autore: Raffaello Baldini Interprete: Ivano Marescotti Regia: Valerio Binasco Scene: Carlo De Marino Musiche: Arturo Annecchino Luci: Vincenzo Bonaffini Costumi: Elena Dal Pozzo Suono: Giampiero Berti Regista assistente: Roberto Turchetta “Il grande poeta romagnolo Raffaello Baldini mi ha consegnato, prima di morire, il suo ultimo testo, poi pubblicato presso Einaudi, dicendomi: “fanne quello che credi”. La fondazione parla di un uomo che nella sua vita non riesce a buttare via nulla. Tiene da conto tutto, perfino le cartine che avvolgono le arance. La moglie lo ha mollato ma lui preferisce vivere tra la sua “roba”. Perché? Perché quella “roba” non rappresenta la sua vita, quella roba “è” la sua vita stessa. E quando quella “spazzatura” verrà buttata, anche lui seguirà la stessa sorte. Uno spettacolo comico solo perché spesso e fortunatamente, riusciamo anche a ridere di noi stessi, perché, come disse Leo Longanesi, “i difetti degli altri somigliano troppo ai nostri”. Ivano Marescotti “Ho un doppio privilegio in questo spettacolo: quello di lavorare con due grandi artisti come Baldini e Marescotti. L’incontro con un grande interprete è poco frequente per un regista. E con un grande poeta, ancor meno… Sono una coppia d’arte che viaggia insieme da molti anni. Sono stati in qualche modo gli ‘scopritori’ l’uno dell’altro. Hanno un’intesa intima e inafferrabile. Hanno una storia d’amore felice. Il regista in questi casi corre il rischio di fare il terzo incomodo… A un certo punto tra noi c’era una creatura nuova ed era il Personaggio. Un bel giorno è arrivato, si è sistemato dentro alla voce di Ivano, dentro al suo sguardo, ed era come se fosse sempre stato lì, con noi. Una presenza fortissima, ma gentile come un ricordo… Insomma,  un bel giorno quest’uomo è arrivato alle prove, e finalmente il regista ha trovato qualcosa da fare: occuparsi di quell’uomo senza nome. Tessere intorno a Lui un’atmosfera che ne rispettasse i silenzi, l’intimità e anche la sua irresistibile simpatia…”. Valerio Rinasco Spettacolo in abbonamento. Biglietto: 6 euro. Prevendita presso la biglietteria del Teatro Alfieri (dal martedì al venerdì, orario continuato 10-17) Info: 0141.399057 – 0141.399040 BEST OFF Casa del Teatro via Scarampi ore 19.00 – ore 22.30 “ciò che non siamo in grado di cambiare dobbiamo almeno escriverlo” FASSBINDER GROPPI D’AMORE NELLA SCURAGLIA 
da un romanzo di Tiziano Scarpa Con: Emanuele Arrigazzi. 
Al pianoforte: Andrea Negruzzo Regia Sibilla Petrolini. Una storia, prima di tutto una storia che come i miti antichi, è senza tempo eppure piena di attualità. Tocca sentimenti e personaggi a noi vicini e contemporanei ma in una realtà  che è quella campagna in qualche modo fuori dal tempo e poi all’improvviso immersa nell’oggi. Una favola che come tutte le favole è crudele ma non cinica. Un solo attore, tanti personaggi, una lingua che inventa un dialetto. Tiziano Scarpa rivisita la storia tragi-comica più che altro malinconica e a tratti amara di Scatorchio che per fare dispetto al suo rivale in amore aiuta il sindaco a trasformare il paese in una discarica, salvo perdere a questo punto paese e amore, come in un vero e proprio viaggio di un eroe inizia a questo punto l’epopea di un antieroe. La bellezza dei perdenti, come la definiva Leonard Cohen, una storia piena di sconfitte e di solitudine ma ridicola e crudele, agrodolce come la nostra vita. (Sibilla Petrolini) Biglietto: 6 euro Volevo solo ammazzarne venti Ore 19.30 e ore 23.00 (replica) Casa del Teatro via Goltieri Dal romanzo di Luigi Bernardi Con Barbara Forlai Regia Alessio Bertoli Produzione Casa del Teatro Via Goltieri Lo spettacolo è un monologo inedito di Luigi Bernardi, scrittore ed editore di Bologna . Sul palco un’attrice, accompagnata da sei performers, racconterà le vicende personali della sua vita. Il luogo in cui si svolge è indefinito, potrebbe sembrare una prigione vera o semplicemente la sua mente. Durante la narrazione verranno proiettate delle immagini della visual artist Giusy Calia. Biglietto:6 euro Hanno arrestato anche il tempo Ore 20.00 e ore 23.00 Palazzo Ottolenghi da Michele Serra canzoni di Piero Ciampi a cura di Emilio Russo con Chiara Buratti, Aldo De Laude, Fabio Pasciuta, Francesco Visconti Tra parole e musica quattro personaggi diventano “alter ego” di una delle nostre penne più lucide e graffianti, Michele Serra, e danno voce ad un percorso, tra libri e articoli sui giornali,  di visioni e commenti in cui si traccia – o si prova a tracciare – l’antologia ideale dell’Italia contemporanea. “Scrivere tutti i giorni per anni usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume ci rovesciano addosso a ritmo forsennato. Scrivere cercando di rifare un poco di ordine, di ridare un minimo di significato alle notizie, agli umori pubblici e privati, alle proprie reazioni. Scrivere come se scrivere fosse una misura d’igiene mentale, una ginnastica emotiva, uno sgranchire la ragione, cercando di riattivare se stessi, ogni mattina, per non lasciarsi sopraffare dal troppo che accade”. Un ritratto tragicomico in cui ce n’è per tutti. Biglietto: 6 euro (10 euro con aperitivo incluso)