Roberto HerlitzkaEccezionale tecnica, modernità senza pari nella rilettura dei classici, chiarezza, precisione e sensibilità inconfondibile. Chi non si è sentito travolgere dalla perfezione delle Variazioni Goldberg nell’interpretazione di Glenn Gould?

Bach le compose “con l’unico scopo di rendere sopportabile l’insonnia di un uomo che ha sofferto d’insonnia per tutta la vita”, eppure è proprio l’esecuzione impeccabile di Gould a togliere la vita al soccombente-Wertheimer. Questo scrive uno dei maestri della letteratura del Novecento, l’austriaco Thomas Bernhard, ne “Il soccombente”.

L’adattamento di Ruggero Cappuccio, per la regia di Nadia Baldi porterà il capolavoro di Bernhard ad Asti martedì 21 gennaio alle 21 al Teatro Alfieri. Sul palco, con Marina Sorrenti, il monumentale Roberto Herlitzka. Ammirato di recente ne La Grande Bellezza di Sorrentino, film candidato all’Oscar 2014 e premiato ai Golden Globes, l’attore ha ricevuto nel 2013 il Nastro d’argento alla carriera e il David di Donatello come migliore attore protagonista. Due giovani amici, Wertheimer e l’io narrante dietro il quale si cela il desiderio di proiezione dello stesso scrittore, raggiungono Salisburgo per frequentare un corso di perfezionamento pianistico tenuto da Horowitz. Nella città di Mozart i due giovani si legano a un ragazzo singolare che si chiama Glenn Gould. Quando Wertheimer e l’Io narrante sentono suonare Gould, vengono travolti dalla piena di un trauma interiore che non concederà loro un solo attimo di pace per il resto della vita. I due virtuosi del pianoforte comprendono con chiarezza abbagliante che il loro amico canadese è un genio. Peggio. Una prova indiscutibile dell’esistenza di Dio. La regia di Nadia Baldi dà vita a un set della memoria e del ritorno represso, facendo dell’Io narrante – Herlitzka  il baricentro di un passato attivo che torna a reclamare i suoi diritti. Il flusso vulcanico del romanzo di Bernhard esplode in tutta la sua lancinante bellezza, illuminando i temi cari all’autore e all’Arte del Novecento con una lucidità di scrittura assoluta e chirurgica. Il genio, il suo fatale isolamento, l’amicizia, l’amore, l’inquietudine come farmaco e veleno per sopravvivere alle crudeltà dell’esistenza umana, si sprigionano dalle parole di Bernhard attraverso il racconto di una vicenda esemplare. In un luogo adimensionale, l’Io Bernhard sopravvissuto alla fine di Gould e al suicidio di Wertheimer, compie un’impietosa anatomia delle anime, lottando contro le parole, contro il fantasma della mediocrità, contro la morte e la vita, con una passione e un calore scientifici, crudi e tragicomici La messinscena, con le ambientazioni videografiche di Davide Scognamiglio e le musiche di  Marco Betta, invita il pubblico ad entrare nella più profonda seduta analitica che la letteratura abbia prodotto nell’ultimo secolo. Il successo, il fallimento, le speranze, le disillusioni, l’amore per chi si odia e l’odio per chi si ama, le creature di un passato che non passa, attraverso il corpo di Berhard – Herlitzka con stupefacente vivezza, allineandosi al genio di Bach, come la ricerca delle variazioni infinite sull’essere e sul vivere. MN