“Ragazzi meravigliosi, dalla mentalità aperta. Mi hanno posto domande straordinarie, incontrarli è stato un piacere: se i giovani italiani fossero tutti come questi il vostro Paese avrebbe un grande futuro”. Così Amos Oz ha descritto il pubblico di studenti che lo ha accolto in Piemonte, e in particolare ad Asti in occasione della sua lectio magistralis incentrata sul saggio “Contro il fanatismo”.
L’incontro è stato organizzato in collaborazione con la Biblioteca Astense e il Comune di Asti in occasione della prima edizione del Premio Salone Internazionale del Libro, che Oz ha vinto battendo Paul Auster e Carlos Fuentes: “Un premio significativo per me – ha detto Oz -, perché viene dai lettori. E in definitiva è per i lettori e le lettrici che io scrivo, non per le giurie, non per gli esperti, non per i professori”.
Autore di romanzi e saggi, Oz è anche giornalista e docente di letteratura alla Università Ben Gurion del Negev, a Be’er Sheva. Sin dal 1967 è un autorevole sostenitore della “soluzione dei due stati” del conflitto arabo-israeliano e da alcuni anni è tra i più accreditati candidati al Nobel per la letteratura.
Ai suoi giovani lettori Oz ha spiegato Israele (“Un Paese che genera tanto rumore che si potrebbe pensare sia grande come la Cina, invece ha le dimensioni della Sicilia”), gli israeliani (“Sette milioni e mezzo di persone, sette milioni e mezzo di cittadini, profeti, primi ministri e messia per cui lo sport nazionale è la discussione. Edonisti, rumorosi, spintonano, gesticolano, parlano in continuazione e sono pessimi guidatori. Proprio come voi italiani”), i palestinesi (“Un popolo frazionato, da molti decenni sottomesso a Israele. Un nemico, ai miei occhi, ma un nemico con cui voglio fare pace”).
Poste le premesse, Oz ha sviluppato il concetto del “doloroso compromesso storico” a cui i due popoli dovranno giungere: “Abbiamo una piccola casa che dobbiamo dividere. Agli uni andrà la camera da letto A, agli altri la camera da letto B, poi dovremo condividere il bagno e la cucina. Non sarà bello, ma sarà meglio della dialettica dominazione / sottomissione, costruzione di insediamenti in territori occupati / resistenza terroristica. Ma vi do una buona notizia dal Medio Oriente: i sondaggi dicono che circa il 70 per cento dell’opinione pubblica in Israele e in Palestina è pronta a questo compromesso. Nessuno si metterà a ballare per le strade per festeggiarlo, nessuno sarà felice. Non esistono compromessi felici, ma l’alternativa è ancora più dolorosa. Bisognerà aspettare che i leader di entrambe le parti facciano questa scelta coraggiosa, nello stesso momento. E’ come se un paziente fosse tristemente pronto all’operazione ma è tutto fermo a causa della codardia dei medici che devono fare l’intervento. Le nostre classi dirigenti hanno paura degli estremisti e dei fanatici”.
Il ruolo dell’Europa in tutto questo? “L’Europa deve smettere di agitare il dito come una vecchia istitutrice vittoriana suggerendo di fare questo o fare l’altro. Israeliani e palestinesi avranno bisogno di tutta la vostra empatia e del vostro incoraggiamento. E’ importante che riusciate a smettere di essere a favore di Israele o a favore della Palestina: dovete cercare di essere a favore della pace”.

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Amos Oz racconta di tenere sempre una penna nera e una penna blu sulla scrivania: gli serve per non dimenticare che scrivere saggi politici è cosa diversa da scrivere romanzi. Due attività che non vanno confuse.
All’Oz con la penna nera, il militante pacifista di Shalom Akhsav, chiediamo cosa sia il fanatismo.
“Il fanatismo è un gene cattivo presente in tutti noi: è la spinta a voler cambiare una persona. Il vegetariano che ti azzannerebbe se ti vedesse mangiare una bistecca, il non fumatore che ti darebbe fuoco se aspirasse il fumo della tua sigaretta. Ho amici pacifisti che mi ucciderebbero per alcune tesi. Il fanatismo non può essere sradicato ma va combattuto con un arsenale di ironia, relativismo e curiosità”.
In cosa si differenziano un idealista e un fanatico?
“Come scrive il mio amico poeta Yehuda Amichai, nel luogo in cui abbiamo ragione al cento per cento non crescono fiori. Un idealista crede di essere all’80 per cento nel giusto, ha domande e risposte. Un fanatico invece pensa di aver ragione al cento per cento: ha solo risposte”.
A lei è rimasta qualche sacca di fanatismo? Qualcosa su cui pensa di avere ragione al cento per cento?
“Certamente, e quando sento questo gene fanatico fare capolino in me reagisco e cerco di sconfiggerlo. Nessuno ne è immune”.
Cos’è un compromesso?
“Un compromesso non è una capitolazione, non è un porgere l’altra guancia. Un compromesso per me è una filosofia di vita, è incontrare l’altro in qualche punto a metà strada. So che i giovani idealisti pensano che un compromesso sia qualcosa di disonesto ma nel mio vocabolario è sinonimo di vita. Ciò che non è compromesso è fanatismo e morte. Credetemi, sono sposato con la stessa donna da oltre 50 anni, so bene cosa è un compromesso”.
E torniamo alla ricetta di cui parlava prima.
“Se si guardassero dall’esterno, i fanatici capirebbero che sono dei punti esclamativi ambulanti. L’antidoto al fanatismo è una buona dose di sense of humor, la capacità di vedere le cose da un punto di vista relativo, con gli occhi degli altri. Se potessi produrrei il senso dell’umorismo in pillole e farei in modo che tutti assumano la loro dose giornaliera. Allora potrei aspirare al Nobel per la pace anziché a quello per la letteratura. E’ fondamentale anche la curiosità, come virtù morale: i curiosi sono esseri umani migliori, nonché migliori amatori. Penso che ci si alleni a evitare il fanatismo esercitandosi a mettersi nei panni dell’altro. Come scrittore è una cosa che faccio spesso: ascolto, osservo,  invento storie immedesimandomi negli altri. Parto da stralci di conversazioni o da dettagli, come le scarpe”
Le scarpe?
“Le scarpe raccontano sempre grandissime storie. Tutti dovrebbero provare a farlo, è un ottimo passatempo”.
Ormai è in Italia da alcuni giorni. Viviamo un momento molto delicato: ha avuto modo di fare qualche considerazione sulla nostra situazione politica?
“La situazione politica italiana è molto simile a quella israeliana: anche il nostro governo è sempre sull’orlo della crisi, anche il nostro governo è di destra, anche da noi dilaga la corruzione e anche in Israele abbiamo perso il confine tra la tragedia e la commedia”.
Qualche riflessione da parte dell’Oz dalla penna blu: lei parla di sentimenti e di valori problematizzandoli. Di amore, pace, famiglia, ma anche di tradimento, guerra, aggressione.
“E’ il concetto dell’ambivalenza, Credo che la maggior parte degli esseri umani siano ambivalenti per natura, che l’ambivalenza sia un’essenziale componente delle persone. Quando amiamo qualcuno siamo anche molto egoisti. L’amore è altruista ed egoista insieme, così come i rapporti familiari. L’amore non è l’opposto dell’odio, anzi sono molto simili. Quando amiamo qualcuno non facciamo altro che chiederci: “Dov’è lui o lei?”, “Cosa fa?”, “Chi vede?”. Quando odiamo ci poniamo le stesse domande”.
Mi racconta una storia sulle mie scarpe?
“Non invento storie in poco tempo, purtroppo. Ma sono sicuro che potrà inventarne una ottima lei stessa”.

Marianna Natale