Quale fatto realmente accaduto ispirò “La canzone di Marinella” di Fabrizio De André? Il cantautore genovese lo raccontò anni dopo: l’omicidio di una giovane prostituta gettata in un fiume, notizia letta “su questi giornali di provincia, non mi ricordo più, poteva anche chiamarsi la Gazzetta del Tanaro”. Parte da qui la ricerca puntuale e appassionante, per dare un volto a quella donna e riabitare con nuova freschezza i ricordi di De André, che lo psicologo astigiano Roberto Argenta, amante del Tanaro e della canzoni di De André, racconta in “Storia di Marinella… quella vera”. Il libro verrà presentato sabato 16 febbraio, alle 18, alla Casa del popolo. Si tratta del secondo incontro della rassegna “Intorno alle 18”, ideata da Associazione Comunica e Casa del popolo e che nei primi quattro mesi dell’anno focalizzerà l’attenzione su libri scritti da astigiani. Argenta converserà con Silvia Ramasso della casa editrice Neos, che ha pubblicato il libro. La conversazione, secondo la formula collaudata della rassegna, sarà inframmezzata da musica dal vivo, protagonisti “Gli improvvisati per De André”: Maria Rosa Negro e Andrea Marello (voce), Sergio Pesce e Maurizio Perissinotto (chitarre elettriche). Si degusterà il succo d’uva Rustico dell’Azienda agricola Calegari Mirella (Viarigi). Ingresso libero con possibilità di acquistare il libro. Alle 20 chi vorrà potrà cenare con l’autore alla Casa del popolo (info e prenotazioni: 333.1883997). “Storia di Marinella… quella vera” è un libro ben scritto, che incuriosisce il lettore, coinvolto in un’indagine minuziosa condotta nelle vecchie raccolte di giornali dell’epoca, partendo da un’ipotesi che, tenendo conto della presenza di De André adolescente ad Asti e da quella sua errata indicazione sulla Gazzetta del Tanaro, si rivelerà fuorviante: forse la prostituta trovò la morte sulle rive del Tanaro o della Bormida? La pignola ricerca di Argenta darà un nome alla mondana, insieme al luogo del ritrovamento del suo corpo: Maria Boccuzzi, 33 anni, prima operaia controvoglia in un manifattura di tabacchi a Milano, poi con velleità deluse nell’avanspettacolo, dove usava il nome d’arte di Mary Pirimpò. “Unanimemente considerata una bella ragazza – ricostruisce Argenta – con un carattere allegro che si manifestava spesso con delle risate che chi la conosceva definiva esplosive. Aveva un fisico minuto e una fluente chioma nera”. Il suo corpo venne ritrovato il 28 gennaio 1953 sulle rive dell’Olona. La sua vita, le frequentazioni, il possibile movente della morte, collegata ad altri due omicidi dell’epoca (uno dei quali, quello di Wilma Montesi, fece tremare anche il mondo della politica), sono ricostruiti nel libro attraverso un racconto che è anche un po’ una ricostruzione investigativa. A proposito: l’autore mette in evidenza le molte lacune dell’indagine della polizia e, riannodando i fili della vicenda, smentisce lo stesso De André, che aveva raccontato di aver letto quella notizia a 15 anni (in realtà ne aveva 13). “Attraverso riviste ingiallite, microfilm impolverati e riproduzioni incomprensibili, la ricerca della vera storia di Marinella – scrive Argenta – è stata di per sé un’esperienza bella e avvincente. E anche se le vicende che ho ricostruito non hanno avuto come ambientazione l’Astigiano, a me rimane il piacere di pensare che in fondo la vera storia di Marinella, e la carriera di De André, abbiano avuto inizio sulle sponde del Tanaro”.