Sabato 13 settembre San Marzano Oliveto ospiterà il concerto di Dente, che porterà in scena il suo ultimo album “Santa Tenerezza”. L’evento inizierà alle 21.30 e sarà l’ultimo appuntamento della rassegna itinerante Monferrato On Stage. Per l’occasione abbiamo avuto il piacere di intervistare Giuseppe Peveri, in arte Dente. 

“Santa Tenerezza”: perché questo titolo?

Questo titolo viene da una frase che sta dentro al disco, in una canzone che si chiama “Non ci pensiamo più”. Queste due parole sono state individuate in mezzo a tante altre da Federico Nardelli, che è produttore del disco, che durante le registrazioni un giorno mi ha detto «sai che Santa Tenerezza è un bel titolo». E io non avevo pensato a queste due parole. Nella seconda strofa dico «Santa tenerezza che ancora mi colpisci ti pago non volare via»: è una sorta di imprecazione che faccio alla tenerezza, una richiesta, con gli occhi rivolti al cielo, di non abbandonarmi. Ho pensato che effettivamente suonavano molto bene e potevano anche essere un po’ tutto quello che stava nel disco. L’ho scelto anche perché mi facevo al pari col disco precedente, che è “Hotel Souvenir”: come avevo fatto due parole, “Hotel Souvenir”, così “Santa Tenerezza”. Mi piaceva questa continuità fonetica.

Come è nato questo disco? Ha detto che «è stato scritto quasi tutto di getto»

Sì, è nato così, per necessità, come nascono le cose secondo me più belle. Ho scritto quasi tutto questo disco in poco tempo, dato da una necessità espressiva. Avevo delle cose da buttare fuori e in quel momento mi sono uscite tutte quante, quasi contemporaneamente. Mi sono ricordato anche mentre scrivevo queste canzoni. Ho avuto un po’ la stessa sensazione di quando scrivevo le primissime volte, che erano ovviamente quando ancora non c’era un pubblico, non c’era niente, lo facevo solo per me e per il mio benessere. Mi piaceva anche, nella disperazione di queste canzoni, ritrovare questo modo di farlo, molto naturale, molto terapeutico per me.

Infatti lei ha definito questo disco anche «un’urgenza espressiva che non provava da anni».

Sì, perché quando ho cominciato a scrivere le mie canzoni mi uscivano sempre un po’ così, per grande urgenza. Le utilizzavo anche proprio come una sorta di pillola per stare un po’ meglio. E mi ha ricordato proprio questa cosa, mentre scrivo queste canzoni.

É un processo che lei ha sempre adottato nel comporre canzoni?

Sì, l’ho sempre utilizzato, però in queste canzoni in particolar modo, sarà perché sono state scritte veramente molto ravvicinate, l’ho sentito un po’ di più. In questi vent’anni che faccio dischi ho sempre scritto in questo modo le mie canzoni, non tutte, però in questo caso in modo molto più forte. Diciamo che l’ho notato, quindi evidentemente qualcosa di più c’è.

Quanto è autobiografico questo disco? C’è totalmente della sua vita o anche di quella di qualcun’altro?

C’è la mia, totalmente la mia. Proprio per questo è un disco di urgenza. Quindi sì, è totalmente autobiografico, come credo il 100% di quello che ho scritto nella vita.

Come lo definirebbe l’amore che porta in questo disco? Perché io credo che sia anche una narrazione un po’ malinconica, un po’ un ricordo di un amore.

Sì, è un disco che parla di un abbandono, di una fine, ma che non è così lontana nel tempo, è recente. Quindi c’è questo amore finito, che è finito da una parte sola. Parla tanto di abbandono questo disco, di una ricerca dell’accettazione di un amore finito.

Nell’album c’è un solo feat, quello con Emma Nolde nel brano “La città ci manda a letto”. Come è nata la collaborazione?

È nata in modo molto spontaneo e molto casuale. Io ero con Emma e con altre persone qui a Milano, e una sera tardi eravamo in un locale che ha chiuso ma noi volevamo rimanere fuori ancora un po’ e quindi io ho detto questa frase: «questa città ci manda a letto, perché non troveremo nessun altro posto aperto», e Emma si è girata e ha detto «bella questa frase, scriviamoci una canzone». Così per caso, io che solitamente quando mi dicono “dai che bello scriviamoci una canzone” dico sempre no, perché non ha molto senso. Emma la stimo molto ed è mia amica. Ho detto “dai sì facciamolo”. Poi lei dopo qualche giorno mi ha mandato una bozza, io sono andato avanti, poi ci siamo visti, abbiamo finito. È andata proprio così, un po’ per gioco e assolutamente per caso, perché poteva non uscirmi quella frase e quella canzone non sarebbe mai esistita.

Il concerto di sabato è il penultimo di una lunga serie in giro per l’Italia. Che riscontro hai avuto da parte del pubblico?

È stato un bel tour. Siamo molto contenti. Abbiamo fatto tutta la prima parte nei club. Sono in giro anche da prima di questo disco, da tre anni, ovviamente senza fermarmi. Ho fatto un disco anche nel 2023 e poi ho fatto la riedizione del mio vecchio disco nel 2024, quindi sono sempre in giro e adesso credo che mi fermerò per un po’. Sono anche gli ultimi due concerti prima di una lunga pausa.

Ha progetti futuri in vista? 

Tantissimi, sì, di musica. Io sto continuando a scrivere, continuo a scrivere quando ne sento il bisogno, ho già un sacco di canzoni nuove. Però non credo che vengano pubblicate presto perché voglio fermarmi un po’. 

Dana Proto