Con gli anni è diventato uno degli incontri di punta del festival Passepartout: Philippe Daverio ha incantato ancora una volta il pubblico del Palazzo del Collegio che lo ha circondato riempiendo ogni spazio del cortile interno, mercoledì sera, ascoltando con attenzione rapita la sua disamina intitolata alle “Muse inquietanti, donne e arte nel XX secolo”. “J’aime le commerce des femmes” ha esordito Daverio citando Montaigne, “Amo avere a che fare con le donne, eppure tra le peggiori iatture della nostra epoca c’è il tentativo di parificare tutte le differenze tra le persone. Parificare le differenze è sbagliato, qualcosa non ha funzionato se siamo arrivati alle quote rosa”.
Così Daverio ha evocato donne come Giulia Beccaria, Clara Maffei, Anna Kuliscioff, Margherita Sarfatti, Antonietta Raphaël Mafai, Edita Broglio, donne che hanno saputo rompere gli schemi, i paradigmi, le imposizioni rigide delle loro epoche, chiedendosi come mai di queste avanguardie non esistano emulazioni.
E poi ancora Lou Andreas-Salomé, Alma Mahler, Victoria Ocampo: “Queste donne mi interessano – ha detto Daverio – quelle che cambiano strada continuamente, cambiano marito, cambiano vita, sconvolgono e caratterizzano gli ambienti culturali di cui entrano a far parte. E mi chiedo come mai delle potentissime meccaniche liberatorie che in Italia portano all’approvazione del divorzio non sia rimasto altro che un femminismo alla salsa di pomodoro”.

Marianna Natale