matrimonioSono stati presentati ieri i dati relativi all’attività del Tribunale Ecclesiastico Regionale del Piemonte nella sede della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale – sez. parallela di Torino, nell’ambito dell’inaugurazione del 75° Anno Giudiziario del TERP. Il TERP è un tribunale speciale autonomo, distinto dal Tribunale ordinario diocesano; fu istituito col Motu Proprio “Qua Cura” del Sommo pontefice Pio XI l’8 dicembre 1938 e fu costituito nel suo organico dai Vescovi della Regione Ecclesiastica Piemontese il 27 settembre 1939. Iniziò la sua attività il 1° gennaio 194. Per coppie provenienti dalle 12 Diocesi della Provincia Ecclesiastica di Torino (Torino, Acqui, Alba, Aosta, Asti, Cuneo, Fossano, Ivrea, Mondovì, Pinerolo, Saluzzo, Susa) e dalle 5 Diocesi della Provincia Ecclesiastica di Vercelli (Vercelli, Alessandria, Biella, Casale, Novara) riunite nella Regione Ecclesiastica Piemonte, sono state decise in prima istanza nel 2013 116 cause di nullità di matrimonio: 92 positivamente e 21 negativamente. I capi di nullità spaziano tra la disparità di culto, l’incapacità consensuale per grave difetto di discrezione di giudizio circa i diritti e i doveri matrimoniali essenziali, l’incapacità di assumere gli obblighi essenziali del matrimonio, vari tipi di “simulazione”, i, matrimonio celebrato per effetto di violenza o timore grave o ottenuto con dolo, l’errore circa una qualità essenziale del coniuge, la condizione posta da uno dei due coniugi. Nelle cause decise dal Tribunale Ecclesiastico regionale nel corso del 2013 sono stati coinvolti  impiegati (87), operai (30), liberi professionisti (28), commerciati e artigiani (17), insegnanti (14), disoccupati (13), medici (8), imprenditori (7), militari (7), casalinghe (5), dirigenti(5), persone in attesa di occupazione (3), pensionati (2), studenti (2), magistrati (1), agricoltori (1), autisti (1). Nel 29,31 per cento dei casi (per 35 coppie) la convivenza coniugale era durata da cinque a dieci anni (in media 6,73 anni) e nella maggioranza dei casi (78,45 per cento) le coppie erano senza figli. Nelle 100 cause introdotte nel 2013, otto coppie provenivano dalla diocesi di Asti. Per quanto concerne invece ne 121 cause concluse nel 2013, le coppie proveniente dalla nostra diocesi erano sette e la durata media del processo è stata tra i 12 e i 18 mesi nel 36,36 per cento dei casi con punte inferiori a sei mesi (un caso) e oltre i 24 mesi (22 casi). L’avvocato Lucia Teresa Musso, presidente del Collegio degli Avvocati del Foro Ecclesiastico Piemontese, nel suo intervento ha condiviso il contenuto degli incontri che i patroni hanno avuto nel corso dell’anno:  “È stato trattato il riconoscimento e la regolamentazione dell’attività svolta dai patroni nella fase antecedente all’instaurazione di un giudizio, soprattutto nel caso in cui la causa non venga poi introdotta. Come la Conferenza Episcopale Italiana ha voluto dare trasparenza alle tariffe per le pratiche di dichiarazione di nullità di matrimonio, la Conferenza Episcopale Piemontese, di concerto con la Presidenza del Tribunale e il Collegio degli avvocati piemontesi, ha voluto prestabilire tariffe concordate e dare ulteriore trasparenza alle attività di consulenza, di studio previo, di preparazione di ricorsi e di appelli che, per innumerevoli ragioni, non si risolvono con l’introduzione di un libello o di un atto di appello. Gli argomenti più degni di riflessione hanno riguardato alcuni aspetti relativi al ruolo dell’avvocato e quello del giudice nel corso del procedimento ecclesiastico. Per quanto riguarda gli avvocati, in diverse occasioni ci siamo interrogati se siamo sulla strada giusta nell’approccio alle persone che ci interpellano per verificare la possibilità di introdurre una causa, soprattutto nell’accompagnamento a chi non ottiene la dichiarazione di nullità di matrimonio. Sarebbe interessante costituire un gruppo di “auto mutuo aiuto” che sostenga le persone che ripongono nel processo tante aspettative, prevalentemente di carattere spirituale”. Dice ancora Lucia Teresa Musso: “Rispetto al ruolo del giudice, anticipando inconsapevolmente quanto evidenziato da Papa Francesco nel discorso di apertura dell’anno giudiziario alla Rota Romana, abbiamo riflettuto sui valori di accoglienza, di ascolto, di comprensione. Riteniamo che non è affatto teorico il rischio che venga esercitata questa funzione, come se consistesse unicamente nel compiere atti di imperio; ci preoccupa che, al di là delle intenzioni, il modo di operare ingeneri nei destinatari la sensazione di trovarsi di fronte ad un’attività di indagine, condizionata da pregiudizi nei loro confronti, da sfiducia rispetto alle loro convinzioni di coscienza, come se la legge prevaricasse le loro persone. Il Papa, ricordando la necessità di cogliere la persona che c’è dietro ogni pratica, stimola tutti a comprendere che l’obiettività della legge non è in contraddizione con la centralità della persona, per cui è urgente non confondere legge con legalismo. Come i suoi predecessori, anche l’attuale Pontefice ci ricorda che la dimensione giuridica e pastorale non è in contrapposizione. Facciamo nostre le parole del Pontefice, dove pone in evidenza che il giudice, ma anche tutti noi, operatori del Foro, ciascuno nel proprio ruolo, dobbiamo essere pastori che operano con scrupolosità, ma anche con mitezza: “Mentre svolgete il lavoro giudiziario, non dimenticate che siete pastori! Dietro ogni pratica, ogni posizione, ogni causa, ci sono persone che attendono giustizia”. MN MATRIMONI – Dal rapporto Istat dello scorso novembre, nel 2012 sono stati celebrati in Italia 207.138 matrimoni (3,5 ogni 1.000 abitanti), 2.308 in più rispetto al 2011. Questo lieve aumento si inserisce in una tendenza alla diminuzione dei matrimoni in atto dal 1972. In particolare, negli ultimi 20 anni il calo annuo è stato in media dell’1,2%, mentre dal 2008 al 2011 si sono avute oltre 45 mila celebrazioni in meno (in termini relativi -4,8% annuo tra il 2007 e il 2011). Le nozze sono sempre più tardive. L’età media al primo matrimonio degli uomini è pari a 34 anni e quella delle donne a 31 anni. Nel 2012 sono state celebrate con rito religioso 122.297 nozze. Il loro numero cala di 33 mila unità negli ultimi 4 anni. I matrimoni civili, invece, hanno visto un recupero negli ultimi due anni pari a 5.340 cerimonie, arrivando a rappresentare il 41% del totale a livello nazionale. Al Nord i matrimoni con rito civile (53,4%) superano quelli religiosi e al Centro sono ormai uno su due (49,4%). L’aumento dei matrimoni celebrati con rito civile riguarda sempre più anche i primi matrimoni di coppie italiane, passati dal 18,8% del 2008 al 24,5% del 2012. Si conferma la prevalenza dei matrimoni in regime di separazione dei beni (oltre due su tre) e non si riscontrano più differenze di rilievo nelle diverse ripartizioni.