Rileggendo in questi giorni il messaggio di Papa Francesco per la 59.ma giornata mondiale per le comunicazioni sociali “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori” si coglie un segnale profeticamente attuale: è necessario “disarmare” la comunicazione, di purificarla dall’aggressività, di riscoprire il valore dell’essere operatori della comunicazione che credono ancora nella loro missione e non accettano di divenire strumenti di un sistema che invita a mettere da parte (per calcoli di potere) la verità e la cura gli uni degli altri. “Troppo spesso oggi la comunicazione non genera speranza, ma paura e disperazione, pregiudizio e rancore, fanatismo e addirittura odio. Troppe volte essa semplifica la realtà per suscitare reazioni istintive; usa la parola come una lama; si serve persino di informazioni false o deformate ad arte per lanciare messaggi destinati a eccitare gli animi, a provocare, a ferire”.
In altre parole, siamo in presenza di altrettanti atteggiamenti che non costruiscono sentimenti di pace, ma al contrario segnano il “male” del nostro presente, l’esatto contrario dell’invito di Papa Francesco che ci dice: “sogno una comunicazione che non venda illusioni o paure, ma sia in grado di dare ragioni per sperare”.
Per fare ciò – leggiamo ancora nel documento – dobbiamo guarire dalle “malattie” del protagonismo e dell’autoreferenzialità, evitare il rischio di parlarci addosso: il buon comunicatore fa sì che chi ascolta, legge o guarda possa essere partecipe, possa essere vicino, possa ritrovare la parte migliore di sé stesso ed entrare con questi atteggiamenti nelle storie raccontate. Comunicare così aiuta a diventare “pellegrini di speranza”, come recita il motto del Giubileo, pellegrini per costruire la Pace.
Un cammino del Giubileo che non ci deve lasciare indifferenti e ci deve ricordare, con travolgente attualità, che quanti si fanno operatori di pace «saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). Un invito alla pace che ci deve coinvolgere per “porre mano” ad una comunicazione attenta, mite, riflessiva, capace di indicare vie di dialogo.
Messaggio ripreso da Papa Leone XIV in sintonia perfetta con Papa Francesco quando ricorda a tutti gli operatori della comunicazione di disarmare la comunicazione e di optare per una comunicazione di pace. “No alla guerra delle parole e delle immagini” – ha detto il Santo Padre nella prima udienza pubblica concessa ai giornalisti – “oggi è necessario scegliere con consapevolezza e coraggio la strada di una comunicazione di pace”.
“Disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività” è il segnale di continuità di Papa Leone con Papa Francesco, “non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, una comunicazione per dare voce ai deboli che non hanno voce. Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra”.
Un messaggio sociale che non ha confini di parte e deve vedere più protagonisti e meno spettatori perché, come ha scandito Papa Leone nell’udienza di mercoledì scorso: “prima di essere credenti, siamo chiamati a essere umani” e tutti abbiamo il nostro “bit” da spendere per un oggi di pace perché domani, forse, è troppo tardi.