Il commento al Vangelo di domenica 21 settembre (Lc 16,1-13) a cura di Anna Senacheribbe

Il Vangelo di oggi ci presenta la figura di questo amministratore disonesto che, pur di salvarsi, decide di truffare il padrone riducendo i debiti dei suoi creditori per cercarsi qualcuno che lo accolga.

Gesù loda il suo comportamento non perché sia giusto imbrogliare, ma perché lo prende come esempio di furbizia e intelligenza, di prontezza nel riconoscere i propri errori e nel trovare un modo per rimediare. Spesso noi siamo lenti, rimandiamo, ci perdiamo nelle scuse, Gesù ci chiede di essere pronti, svegli, creativi, capaci di sfruttare il presente senza sprecarlo.

Ma come scegliamo di agire?

Gesù, infine infatti, ci pone di fronte a una scelta che non si può evitare: “Non potete servire Dio e la ricchezza”. I soldi non sono il male assoluto, sono necessari per vivere, sono uno strumento che nelle nostre mani possono comprare tante cose, ma non la felicità, non la pace, non l’Amore vero, quello viene da Dio. Allora Gesù ci invita a usarli come strumenti, non come padroni, per condividere, aiutare, costruire nel bene.

Il punto è questo: il mondo in cui viviamo spesso è ingiusto, corrotto, occorre astuzia per arrivare nelle “dimore eterne” e Gesù ci invita a usare la nostra furbizia e la creatività non per imbrogliare o accumulare, ma per fare del bene verso gli altri.

Questo Vangelo chiede decisione, ci ricorda che la nostra vita è troppo preziosa per inseguire quello che non dura, ci spinge a chiederci: chi vogliamo servire davvero? chi comanda nel nostro cuore?