15-17 agosto
Sabato 9 agosto, un gruppo formato da diciotto giovani, tre sacerdoti e il Vescovo Marco è partito da Asti per arrivare in Kenya, dove sta vivendo un’esperienza missionaria in tre città del paese. Infatti, in questo momento, per la prima settimana, i giovani sono a Nairobi, nel quartiere e nella parrocchia di Tassia. La prossima settimana si sposteranno verso nord a Nyahururu, dove saranno alla St Martin Catholic Social Appostolats e, infine, ancora più a nord a Maralal. Il viaggio durerà tre settimane, fino a mercoledì 27 agosto.
Venerdì, giorno dell’Assunzione di Maria, siamo andati in town, nel centro di Nairobi. Il centro città dista circa venti minuti dal quartiere di Tassia, ma con il traffico il tempo necessario per raggiungerlo può dilatarsi a dismisura. Con il pulmino, guidato da Peter, autista che ci accompagnerà in tutti i nostri spostamenti qui, abbiamo percorso strade che abbiamo cominciato a conoscere, ricordandoci la posizione dei negozi e le direzioni che imbocchiamo agli incroci. Arrivati in città, abbiamo visitato la cattedrale di Nairobi, dedicata alla Sacra Famiglia. La Cattedrale è una struttura recente e moderna, inaugurata nel 1963, subito dopo che il Paese ottenne l’indipendenza. All’interno sono presenti immagini e rappresentazioni di alcuni Santi, tra cui San Giovanni Bosco e San Giuseppe Allamano. Accanto alla Cattedrale, c’è anche il giardino della preghiera, in cui si trova l’Adoration Chapel, destinata alla preghiera e all’adorazione, una cappella dedicata alla Madonna e una via da percorrere osservando le rappresentazioni della Passione. Subito dopo siamo saliti all’ultimo piano del Kenyatta International Convention Centre, dove, nonostante fosse abbastanza nuvolo, abbiamo potuto godere del panorama sulla città, con l’Uhuru Park subito sotto, i grattacieli che popolano il centro e le strade trafficate da cui arrivano i suoni dei clacson. Per il pranzo, siamo stati in un ristorante tipico e, subito dopo siamo ritornati verso la parrocchia di Tassia. Nel pomeriggio, come sempre, abbiamo potuto passare del tempo con i bambini della parrocchia, che venerdì concludevano la prima settimana di centro estivo.
Sabato mattina siamo partiti molto presto per recarci al Nairobi National Park, per il tanto atteso safari. Siamo entrati nel parco, con il pulmino, all’alba e ci siamo ritrovati circondati da un’interminabile savana, incorniciata dallo skyline dei grattacieli di Nairobi visibili all’orizzonte. Avanzando lentamente, ci sporgevamo dai finestrini per riuscire a scorgere qualcosa. Dopo pochissimo tempo dal nostro ingresso, abbiamo scorto un enorme rinoceronte che si aggirava mite tra l’erba alta e secca e, immediatamente dopo, uno struzzo ha lentamente attraversato la strada davanti al nostro pulmino. Dopo un’altra mezz’ora di ricerca, abbiamo avvistato un gruppo di giraffe che mangiava da alberi e arbusti e, vicino, un gruppo di gazzelle si muoveva lentamente, fermandosi di tanto in tanto per brucare da terra. Ad un tratto, Peter, l’autista, ha accelerato e sterzato velocemente verso una direzione precisa, imboccando una strada dissestata, da cui in lontananza, si scorgevano numerosi mezzi appostati e rivolti verso la stessa direzione. Una volta raggiunti gli altri mezzi, ci siamo resi conto che ci trovavamo proprio davanti a un leone, che dopo aver camminato lentamente, tra i mormorii di stupore e gli scatti di macchina fotografica, è andato a sdraiarsi nell’erba alta e da lì, alzando la testa di tanto di tanto, ci ha permesso di godere della vista sulla sua folta criniera e sul suo muso dorato. Dopo aver notato un altro numeroso gruppo di gazzelle e dopo che, alcune di queste, ci hanno attraversato la strada, abbiamo affiancato una mandria di zebre, alcune brucavano per terra e altre rimanevano sdraiate. Continuando a procedere cautamente, abbiamo scorto altri rinoceronti, di cui uno in compagnia del suo cucciolo, per poi fermarci in un’area di sosta. La nostra fermata, però, non è durata molto: alcune scimmie si sono avvicinate a noi, sono entrate nel nostro pulmino, che era rimasto aperto, e hanno rubato alcuni panini del pranzo, avendo anche il tempo di lasciare un ricordo sul parabrezza. Dopo aver chiuso il pulmino, continuavano a girarci intorno, salivano sulle altre macchine ferme nell’area, tentavano di aprire finestrini e portiere. Per questo motivo, abbiamo cercato un altro posto per il pranzo. Mentre ci dirigevamo verso il nuovo luogo, abbiamo avvistato alcune giraffe, che abbiamo potuto vedere da una distanza estremamente ravvicinata. Abbiamo pranzato in un’area importante per la protesta contro l’uso dell’avorio di zanne di elefanti e corni di rinoceronti per usi commerciali ed estetici. In quel luogo, infatti, negli anni sono stati accesi vari falò composti proprio da zanne e corni d’avorio per protesta, il primo nel 1989 sostenuto e proposto da Richard Leakey, allora direttore del Kenya Wildlife Service. Lì, è possibile osservare anche delle collinette di macerie, reali o riprodotte, a ricordo del falò e della protesta. Dopo il pranzo, abbiamo affiancato un laghetto in cui abbiamo visto ippopotami, fortunatamente fuori dall’acqua su un isolotto, e coccodrilli immobili sulla terraferma a godersi il sole scarso della giornata. Ancora, uscendo dall’ingresso principale del parco, abbiamo visto un facocero e numerose scimmie aggirarsi e saltellare indisturbate tra le macchine e i bus nel parcheggio, sempre tentando di aprire portiere e finestrini. Nel pomeriggio e durante la serata ci siamo riposati e abbiamo cenato, mentre un temporale scrosciante riempiva d’acqua le strade del quartiere.
Il giorno successivo, domenica, il nostro ultimo giorno a Nairobi, abbiamo partecipato alla messa nella parrocchia di Tassia, come la settimana precedente. In questo caso, però, abbiamo partecipato alla messa organizzata e dedicata completamente ai bambini, che hanno animato la messa in tutto dall’inizio alla fine. Canti, letture, preghiere dei fedeli e anche balli, tutti eseguiti dai bambini. Siamo rimasti tutti molto colpiti dal fatto che il salone fosse completamente pieno e anche dal fatto che i bambini avessero partecipato attivamente e mantenuto l’attenzione alta per tutta la messa, durata due ore. Alla fine della messa, siamo stati nel cortile della parrocchia e, come la settimana precedente, abbiamo giocato con i bambini, chiacchierato con i giovani e conosciuto genitori. Subito dopo pranzo, in un salone della parrocchia, abbiamo incontrato il gruppo giovani, di cui fanno parte anche i ragazzi che ci avevano accompagnato a vedere il quartiere. Ci siamo presentati, ci siamo reciprocamente detti quali sono le nostre attività e noi abbiamo ringraziato per l’ospitalità e per la compagnia dei giorni precedenti. Riguardo l’incontro con i giovani, Lorenzo ha detto: “Ci ha reso consapevoli di quanto possa esserci uno scambio di consapevolezza, tra loro e noi. Noi torniamo missionari a casa, dopo aver visto come vivono la fede qua, che può essere un’iniezione di entusiasmo”. Il resto della giornata è stato dedicato alla preparazione dei bagagli per la partenza di domani, quando ci sposteremo a Nyahururu, sull’equatore.
Alla fine della settimana, ci rendiamo conto di aver bisogno di riflettere su ciò che abbiamo visto e vissuto. Questi giorni sono stati indubbiamente intensi, ricchi di eventi ed emozioni, a volte piacevoli, altre volte difficili da gestire. “Questa settimana è stata un’onda in piena che vi ha travolto. In quest’onda, alcuni riescono a riaffiorare e a prendere aria, altri invece non riescono a risalire e rimangono sommersi”, ci ha detto il Vescovo Marco, per rassicurarci riguardo le nostre emozioni contrastanti.
Matteo ha detto, riguardo la settimana: “Metterci al servizio, in questi giorni, ci ha permesso di andare via da questi bambini che si ricorderanno di noi, con cui abbiamo creato un forte legame, secondo me, nonostante il poco tempo e la situazione”.
Martina ha detto: “Mi sono sentita molto accolta in questa parrocchia e in questa casa parrocchiale. Mi sono nate tante riflessioni, che devo ancora ben comprendere e maturare, ma sicuramente mi porto dietro la parola ‘familiarità’”.
Gabriele ha detto: “So che fuori da questa parrocchia la situazione è molto diversa. So che le cose che sto vedendo, però, sposteranno le mie priorità di vita”.
Francesca ha detto: “In questa settimana sono stata stupita da come, nelle condizioni più estreme, io abbia visto la forza della vita. Mi chiedo, quindi, quale sia questa forza”.
Questa sera abbiamo salutato anche don Paolo e padre Michael, rispettivamente parroco e viceparroco della parrocchia di Tassia. Entrambi ci hanno esortato a mantenere la mente aperta, a rimanere pronti e aperti a quello che verrà, perché spostandoci nelle tappe successive troveremo ancora altre situazioni, troveremo un altro Kenya.
Ha detto Padre Marco: “L’Africa è l’estremo di tutto, non sembra ci sia una via di mezzo, o tutto bello o tutto brutto, o la vita o la morte”.
Alessia Volpicelli




