Il commento alla Parola di domenica 3 febbraio 2019 (Quarta domenica del tempo ordinario) a cura di padre Gerardo Bouzada.

Parole di amore sconvolgenti

“Oggi si è compiuta questa Scrittura”. Questa dichiarazione di Gesù deve aver suonato di modo sconvolgente nelle menti di coloro che la udirono per la prima volta nella storia!
Al tempo di Cristo, era molto comune leggere testi della Scrittura che si riferivano al futuro, accentuando l’inesorabile giudizio di Dio sugli uomini. Quindi non è difficile immaginare quanto fossero stupiti quando Gesù legge un testo che si riferisce alla salvezza misericordiosa di Dio, e dichiara che questo si sta realizzando proprio in quel preciso istante. Di fronte all’aspettativa degli uomini de che l’apparizione di Dio significherebbe giudizio, punizione, condanna, fiamme, tuoni e fulmini, qui Dio stesso annuncia il contrario.
Tuttavia, come un altro errore comune nella mentalità religiosa di tutti i tempi è che, se Dio è presente, devono necessariamente accadere miracoli spettacolari a destra e sinistra in ogni momento. Gli ascoltatori di Gesù aspettano, per credere a le sue parole, che inizi a fare miracoli, come aveva già fatto in altri posti. E ancora di più, dal momento che è nel suo villaggio, a Nazareth.
Ma l’Eterno Verbo di Dio, nel farsi uomo, ha accettato e si è sottomesso a tutti i condizionamenti del l’esistenza umana: stanchezza, fame, sete, tristezza; e anche quello che esprime il popolare proverbio che Gesù cita oggi nel Vangelo: Nessun profeta è ben accolto nella sua patria. Vale a dire, che è difficile da scoprire e riscoprire in modo permanente la grandezza di una persona di cui sappiamo i suoi origini, i suoi limiti, e mancanza di prospettiva che ci dà la convivenza o familiarità. Per i suoi compatrioti, Gesù Cristo, la seconda persona della Ssma. Trinità, era semplicemente “il figlio del falegname”.
Troppo spesso ci lasciamo colpire più facilmente da parole che sono nelle labbra di una persona che o non conosciamo o conosciamo solo di nome (per i ragazzi, i super eroi, artisti famosi, calciatori), che dalle stesse parole che pronuncia il nostro padre, che forse ha due lavori per sostenere la sua famiglia, e che mangia ogni giorno davanti a me.

Amore che annuncia e denuncia

Ma perché un profeta, che parla a nome di Dio, dà tanto fastidio? o in questo caso lo stesso Gesù, che annuncia l’amore misericordioso del Padre? In realtà, ogni parola profetica ha una doppia dimensione: annuncia e denuncia. Annuncia la salvezza, ciò che è buono, e ciò che dovrebbe essere. Denuncia l’errore, il male, il peccato, ciò che non dovrebbe essere.
Succede che tante volte alla persona umana non piace che qualcuno venga a dirgli cosa è buono, cosa deve essere fatto (e meno che lo faccia nel nome di Dio…). E ancora meno piace che qualcuno venga a dirti che nella tua vita ci sono cose che non vanno bene, che dovrebbero cambiare.
Perché l’altra faccia della salvezza è la conversione, cioè convertire la nostra vita per guidarla verso quell’amore che vuole salvarci. E la conversione costa sempre lo sforzo; e poiché non tutti sono disposti a farlo, l’annuncio viene ignorato, messo da parte o, peggio, attaccato, messo a tacere, per questo cercano di uccidere Gesù.

Amore che guarisce

San Paolo, nel bellissimo testo conosciuto come l’inno della carità, annuncia gli atteggiamenti che provengono dal vero amore e denuncia quelli che non sono compatibili con esso.
Amore, che bella parola! A tutti piace parlare e cantare dell’amore? Ma al momento della verità, le singole parole non sono abbastanza. L’apostolo, lontano dal sentimentalismo romantico, presenta una visione realistica e concreta di ciò che l’amore implica:
L’amore è paziente, è capacità di soffrire per ciò che si ama. Divertirsi con un’altra persona, chiunque lo fa; solo quelli che amano sono capaci di soffrire per coloro che amano.
L’amore è servizio, ad esempio, lavare i piatti, o come spesso accade la domenica: lavorare perché altri possano riposare.
L’amore non è geloso, non si vanta, non è interessato, non restituisce il male per il male, non si rallegra dell’ingiustizia, ma con la verità. L’amore tutto perdona, tutto crede, tutto aspetta, tutto supporta. L’amore non finirà mai.
È l’amore che salva, che libera, che guarisce, che dà gioia e significato alle cose, che guarisce tutte le ferite. Ma quell’amore salvifico di Dio non è qualcosa che accadrà l’ultimo giorno o dopo la morte; per noi, questa parola della Scrittura si adempie oggi, qui e ora, nella misura in cui ci apriamo a ciò che il Signore vuole fare nei nostri cuori. Apriamo le porte del nostro cuore a Cristo.

LETTURE: Ger 1, 4-5. 17-19; Sal 70; 1 Cor 12,31 – 13,13; Lc 4, 21-30