“La delusione sta aumentando fra i commercianti astigiani per tutta una serie di questioni che non stiamo a ripetere , purtroppo le notizie pubblicate in questi ultimi giorni non fanno altro che accentuarla. Solo qualche giorno fa abbiamo rimarcato la necessità di fare qualcosa di realmente concreto e produttivo, ma di farlo subito, confermando la disponibilità di Confcommercio a lavorare assieme per sviluppare un “progetto per Asti città turistica”, onde poter sfruttarne le risorse , la storia e la cultura , non solo collegate all’eno-gastronomia, che possono essere incentivanti per il turismo , a cui tutti riconoscono un ruolo fondamentale per tentare di risollevare l’economia locale. Una progettualità che per Confcommercio rappresenta una priorità , per la quale non è più consentito perdere tempo, basta guardare ai dati del 1° semestre 2013 dove la ristorazione denuncia un preoccupante calo, pari ad un meno 26% . Ciò significa che molte attività sono a rischio, alcune anche di chiusura, con tutto quel ne può conseguire; proprio per questo reputiamo necessaria una programmazione capace e coerente con le enunciazioni di principio , che preveda un ampio coinvolgimento delle componenti produttive , politiche ed amministrative della città. Detto fatto !! Apprendiamo dai giornali che l’Amministrazione è intenzionata a concedere un “permesso in deroga” per l’insediamento di una “catena internazionale della ristorazione”, concessione che permetterà il recupero o riutilizzo di edifici esistenti e l’assunzione di 15 o 20 persone! Riprenderemo le valutazione sul recupero degli edifici esistenti ad altro momento anche se ci siamo già ampiamente espressi. Ci chiediamo nel frattempo se qualcuno si è preoccupato, prima di sottoscrivere ipotesi di questo genere, di verificare l’effettiva possibilità di assunzioni o se le stesse verranno “importate”, ma soprattutto in quale modo potrà essere garantito il livello di occupazione esistente, perché deve essere ben chiaro a tutti che questa ipotesi (o qualcosa di più… ) finirà non solo col penalizzare fortemente la ristorazione classica locale , che secondo le ns stime metterebbe a rischio di chiusura un certo numero di attività con la conseguente perdita di un centinaia circa di posti di lavoro . Improponibile! Ancora una volta , la ennesima , si intende premiare la GDO che, povera lei, ha recentemente anche denunciato un calo dei consumi sull’agro-alimentare , come se questo fosse un “trand” che non tocca i gestori di negozi, ristoranti , bar e servizi. Ci verrebbe da chiedere quando scatterà il ns turno ; quello che è certo è che non sono più giustificabili scelte di questo tipo e sia ben chiaro che qui nessuno vuole fermare il mondo, ne si deve pensare a preconcetti o pregiudizi verso le “cucine etniche” siano esse cinesi, giapponesi, cubane, egiziane , turche e chi più ne ha ne metta, ma vivaddio tutto ciò non può andare a discapito di quella del territorio piemontese, subissandolo. Non si tratta neanche di vantare privilegi o inserire preclusioni, certo è che riteniamo che la ristorazione debba essere tutelata diversamente, non come specie o categoria protetta, ma per ciò che rappresenta, perché lo meritiamo e lo merita una categoria che viene sistematicamente chiamata in causa in ogni sede e circostanza , e viene indicata come vanto ed esempio per quello stesso territorio , troviamo che sia fortemente incoerente che po , al lato pratico, vengano previsti progetti come quello di una “catena internazionale della ristorazione ”; senza dimenticare che avremmo qualche perplessità sulla provenienza ed approvvigionamento della materia prima e prodotti necessari per poter sfornare migliaia di pasti …… ma questo è ancora un altro discorso su cui magari varrebbe la pena di fare qualche considerazione, certo è che tra km zero e “container transoceanici” qualche differenza esiste. Ma tant’è che come abbiamo già detto, questo finirebbe solo col penalizzare pesantemente chi con impegno, professionalità e molte difficoltà sta portando avanti tradizione, cultura e valori di “questo territorio”. Di fronte a certi scenari la ristorazione si sente defraudata non rappresentata, ne tanto meno tutelata, da una classe politica sempre più inadeguata ed incoerente, a prescindere dalle coalizioni, colorazioni, esperti o saggi, in grado oggi di esprimere solo soluzioni come queste: inaccettabile. Confcommercio e l’Associazione Albergatori e Ristoratori le rigettano, si oppongono e si opporranno in futuro perché rappresentano una “non scelta” oltre che un “brutto segnale“ per gli imprenditori del territorio a comprova di una mancanza assoluta di programmazione che miri in qualche modo a favorire il turismo e che finirà al contrario col produrre solo un impoverimento per tutti noi. Ci siamo sempre espressi in maniera civile e continueremo a farlo , manifestando la nostra posizione in modo molto chiaro , fermo e deciso , anche su questioni delicate come questa, ritenendo di meritare un diverso e maggiore rispetto per la categorie che rappresentiamo, senza dimenticare magari quello delle regole più volte invocato, consapevoli del fatto che chi svolge una attività parificata a quella turistico-alberghiera sempre più spesso crea concorrenze sleali, ci mancava questa “cosa” ad Asti …… E’ inutile guardare sempre all’erba del nostro “vicino storico” se poi facciamo seccare quella poca che è rimasta nel nostro prato!” Claudio Bruno, direttore di Ascom Confcommercio Asti