CLAUDIO BRUNO CONFCOMMERCIO ASTI GAZZETTA D'ASTI“La delusione sta aumentando  fra i commercianti astigiani per tutta una serie di questioni che non stiamo a ripetere , purtroppo  le notizie pubblicate in questi ultimi giorni non fanno altro che accentuarla. Solo qualche giorno fa abbiamo rimarcato la necessità di fare qualcosa  di realmente concreto e produttivo, ma di farlo subito,  confermando  la disponibilità di Confcommercio a lavorare assieme per sviluppare un “progetto per Asti città turistica”,  onde poter  sfruttarne le risorse , la storia e la cultura , non solo collegate all’eno-gastronomia, che possono essere incentivanti per il turismo , a cui tutti riconoscono un ruolo fondamentale per  tentare di risollevare l’economia locale. Una progettualità che per  Confcommercio rappresenta una priorità , per la quale non è più consentito perdere tempo, basta guardare ai dati del 1° semestre 2013 dove la ristorazione denuncia un preoccupante calo, pari ad un meno 26% . Ciò significa che molte  attività sono a  rischio, alcune anche di chiusura, con tutto quel ne  può conseguire; proprio  per questo  reputiamo necessaria  una programmazione  capace e coerente con le enunciazioni di principio , che preveda un ampio coinvolgimento delle componenti produttive , politiche ed amministrative della città. Detto fatto !!  Apprendiamo dai giornali  che l’Amministrazione è intenzionata a concedere un “permesso in deroga”  per l’insediamento  di una “catena internazionale  della ristorazione”,  concessione che permetterà il recupero o riutilizzo di  edifici  esistenti e l’assunzione di 15 o 20 persone!  Riprenderemo  le  valutazione sul recupero degli edifici esistenti ad altro momento anche se ci siamo già ampiamente espressi.  Ci chiediamo nel frattempo  se qualcuno si è preoccupato, prima di sottoscrivere  ipotesi di questo genere,   di verificare l’effettiva possibilità di  assunzioni o se le stesse verranno “importate”,  ma soprattutto  in quale modo potrà essere garantito  il livello di occupazione esistente,  perché deve essere ben chiaro a tutti che questa ipotesi (o qualcosa  di più… ) finirà non solo col  penalizzare fortemente la ristorazione classica locale , che secondo le ns stime metterebbe a rischio di chiusura un certo numero di attività   con la conseguente perdita di un centinaia circa di posti di lavoro . Improponibile! Ancora una volta , la ennesima , si intende premiare la GDO che, povera lei, ha recentemente anche denunciato un calo dei consumi sull’agro-alimentare , come se questo fosse un “trand” che non tocca i gestori di negozi, ristoranti , bar e servizi.  Ci verrebbe da chiedere quando scatterà il ns turno ; quello che è certo è che non  sono più giustificabili scelte di questo tipo e sia ben chiaro che qui nessuno vuole fermare il mondo, ne si deve  pensare  a preconcetti o pregiudizi  verso le “cucine etniche” siano esse cinesi, giapponesi, cubane, egiziane , turche e chi più ne ha ne metta, ma vivaddio tutto ciò non può andare a discapito di quella del territorio  piemontese, subissandolo. Non si tratta neanche di vantare privilegi o inserire preclusioni, certo è che riteniamo che la ristorazione debba  essere tutelata diversamente, non come specie o categoria protetta, ma  per ciò che rappresenta, perché lo  meritiamo  e lo merita  una categoria che viene sistematicamente chiamata in causa in ogni sede e circostanza , e viene indicata come  vanto ed esempio per quello stesso territorio , troviamo che sia fortemente   incoerente che po , al lato pratico, vengano  previsti progetti  come quello di una  “catena internazionale della ristorazione ”;  senza dimenticare che avremmo qualche perplessità sulla provenienza ed approvvigionamento della materia prima e prodotti necessari per poter   sfornare migliaia di pasti  …… ma questo è ancora un altro discorso su cui magari varrebbe la pena di fare qualche considerazione, certo è che tra  km zero e “container transoceanici” qualche differenza esiste. Ma tant’è che come abbiamo già detto, questo finirebbe solo col penalizzare pesantemente  chi con impegno, professionalità e molte difficoltà sta portando avanti  tradizione, cultura e valori di “questo territorio”.  Di fronte a certi scenari la ristorazione si sente defraudata non  rappresentata, ne tanto meno tutelata, da una classe  politica  sempre più inadeguata ed incoerente,   a prescindere dalle coalizioni, colorazioni, esperti o saggi, in grado oggi di esprimere  solo soluzioni come queste:  inaccettabile. Confcommercio e l’Associazione Albergatori e Ristoratori le rigettano,  si oppongono e si opporranno in futuro perché rappresentano una “non scelta” oltre che un “brutto segnale“  per gli imprenditori del territorio  a comprova di  una mancanza assoluta di programmazione che miri  in qualche modo a favorire  il turismo e che finirà al contrario col produrre solo un impoverimento per tutti noi.  Ci siamo sempre espressi in maniera civile e continueremo a farlo , manifestando la nostra posizione in modo molto chiaro , fermo e deciso ,  anche su questioni delicate come questa,  ritenendo di meritare  un diverso e maggiore rispetto per la categorie  che rappresentiamo, senza dimenticare magari  quello delle regole  più volte invocato, consapevoli del fatto che chi svolge una attività parificata a quella turistico-alberghiera  sempre più spesso crea concorrenze sleali,  ci mancava questa  “cosa” ad Asti …… E’ inutile guardare sempre all’erba del nostro “vicino storico”  se poi facciamo seccare quella poca che è rimasta nel nostro prato!”  Claudio Bruno, direttore di Ascom Confcommercio Asti