“Sembra quasi un gioco  di quelli che si vedono la sera, prima del telegiornale. Ricchi premi e cotillon per chi mantiene in piedi una struttura, anche se il più disastrata possibile. Anzi, a volte pare proprio questa la sfida: dimostrare che un servizio carente può rendere lo stesso.   Stiamo parlando della situazione sanitaria dei poli alessandrini e astigiani che, dopo essere stati controllati fino all’ultimo laccio emostatico, sono poi stati rivoltati da capo a piedi per quel che riguarda l’organizzazione dei reparti.   Ora, dunque, se un bambino si sente male non potrà recarsi a Casale o a Novi o ad Acqui perché la pediatria se non ha chiuso i battenti, sta per farlo. Se una donna volesse partorire a Novi, non potrebbe farlo. Il punto nascite non supera i 500 parti: va eliminato! Per non parlare del polo chirurgico, trasferito da Ovada, insieme a laboratorio analisi e pronto soccorso, o ancora della “riconversione” dell’ospedale di Valenza. Il nuovo ospedale “Valle Belbo” è una posta di bilancio ma fatta di risorse “non ancora spendibili per carenza di liquidità”.   Questo collage di reparti e servizi è stato deciso dall’amministrazione regionale che, non accontentandosi dei tagli previsti da ministro Balduzzi, ha preferito far da se. Con disastrose conseguenze per la degenza e i pazienti che, all’improvviso, si sono visti ridurre i servizi, ma garantisce la dirigenza: “ci saranno un centinaio di posti letto in più, invece che 50 in meno come avrebbe voluto Balduzzi”. 104 posti, per la precisione.   Si, ma dove? Nemmeno questo è dato sapere e intanto si prendono appunti per tenere a mente in quali ospedali è permesso partorire, e in quali no.   D’altronde, chi fa da se… fa per tre!”

Fabio Lavagno – Coordinatore regionale Sinistra Ecologia Libertà