PALIO DI ASTI“Gentilissimi, sono venuta a conoscenza del progetto Le radici del futuro, realizzato e sviluppato dal Collegio dei Rettori del Palio di Asti con il patrocinio del Comune di Asti, la supervisione dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Asti e il supporto del Centro Commerciale I Bricchi di Isola d’Asti: tutti insieme appassionatamente con l’obiettivo di far conoscere il Palio, la più importante manifestazione che si svolge nella nostra città, ai più piccoli attraverso un percorso studiato, in grado di illustrare non solo la parte della manifestazione legata alla corsa, quella più spettacolare, ma anche sfumature, sfaccettature ed appuntamenti che fanno parte della “macchina” paliesca, ai quali, a torto, spesso non viene data la giusta rilevanza. Questo è ciò che ho letto su un giornale on line. Mi ha lasciata perplessa l’espressione “a torto”. Io direi che “a torto” non viene data giusta rilevanza ai cavalli morti o feriti irrimediabilmente: episodi che, se non vengono evidenziati dalle persone di buon senso (perché non è necessario essere animalisti per difendere gli animali), vengono appena citati dai mezzi di comunicazione, come se la morte di un cavallo provocata dall’uomo fosse un tabù. Non è un tabù ma una vergogna: forse è per quello che si tende a nasconderla. Invito le autorità istituzionali, politiche, scolastiche e religiose, ma soprattutto le famiglie dei bambini, a non approvare una simile iniziativa per la valenza negativa del messaggio. Credo che il palio sia uno spettacolo diseducativo e per questo esprimo la mia ferma contrarietà al vostro progetto che considero anacronistico, per nulla portatore di quei valori necessari ai bambini per vivere in armonia col mondo animale. Ai bambini bisognerebbe insegnare che gli animali si devono rispettare e difendere, non sfruttare come si fa nel palio, un vero e proprio affare economico, attorno al quale girano milioni di euro in nome di quella tradizione che si cura più dei soldi che della salute dei cavalli. Oltre a essere diseducativo, il palio è una forma di spettacolo obsoleta, difesa strenuamente da una cerchia sempre più stretta di cittadini: l’esigenza di avvicinare la popolazione più giovane a tale usanza testimonia la crisi che sta attraversando tutto il settore che vive usando i cavalli e soprattutto evidenzia che si vuole difendere una manifestazione, non i cavalli che invece meriterebbero rispetto. Alcuni paesi hanno rinunciato alle tradizionali corse di cavalli o di asini, sostituendole con gare di abilità o di velocità, disputate dalla popolazione, anche con il coinvolgimento dei bambini. Vorrei che fossero i bambini, che ci sanno stupire con la loro innata curiosità, a porre ai loro “docenti di palio” le domande giuste per demolire questa manifestazione.Vorrei che fossero loro mostrate le fotografie dei cavalli morti di cui certo si tacerà nel progetto: svariate edizioni del palio hanno causato la morte di cavalli o il loro ferimento senza guarigione solo per il futile divertimento delle persone. Mi chiedo come ci si possa divertire nel vedere un cavallo morto o ferito. Diffonderò in modo civile il mio dissenso al vostro progetto e al vostro palio, non partecipandovi, come faccio da sempre, e invitando chiunque a seguire il mio esempio Distinti saluti”. Paola Re