E’ una approvazione senza entusiasmo da parte del consiglio comunale e della stessa giunta, quella relativa alla nuova “tassa rifiuti”: i paletti rigidi imposti dalla normativa faranno pesare il tributo maggiormente sulle famiglie numerose e su alcune attività commerciali e la discrezionalità consentita all’amministrazione comunale ha consentito solo in parte di mitigare questi effetti. “E’ stato fatto un lavoro certosino per mitigare tutti gli impatti negativi di questa tassa che, applicata secondo i parametri standard previsti dallo Stato, avrebbe avuto un effetto devastante sulle famiglie numerose e su alcune attività importanti e tipiche della nostra economia, come i ristroranti”. “Gli interventi di mitigazione messi a punto dal Comune –aggiungono Cannella e Brignolo- non hanno risolto tutti i problemi, ma sono il massimo reso possibile da una normativa che, a dispetto del decantato federalismo fiscale, ha legato ancora di più le mani ai comuni, costringendoli a diventare meri esecutori ed esattori per conto dello Stato”. La Tares ha un gettito complessivo che non può essere né superiore né inferiore al costo reale della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti prodotti in Città (comprensivi del costo di spazzamento strade). Questo principio ad Asti era già in vigore da alcuni anni, pertanto non vi è un grosso scostamento del gettito complessivo rispetto agli anni precedenti (salvo un lieve incremento dovuto all’aumento del costo dei carburanti dei mezzi di raccolta, agli scatti contrattuali e di anzianità del personale, etc.). La grossa novità è però costituita dal fatto che questo gettito non può più essere ripartito tra i cittadini secondo il tradizionale metodo usato nella Città di Asti, ma secondo i precisi paletti dettati dalla legge nazionale e questo determina grandi modifiche con contribuenti che vengono a pagare molto di meno e altri che vengono a pagare molto di più degli anni scorsi. Rispetto alla situazione precedente il nuovo metodo avrà l’effetto di aumentare il carico sulle utenze domestiche e di ridurlo sulle utenze non domestiche (attività commerciali, produttive e professionali). Questo effetto sarebbe stato molto più marcato se il Comune, nella determinazione delle tariffe, non avesse introdotto tutti i meccanismi possibili per tentare di ridurre il carico sulle famiglie. Si sono infatti attivati i parametri minimi per le utenze non domestiche e, al fine di attuare una politica finalizzata a sostenere le famiglie numerose, sono stati introdotti tutti i possibili abbattimenti a favore dei nuclei composti da oltre quattro persone. Come detto, dalla nuova regolamentazione vengono favorite le attività produttive e commerciali, anche se all’interno delle stesse vi sono notevoli squilibri rispetto al passato, con la maggior parte delle attività che vede ridursi la tassa e alcune che la vedono invece aumentare di molto. Nei giorni scorsi i giornali nazionali hanno dato parecchio rilievo ai casi dei ristoranti e dei bar che nella maggior parte delle Città d’Italia vedono quadruplicarsi la tassa rifiuti. Il Comune di Asti ha svolto un lavoro minuzioso, per verificare all’interno delle singole tipologie di “utenze non domestiche” quelle maggiormente penalizzate dalla disposizione nazionale. Anche per queste tipologie (in particolare come detto bar e ristoranti) l’applicazione delle aliquote minime ha consentito di mitigare molto l’effetto negativo sui contribuenti. Alla Tares di competenza comunale (corrispondente come detto al costo dei rifiuti) si aggiunge quest’anno l’addizionale che viene pagata direttamente allo Stato, di 30 centesimi ogni metro quadro di superficie (sia dei fabbricati residenziali che commerciali o produttivi), che verrà a gravare ogni utenza. Alcuni esempi di utenze domestiche. Una persona che vive da sola in un alloggio di 50 mq ieri pagava 109 euro, domani ne pagherà 124, con un aumento del 13%. Chi vive solo in 70 mq. pagava 152 euro e ora ne pagherà 148 (-2,8%.); chi viveva da solo in 100 mq. pagava 217 euro e ora ne pagherà 185 (-14,8 %). Una famiglia di quattro persone in un alloggio di 70 mq pagava 233 euro, ora ne pagherà 325 (+21%). La stessa famiglia in 110 mq sale da 348 a 396 euro (+ 13%). La famiglia di quattro persone in 140 mq sale da 435 a 448 euro (+3%). Si ricorda che a questi importi andrà aggiunta l’addizionale da pagare allo Stato di 30 centesimi a metro quadro. Alcuni esempi di utenze non domestiche Negozi di abbigliamento o calzature, librerie, cartolerie e ferramenta scendono da 6,9 a 5,2 euro a mq (-24%); uffici, agenzie, studi professionali scendono da 6,4 a 5,6 euro al mq (-11%); falegnami, idraulici, fabbri, elettricisti, scendono da 4,2 a 3,8 euro al mq (-8%); i capannoni industriali da 3,8 a 3,4 euro al mq (-11,7%), i negozi di ortofrutta, pescheria, fiori e piante scendono da 116 a 42 euro al mq (-63%). Ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, pub salgono da 16 a 20 euro a mq, con un incremento del 26% (che sarebbe arrivato al 290% se si fossero recepiti i parametri ministeriali). Le scuole private (nonostante sia stato applicato il minimo possibile) salgono da 0,45 a 1,47 euro metro quadro (+ 228%); i distributori di carburanti salgono da 1,2 a 2,8 euro a metro quadro (+122%). Nonostante sia stato applicato il massimo coefficiente nella discrezionalità comunale, scendono banche (-64%) e supermercati (-11%). Si è tentato di tenere al minimo i dehor di bar e ristoranti, ma questi dovrebbero comunque subire un incremento che non è al momento ancora stimabile (occorrerà verificare caso per caso).