DARDANELLO UNIONCAMEREDopo sette trimestri consecutivi di flessione della produzione industriale, nel III trimestre 2013 si è registrata la tanto attesa inversione di tendenza. La prima metà dell’anno si era già caratterizzata per una progressiva attenuazione dell’intensità della contrazione; nel periodo luglio-settembre 2013 la produzione industriale piemontese ha finalmente registrato una variazione tendenziale grezza del +0,6% rispetto al III trimestre del 2012. Per quanto si tratti di un risultato positivo, occorre precisare come il confronto venga effettuato rispetto al trimestre che ha scontato la diminuzione della produzione industriale più intensa tra quelle registrate a partire dal IV trimestre 2011. Ma la performance del comparto manifatturiero regionale rappresenta la sintesi di andamenti territoriali notevolmente differenziati. Il tessuto produttivo della provincia di Torino realizza, così come nel trimestre precedente, il risultato più convincente, con un aumento del 2,0% rispetto al III trimestre 2012. Il buon andamento registrato dalle industrie tessili e dell’abbigliamento fa sì che la provincia di Biella si collochi subito dopo il torinese, registrando un incremento dell’1,9%. L’alessandrino e il cuneese concretizzano variazioni tendenziali della produzione industriale rispettivamente pari al +0,8% e +0,4%. Il segno negativo accomuna, invece, i restanti territori: si passa dalla flessione dello 0,3% del Verbano Cusio Ossola a quella del 2,4% di Asti. Tra i due estremi si collocano Novara e Vercelli, che scontano contrazioni dell’1,7% e del 2,1%. Anche su base congiunturale la performance del comparto manifatturiero regionale appare positiva: l’indice destagionalizzato della produzione industriale ha, infatti, registrato un incremento dello 0,2% rispetto al II trimestre 2012. Sono questi alcuni dei risultati emersi dalla 168ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione è stata condotta nei mesi di ottobre-novembre 2013 con riferimento ai dati del periodo luglio-settembre 2013, e ha coinvolto 1.179 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 91.718 addetti e un valore pari a circa 41 miliardi di euro di fatturato. “Finalmente un po’ di respiro per il sistema imprenditoriale piemontese: un risultato che, dopo sette trimestri consecutivi caratterizzati da un andamento negativo, inverte la tendenza e ci restituisce l’immagine di un Piemonte che non smette di credere nelle proprie potenzialità, anche nei momenti più difficili – dichiara Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere Piemonte –. I dati ci mostrano che uscire dalla crisi è possibile, ma il momento congiunturale resta molto delicato e non bisogna abbassare la guardia. Nei prossimi trimestri sarà quindi decisivo l’impegno delle istituzioni nel predisporre strumenti a supporto delle imprese e in grado di far ripartire la domanda interna, nella consapevolezza che l’export – che ancora una volta si conferma il fattore trainante – non può essere l’unico motore di sviluppo della nostra economia”.  

“Il dato consuntivo conferma il progressivo miglioramento del clima di fiducia in atto da alcuni trimestri, sia pure con molte incertezze – commenta Gianfranco Carbonato, Presidente di Confindustria Piemonte –. Gli indicatori, infatti, si erano già gradualmente portati su valori ancora negativi, ma più vicini al punto di equilibrio tra attese ottimistiche e pessimistiche. D’altra parte sarebbe prematuro parlare di fine della crisi. La situazione dell’industria rimane molto delicata: la domanda interna non dà segni di risveglio e il miglioramento è spiegato esclusivamente dall’andamento dell’export. Finché non ripartiranno gli investimenti, la ripresa rimarrà fragile. Le imprese soffrono anche sul piano finanziario: il credito stenta ancora ad affluire alle imprese, non si attenua il flusso di sofferenze, peggiora la redditività”.
“È un quadro a luci e ombre quello che emerge dall’analisi delle esportazioni. Se da un lato, infatti, le aree distrettuali della regione mostrano una crescita nulla nel II trimestre del 2013, dall’altro lato evidenziano una migliore tenuta sia rispetto alla media del manifatturiero italiano (-0,3% la variazione dell’export), sia, soprattutto, rispetto all’industria tedesca (-1,7%) – evidenzia Antonio Nucci, Direttore Regionale per il Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo -. La stagnazione delle esportazioni piemontesi è la sintesi di andamenti molto differenziati, con distretti in forte crescita (vini di Langhe, Roero e Monferrato) e distretti ancora in calo (ad esempio, la rubinetteria e il valvolame di Cusio-Valsesia). L’export piemontese è poi rimasto in territorio negativo nei mercati maturi (-1,7%) e, soprattutto, in Europa, ma ha continuato a crescere nei nuovi mercati (+4,4%), dove sono stati trainanti Brasile, Cina, Polonia e Sudafrica. Le prospettive di superamento dell’attuale fase recessiva restano affidate nel breve termine alla capacità delle imprese piemontesi di sfruttare le opportunità presenti all’estero. Il nostro Gruppo conferma la propria attività per sostenere le aziende che intendono avviare processi di internazionalizzazione, forti di una presenza molto capillare nei mercati esteri e di strutture specialistiche dedicate”.   “Un segnale importante per l’economia della nostra regione e per le aziende del nostro territorio – sottolinea Vladimiro Rambaldi, Deputy Manager Nord Ovest di Unicredit -. Un’inversione di tendenza che riteniamo possa consolidarsi e migliorare ancora nei prossimi mesi. Ha premiato la politica dell’internazionalizzazione delle nostre imprese, che il Gruppo ha sostenuto e sostiene con iniziative mirate quali ‘Unicredit per il Nord Ovest’, ‘Export Business School’ e numerosi workshop B2B organizzati con buyer esteri. Il sistema del credito è pronto a dare una mano anche per fare ripartire gli investimenti sul territorio italiano. È importante fare rete, istituti di credito, enti pubblici, mondo delle imprese, in quanto esistono importanti strumenti di accesso facilitato al credito, e altri che auspichiamo siano introdotti, che però non sempre sono sfruttati al meglio”.   Il lieve incremento dei livelli produttivi si colloca in un contesto caratterizzato dal perdurare della dicotomia tra le deboli performance registrate sul mercato interno e quelle più convincenti realizzate oltre confine. Gli ordinativi interni registrano, infatti, una nuova contrazione, diminuendo dell’1,1% rispetto al periodo luglio-settembre 2012, mentre quelli esteri concretizzano un incremento tendenziale del 3,2%. Il fatturato totale aumenta, in media, dell’1,3%, trainato dalla componente estera, che segnala una variazione tendenziale del +2,2%.

L’aumento dell’output non coinvolge tutti i comparti produttivi. Così come rilevato nel periodo aprile-giugno 2013, anche nel trimestre in esame i risultati migliori vengono concretizzati dalle industrie chimiche e delle materie plastiche (+3,8%) e da quelle dei mezzi di trasporto (+3,7%). Le industrie tessili e dell’abbigliamento realizzano un incremento dell’1,4%; appaiono positive, benché d’intensità minore rispetto alla media regionale, anche le performance delle industrie dei metalli (+0,5%) e di quelle alimentari (+0,3%). Le industrie meccaniche registrano, invece, un nuovo calo produttivo (-1,7%), così come quelle elettriche ed elettroniche (-0,8%) e il comparto del legno e del mobile (-1,0%).