Le previsioni delle imprese artigiane piemontesi sono ancora improntate a un marcato pessimismo, anche se nel complesso si evidenza una “tenuta” che riconferma la volontà della categoria di continuare a fare la propria parte con l’obiettivo di uscire dalla crisi. Questo è il dato di sintesi che emerge dalla seconda indagine trimestrale 2012 di Confartigianato Imprese Piemonte.
Il saldo negativo riguardante l’andamento occupazionale si riduce lievemente, passando dal –6,7% del precedente trimestre all’attuale –6,12%.
Viceversa si accentua la negatività del saldo della produzione totale che passa dal –31,06% al presente –32,57%.
Allo stesso modo peggiora anche il dato relativo ai nuovi ordini il cui saldo si attesta sul –38,39% rispetto al –38,19% del trimestre scorso.
Confermando l’andamento del precedente sondaggio, le stime concernenti il carnet ordini superiore ai tre mesi migliorano, passando dal 6,76% all’attuale 7,16%.
Per quanto riguarda i nuovi ordini per esportazioni nel saldo si affermano i pessimisti con –6,4%, valore leggermente meno negativo del –6,45% dello scorso trimestre.
Le previsioni di investimenti per ampliamenti salgono dallo 0,68% al presente 0,96%. Aumentano anche coloro che prevedono di investire per sostituzioni, passando dall’1,24% all’attuale 1,62%.
Coloro che prevedono incassi regolari scendono dal 43,71% al presente 41,83%; aumentano le previsioni di ritardi, che passano dal 52,45% all’attuale 53,39%.
“Le imprese artigiane – osserva Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – si riconfermano una delle componenti essenziali del contesto economico e produttivo della nostra regione.
Affinché esse possano continuare a fronteggiare l’emergenza crisi ed a contribuire al rilancio della crescita e della competitività del Paese, occorre che il Governo ponga in essere misure immediate per ridurre la pressione fiscale ed alleggerire il carico di burocrazia che costringe a sacrificare 60 giorni all’anno per il disbrigo di pratiche amministrative. Bisogna inoltre ridurre il prezzo dei fattori di produzione, soprattutto dell’energia che costa all’Italia il 30% in più degli altri paesi europei”.
“Altra questione strategica – conclude Felici – è l’accesso al credito, poiché le piccole imprese sono penalizzate da forti restrizioni dei finanziamenti e da alti tassi d’interesse. Problema connesso, ed a cui occorre urgentemente trovare soluzione, è il ritardo dei pagamenti da parte delle Pubbliche Amministrazioni che costituisce una delle principali cause di mancanza di liquidità delle aziende artigiane”.
La seconda indagine trimestrale del 2012 è stata elaborata dall’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Piemonte con l’utilizzo di un questionario rivolto telefonicamente ad un campione di circa 2500 imprese selezionate tra i comparti artigiani di produzione e servizi del Piemonte più indicativi.