Non ci stanno più le piccole e medie imprese italiane a sostenere il peso della crisi economica in atto. Per questo ieri, luendì 28 gennaio, c’è stata una giornata di mobilitazione nazionale che aveva come slogan “La politica non metta in liquidazione le imprese”; artefice è stata Rete Imprese Italia, che riunisce Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti. Ad Asti si è tenuto un incontro alla Camera di Commercio con i massimi dirigenti delle associazioni, rappresentanti sindacali, della politica; è intervenuto anche il prefetto Pierluigi Faloni. I dati del 2012 non sono certo confortanti: in media chiude 1 impresa al minuto, la pressione fiscale è arrivata al 56%, sono stati concessi 32 miliardi di euro in meno di credito alle imprese, ciascun imprenditore deve dedicare 36 giorni l’anno per gli adempimenti burocratici. Non tutto è negativo, però; Rete Imprese Italia produce il 62% del PIL e dà lavoro al 58% del totale degli occupati in Italia. Facendo riferimento ad Asti in particolare, i dati non variano di molto. Il presidente della Camera di commercio, Mario Sacco afferma che “Bisogna mettere da parte campanilismi e particolarismi, per poter affrontare insieme questa crisi; ad Asti i settori più colpiti sono l’indotto metalmeccanico e quello delle costruzioni”. Aldo Pia, presidente Confcommercio: “Il rigore è stato l’unico strumento utilizzato, ma non è l’unico a poter essere utilizzato. Non può esistere un Paese che viene messo nelle condizioni di NON produrre”.  Biagio Riccio (Confartigianato) vede RII come l’ennesimo “contenitore”, un’associazione di associazioni che non serve granchè, e denota gravi carenze nel sistema italiano delle imprese; solo negli ultimi 2 anni, per esempio, sono stati introdotti circa 200 nuovi “passaggi” burocratici cui gli imprenditori devono fare fronte, e questo certo non aiuta chi vuole risollevarsi. Insomma, la situazione non è rosea. Vi è un’alta mortalità delle aziende che devono affrontare una pressione fiscale in costante aumento, e molte imprese muoiono nel silenzio generale. Ultimo a intervenire, il prefetto Faloni che ha voluto lanciare un messaggio di serenità e fiducia: “Le problematiche vanno discusse con serietà e professionalità; le imprese e i lavoratori vogliono cambiare, e per fare ciò, serve anche concretezza. Io stesso, come Prefetto, mi comporto da manager, con saggezza e competenza; penso che il modo migliore di affrontare questi problemi sia quello di procedere a “step”. Ogni mese (oppure ogni 2, 6 mesi) ci si riunisce e si verifica che cosa ancora non funziona”. Uberto Ghia