“Prevedere deroghe nell’ambito degli acquisti collettivi a favore delle Aziende sanitarie locali in modo tale che possano rivolgersi al mercato locale e attivarsi presso il Parlamento affinché sia modificata la normativa sulla Spending review consentendo alle Pubbliche Amministrazioni, per quanto riguarda le forniture per i servizi di mensa, di coinvolgere i produttori locali”: queste le richieste contenute nell’Ordine del giorno presentato dai Consiglieri regionali Angela Motta (Pd) e Rosanna Valle (Progett’Azione) e approvato all’unanimità dal Consiglio regionale del Piemonte. L’Ordine del giorno fa riferimento alle norme contenute nel Decreto legge sulla Spending review che, rendendo obbligatorio l’utilizzo della centrale acquisti, hanno di fatto escluso dai bandi di fornitura la partecipazione diretta dei produttori locali. “Il caso dell’Ospedale Cardinal Massaia di Asti è esemplare – spiegano Motta e Valle – non solo gli agricoltori dell’Astigiano garantivano i 1.500 pasti giornalieri mentre ora, sono esclusi dai bandi di fornitura con ricadute negative sull’economia locale, ma i costi delle forniture tendono ad aumentare, senza contare le implicazioni di carattere ambientale dovute al trasporto dei prodotti non locali. Paradossalmente l’intento di razionalizzare la spesa rischia di far spendere di più l’ospedale danneggiando gli agricoltori del territorio”. “Siamo soddisfatte per la votazione unanime da parte del Consiglio regionale e l’impegno della Giunta a dare attuazione all’iter stabilito – aggiungono -. La Giunta, infatti, dovrà intervenire per trovare soluzioni che consentano il consumo dei prodotti della filiera corta agroalimentare piemontese presso gli Ospedali e le strutture della Pubblica amministrazione: da un lato attivando l’ufficio legale della Regione per verificare la possibilità di introdurre una deroga anche a favore delle Aziende sanitarie così che possano rivolgersi al mercato locale, dall’altro agendo sul Parlamento in modo che la normativa sulla Spending review venga conseguentemente modificata. Bisognerà fare in fretta, infatti siamo già molto in ritardo visto che il 1 giugno i contratti sono scaduti e la perdita economica è pesante per le aziende ma soprattutto il ‘costo’ in termini di salute è alto”.