“Ai confini delle cure, terapia, alimentazione, testamento biologico. Profili clinici, giuridici, etici”  è il titolo del convegno scientifico in programma venerdì 11 novembre, dalle 9 presso il polo universitario Asti Studi Superiori in piazza De Andrè. Il convegno è accreditato dall’Ordine degli avvocati e patrocinato dall’Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri; al convegno collaborano la Regione Piemonte e il Comune di Asti.  
“L’incontro intende sviluppare la conoscenza del tema della libertà di cura e quindi anche del diniego  delle cure in presenza di dichiarazioni attuali o anticipate (testamento biologico) del paziente, – dicono i responsabili della segreteria scientifica – ma anche di quegli  elementi da cui possa dedursi altrimenti la sua volontà in riferimento alla possibilità di interrompere  i trattamenti non solo strettamente sanitari, ma anche alimentari e respiratori. Si tratta di una prospettiva di ricerca di particolare interesse scientifico ed applicativo, alla luce anche delle più evolute prospettive di riforma legislativa e ricerca scientifica a livello nazionale ed europeo. Il problema della fine della vita risulta oggi alimentare un acceso dibattito che coinvolge fortemente l’opinione pubblica. In effetti, la nostra epoca, che ha sostenuto la ricerca nei più svariati campi, al fine di “ rimuovere” la morte,  se la ritrova oggi come richiesta di possibile opzione volontaria in nome della libertà e dignità della persona umana”.

“Di qui nasce la contrapposizione tra il concetto di “sacralità della vita”, intesa come sua indisponibilità, in nome di un precetto ritenuto di “diritto naturale”, e dunque non circoscritto alla sfera puramente religiosa, – proseguono – e l’idea dell’importanza della vita non solo come mera esistenza, ma anche come qualità della stessa, nel senso che di vita si dovrebbe parlare non solo come mero stato di non morte, ma come situazione dignitosa per il vivente, con la conseguenza , in presenza di certe condizioni, della disponibilità della vita fisica”.

“La questione – concludono – risulta pertanto focalizzata sul diritto di poter pianificare in anticipo le cure, fino al rifiuto dei trattamenti necessari alla sopravvivenza in rapporto al diritto di morire; al centro del  dibattito è dunque la possibilità di ammettere dichiarazioni anticipate di trattamento che si affermano essere cosa diversa dalla eutanasia attiva: nel testamento biologico non si vuole morire, quanto accettare la morte piuttosto di una vita esclusivamente artificiale”.