Asti avrà la sua centrale idroelettrica sulle rive del Tanaro, a valle del ponte ferroviario della linea Asti-Nizza, proprio in corrispondenza di un “salto d’acqua” che sarà sfruttato per generare energia ecocompatibile e “pulita”.
Dei tre progetti presentati da altrettante società italiane – la torinese Valp.El, l’astigiana Sif Srl e la lucchese Spert – la Provincia ha selezionato, già nel dicembre scorso, il primo elaborato dall’ingegnere Massimo Barotto e dal geometra Emanuele Granero.
La centrale avrà una potenza di 7.96 gigawatt e l’acqua convogliata in una vasca sarà trattata da un impianto dotato di due turbine che la trasformerà in energia elettrica. Nel progetto è prevista anche una “scala di risalita” per non interrompere i flussi migratori dei pesci. Il costo dell’opera, che sarà realizzata in circa 18 mesi, si aggira sui 6 milioni di euro e promette ricavi per circa 1 milione e ottocentomila.
L’iter del progetto è stato accompagnato da numerose discussioni legate alle compensazioni ambientali previste per l’installazione dell’opera, riguardanti il ripristino e la manutenzione delle sponde che la Valp.El dovrà assicurare.
In un primo momento la società torinese si appellò a un decreto in cui è previsto che le misure di mitigazione e compensazione non possano essere superiori al 3% (circa 56 mila euro) dei proventi derivanti dalla valorizzazione dell’energia elettrica prodotta ogni anno dall’impianto. “Il ministero a seguito di un quesito fatto dal Comune ha chiarito che quei 56 mila euro non sono da intendersi una tantum ma annuali”, ha tuttavia precisato il presidente del Comitato Regionale Pesca Sportiva, Arturo Gherlone.
I conti sono dunque presto fatti; essendo la convenzione della durata di 30 anni, l’ammontare complessivo della somma da versare per la Valp.El si aggira su 1 milione e 700 mila euro, soldi che saranno reinvestiti per la manutenzione ordinaria del fiume. Che il Tanaro possa diventare fonte di “ricchezza, commercio e turismo” lo ripetono ormai da alcuni mesi lo stesso Gherlone e Mariangela Cotto, capolista di Noi per Asti, i quali hanno creato anche su Facebook – “Asti-Salviamo il Tanaro”- una pagina dedicata all’argomento.
I due presiederanno, venerdì 31 agosto alle 18, un incontro informativo per illustrare ai cittadini lo stato dell’arte del progetto in compagnia dell’ex presidente della circoscrizione San Marzanotto e Valle Tanaro, Carlo Sabbione, e l’ex presidente della circoscrizione Asti Sud, Silvio Volpato,.
Il raduno, a valle del ponte di ferro (raggiungibile a piedi dal parco Lungo Tanaro o in auto dal villaggio San Fedele dopo il depuratore), vedrà gli interventi dell’assessore comunale all’Ambiente, Alberto Pasta, e di quello provinciale alla Pesca, Fulvio Brusa. Saranno inoltre presenti i dirigenti di Comune-Provincia Franco La Rocca e Angelo Marengo.
L’impianto di Asti andrà ad aggiungersi alle 57 centrali idroelettriche e termoelettriche presenti sul territorio piemontese (la maggior parte delle quali concentrate nel torinese, che ne vanta addirittura 22).
Chissà come valuterebbero il progetto l’ingegner Barberis e il geometra Costa che agli inizi del ‘900 vennero incaricati della progettazione di un canale idroelettrico da costruirsi sul fiume Tanaro. Il passato racconta che il 1° giugno 1907 fu costituita la “Società Anonima Idro-Elettrica Astigiana” dopo che l’impresa svizzera Frotè Westermann propose, al Comune di Asti, di realizzare il canale utilizzando il progetto preliminare proposto da Barberis-Costa. Il progetto sarebbe stato finanziato anche grazie a un forte contributo elargito dalla Cassa di Risparmio di Asti.
L’ipotesi tuttavia naufragò in breve tempo; nel 1908 giunse dalla Svizzera la notizia del fallimento della Frotè e la conseguente mancanza di fondi costrinse la Società Astigiana ad abbondonare il progetto di costruzione del canale e della centrale idroelettrica ancor prima dell’inizio dei lavori, limitando il suo intervento nella realizzazione di una centrale termica, nata come sussidio a quella idroelettrica.

Fabio Ruffinengo