Asti nel Seicento. Artisti e committenti in una città di frontieraInaugurata ieri nelle sale di Palazzo Mazzetti la mostra-dossier “Asti nel Seicento. Artisti e committenti in una città di frontiera”, allestita tra il salone d’onore del piano nobile e le sale dell’ala orientale del piano terreno. L’obiettivo è la presentazione di una selezione di 16 dipinti oltre che di una serie di incisioni e tessuti, tutti particolarmente significativi per qualità artistica e rilevanza storica, individuati nel corso della ricerca condotta dal gruppo di studio costituito dai docenti e dagli studenti della Laurea Magistrale in Storia dell’Arte appartenenti al Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Torino. Dodici dei sedici dipinti in mostra sono stati restaurati grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Artistici, Storici e Etnoantropologici del Piemonte. Il territorio della provincia di Asti nella sua attuale configurazione presenta una complessa stratificazione di poteri politici e amministrativi che vanno ad intrecciarsi con una realtà figurativa non omogenea e, per l’età moderna, e per il Seicento in particolare, ancora da sondare. La lettura di questa complessa geografia artistica e amministrativa costituisce uno dei punti di approfondimento della mostra e del catalogo; partendo dall’attuale cartina della provincia sarà evidenziato l’intreccio delle diocesi e dei poteri politici, per arrivare a focalizzare l’attenzione in maniera più minuta sulla città di Asti, attraverso la veduta seicentesca fornita dal Theatrum Sabaudiae (1682), che ritrae un tessuto urbano costellato di chiese e conventi, profondamente modificato dal passare del tempo. Un attento apparato didattico permetterà di visualizzare, proprio sulla base della carta di Asti del 1682, l’incredibile ricchezza di edifici religiosi in gran parte oggi non più esistenti a causa di vicende storiche complesse raccontate in mostra e in catalogo. Nel salone d’onore al piano nobile saranno esposti alcuni dipinti che illustreranno la ricchezza eterogenea della cultura figurativa astigiana nel XVII secolo, tra artisti “locali” e provenienze extraregionali, strettamente connesse a particolari figure di committenti. Si potranno ammirare dipinti completamente sconosciuti agli studi e di grande rilievo per la storia artistica della nostra regione. Prima tra tutte l’imponente pala raffigurante la Madonna del Rosario un tempo collocata nella perduta chiesa dei Domenicani della Maddalena (attualmente in San Paolo), un dipinto cruciale per la storia della penetrazione della cultura artistica fiamminga in Italia settentrionale verso la fine del Cinquecento; si tratta del prototipo dal quale discenderanno per gemmazione numerose derivazioni disperse in molte zone dell’astigiano e dell’alessandrino. Proveniente da Roma è invece la Beata Vergine d’Oropa con i SS. Elena, ed Eusebio e il ritratto di Giacomo Goria, vescovo di Vercelli ma nativo di Villafranca, opera spettacolare dipinta dal lucchese Pietro Paolini intorno al 1650. I paramenti sacri, le insegne ecclesiastiche e le suppellettili devozionali passati in rassegna da Paolini, nonché gli abiti sontuosi della Sant’Elena, restituiscono idealmente la dotazione di una camera del Tesoro e ci ricordano che quel dipinto, una pala di prepotente naturalismo, va annoverato tra i grandi quadri del Seicento conservati nelle chiese piemontesi. Un episodio di rilievo che anticipa la presenza, sempre ad Asti, di uno dei più bei quadri che raggiunsero la regione nel Settecento, vale a dire la Cena in casa di Simone il Fariseo di Pierre Subleyras (1737), eseguita per i Canonici Lateranensi di Santa Maria Nuova, requisita negli anni napoleonici e approdata al Louvre. Nella sala dei Lombardi i visitatori, dopo l‘incontro con una pala di Camillo Procaccini raffigurante il Battesimo di Cristo già nel Duomo di Asti,   vedranno per la prima volta la tela con San Secondo a cavallo proveniente da Villanova – uno stupendo inedito per l’iconografia del santo patrono della città, mentre per la sezione dedicata ai pittori genovesi, ritorneranno a Palazzo Mazzetti le spettacolari tele di Giovanni Battista Carlone di Incisa Scapaccino, restaurate con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti nel 2000.   Le conferenze legate alla mostra: Venerdì 9 maggio   Asti, Palazzo Mazzetti, ore 17.00 Visita alla mostra con i curatori Maria Beatrice Failla, Alessandro Morandotti, Andrea Rocco, Gelsomina Spione   Venerdì 16 maggio   Asti, Palazzo Mazzetti, Sala Conferenze, ore 18.00 Paolo Vanoli, storico dell’arte Salvatore Bianchi e il rinnovamento della pittura ad Asti alla fine del Seicento.   Venerdì 30 maggio   Asti, Palazzo Mazzetti, Sala Conferenze, ore 17.00 Frate Ezio Battaglia, responsabile Antica Farmacia Erboristeria del convento di Sant’Anna dei Carmelitani Scalzi di Genova L’Antica Farmacia   Venerdì 13 giugno   Asti, Cattedrale, Sacrestia, ore 16.30 Giovanni Romano, professore emerito, Università degli Studi di Torino, La Resurrezione del Moncalvo.   Venerdì 11 luglio   Asti, Palazzo Mazzetti, Sala Conferenze, ore 18.00 Andrea Merlotti, Centro studi della Reggia di Venaria Le aristocrazie di Asti nel “secolo di ferro”, tra guerra civile e splendori della corte.   Venerdì 12 settembre   Asti, Palazzo Mazzetti, Sala Conferenze, ore 18.00 Alessandro Morandotti, Università degli Studi di Torino Una pala d’altare di Pietro Paolini da Roma a Villafranca d’Asti: il vigore del naturalismo seicentesco nella mano di un antico maestro del Rinascimento