E’ stata una notte di alta tensione quella vissuta qualche giorno fa al pronto soccorso dell’ospedale Massaia dove è andata in scena l’ennesima aggressione da parte di un degente ai danni del personale sanitario. Vittime anche le due guardie giurate in servizio al nosocomio. Tutto è accaduto nell’area deputata ai codici bianchi dove un paziente italiano ha cominciato ad agitarsi. Inizialmente ha aggredito la dottoressa che lo aveva in carico, storcendole un polso, poi si è scagliato contro i vigilantes intervenuti per calmarlo. Si è persino “armato” di una sedia minacciando di tirarla contro gli operatori, poi ha sferrato un calcio molto violento contro una guardia giurata procurandole la frattura delle costole e la lesione di una spalla nella caduta (guaribili in 30 giorni), quindi ha aggredito anche il collega con un altro calcio. Solo l’intervento di una volante della polizia ha riportato la calma. L’uomo è stato bloccato e arrestato.

La denuncia dell’aggressione è arrivata alla stampa attraverso il sindacato Filcams Cigl delle guardie giurate che ha ribadito come episodi simili non siano più tollerabili e che il pronto soccorso debba essere messo in sicurezza. “Il pronto soccorso è un luogo sensibile e a rischio, nonostante gli interventi strutturali che sono stati fatti il problema si andrà solo ad attenuare e mai a risolvere del tutto”.

Anche Gabriele Montana, segretario provinciale del sindacato delle professioni infermieristiche Nursind lo sa bene che il pronto soccorso è un posto ad alto rischio, dove le aggressioni fisiche sono dietro l’angolo, “basti pensare che gli insulti e le aggressioni verbali ormai non le contiamo neanche più”

L’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi aveva assicurato che ci sarebbero state risorse aggiunte per la sicurezza, anche con interventi strutturali – spiega il segretario provinciale –. E noi abbiamo pensato all’utilizzo dei locali all’ingresso della rampa del pronto soccorso per creare una stanza di controllo presidiata da addetti alla sicurezza”. Presidio che dovrebbe essere dotato di monitor e telecamere e che rappresenterebbe un primo filtro per chi accede al pronto soccorso. L’idea del segretario del Nursind è che l’ospedale si doti di una postazione direttamente collegata con il triage dove personale specializzato possa tenersi in contatto e verificare l’accesso al pronto soccorso e segnalare casi di persone particolarmente agitate per esempio. “In aeroporto non è che si arriva direttamente al gate, ci sono dei passaggi intermedi dove le persone vengono identificate – aggiunge –. In ospedale, invece, familiari di persone che stanno male e sono preoccupate o agitate o gli stessi degenti arrivano direttamente a parlare con l’operatore del triage senza alcun filtro”.

Il Nursind aveva identificato come spazi idonei al “filtro” la struttura che si trova sulla rampa d’ingresso del pronto soccorso. Uno spazio che, invece, è stato affidato alla Fondazione Astigiana per la Salute del Territorio che lo ha inaugurato proprio ieri. Montana non fa polemica con la direzione attuale dell’Asl attuale o quelle passate o con la fondazione ma cerca una soluzione che soddisfi tutti.

Da quello che ho saputo i locali sono stati concessi alla fondazione anni fa perché in disuso da molto tempo e l’Azienda Sanitaria ha colto l’opportunità per rimetterli in uso – aggiunge ancora il segretario –. Certamente la Fondazione ha uno scopo meritevole visto che si occupa, tra le altre cose, di raccogliere fondi per aiutare l’ospedale con l’acquisto ad esempio di macchinari (come l’ecografo donato sempre ieri al reparto di Gastroenterologia diretto da Giovanni Valentini, ndr), ma noi pensiamo che in quei locali possano convivere due realtà, la sede della Fondazione e una sala filtro per il pronto”. Per Montana quella struttura di corso Dante 202, così direttamente collegata al pronto soccorso dovrebbe essere “ricollocata” al “tasto sicurezza”: “Quando è stata fatta l’assegnazione degli spazi c’era una determinata situazione sicurezza che ora è cambiata e drasticamente peggiorata – prosegue –. Chiediamo, quindi, che quella casetta diventi un presidio di guardie, un presidio di sicurezza e lo chiediamo in base alle istante degli operatori sanitari che vivono il pronto soccorso h24”, precisa ancora asserendo come sia assolutamente necessario tenere il posto di polizia interno al pronto soccorso attivo 24 ore su 24 “e questo oggi non avviene”.