“Dopo la rinuncia di Stefania Sterpetti alla carica di garante dei detenuti dopo le polemiche derivanti dalla pubblicazione di alcuni”. Le denunce delle opposizioni sono servite e siamo felici si sia chiusa in fretta questa pagina vergognosa” così ha commentato Alice Ravinale (Capogruppo AVS in Consiglio Regionale) la rinuncia da parte di Stefania Sterpetti all’incarico di Garante dei diritti delle persone detenute detenuti, nei giorni scorsi al centro delle polemiche per l’inadeguatezza al ruolo. “Il sistema penitenziario piemontese ha bisogno di figure competenti e attente, non di altra ideologia contro i diritti delle persone detenute. In un sistema al collasso, i garanti svolgono un ruolo chiave per il rispetto dei diritti dei detenuti, da cui dipendono anche le condizioni di lavoro della polizia penitenziara: confidiamo che questa figuraccia serva di lezione alla destra anche per individuare un profilo adeguato come Garante regionale”.
“Il centrodestra non cercava una figura competente” continuano Mauro Bosia e Vittoria Briccarello, consiglieri comunali ad Asti con Uniti Si Può “ed è per questo che il bando è stato scritto senza richiedere alcun requisito al riguardo. Un po’ come se per assumere un pilota di aerei non si chiedesse il brevetto di volo. In sintesi: il bando era scritto male di proposito al fine, forse, di lasciar campo libero a candidature improbabili”.
“Ci auguriamo che il Consiglio comunale di Asti adesso scelga con criterio e con il coinvolgimento di tutte le forze politiche nella direzione dell’esperienza e della professionalità” conclude Marco Grimaldi vicecapogruppo alla Camera di AVS, che aveva sollevato immediatamente la questione in Parlamento “Non ci abitueremo a chi vuole calpestare i diritti delle persone detenute, che la ex garante di Asti aveva definito “ciarpame”, e pensa che l’unica soluzione per la condizione delle carceri sia ulteriore repressione e inasprimento delle pene, come previsto dal DL Sicurezza. La funzione della pena, come prevede la Costituzione, deve essere la riabilitazione delle persone, non la loro umiliazione”.